Roland Garros – Stavolta esulta Djokovic: Nadal affonda, Parigi non è più sua

TENNIS – Di Piero Vassallo. 

Al settimo tentativo Novak Djokovic batte Rafael Nadal al Roland Garros e infligge allo spagnolo la seconda sconfitta a Parigi dopo quella subita nel 2009 contro Robin Soderling. 7-5 6-3 6-1 per il serbo, che ha dominato l’incontro e avrebbe potuto chiudere con un punteggio ben più severo.

Quando Nadal ha messo lunga la seconda di servizio sul primo match point, Novak Djokovic ha abbozzato un sorriso e poi ha alzato le braccia al cielo. Nessuno sfogo adrenalinico, nessun ruggito a far da cornice al suo netto, insindacabile successo. Nole sa che il traguardo è distante ancora due partite, ma sa anche che questa non era una partita come le altre. 

Per l’occasione era persino lecito usare quell’orrido termine ormai inflazionato: “finale anticipata”. Questa però lo era davvero. Difficilmente qualcun altro sarebbe riuscito a battere Rafael Nadal in questo torneo, su questo campo, l’infinito Philippe Chatrier che con il suo “out” interminabile rende (rendeva?) il maiorchino praticamente invincibile. E difficilmente uno tra Andy Murray, David Ferrer, Jo-Wilfried Tsonga e Stan Wawrinka riuscirà a scalfire le certezze, mai così solide, del serbo.

Nadal non è finito ma la sua epoca di dominio sì, su questo non si può discutere. Ed è giusto che l’onore delle armi arrivi contro il giocatore più forte in circolazione. Il 31 maggio 2009 Robin Soderling lo seppellì di vincenti, in una giornata uggiosa che fiaccava il top spin di Rafa, il cui ginocchio cominciava a dare segni di cedimento. Oggi sullo Chatrier splendeva il sole, come piace a lui, e di problemi fisici non ce n’erano: semplicemente Nadal non è più il più forte, neanche sulla sua terra, non contro questo Novak Djokovic.

I bookmakers puntavano forte sulla vittoria del serbo e col senno di poi avevano ragione: tre set a zero, 7-5 6-3 6-1 che avrebbe potuto essere ancor più pesante. Una sconfitta così, sulla terra, Nadal non l’aveva mai vista: prima d’oggi era 93-1 nelle sfide tre su cinque giocate sul rosso, tanto per aver ancora più chiara l’importanza di un risultato storico.

L’illusione di far partita è durata lo spazio di 45 minuti: quelli che sono passati dal 4-0 Djokovic al 5-5, in un primo set che il tennista di Belgrado avrebbe potuto vincere con grande facilità. Invece Nadal ha reagito, con lo spirito del campione e con la complicità di Novak, che gli ha gentilmente omaggiato un paio di punti praticamente già vinti. Completato l’aggancio non sarebbe stato così sorprendente assistere anche al sorpasso, invece a fare gioco è sempre stato il numero 1 del mondo, con Rafa costretto a salvare una sfilza di set-point: ne ha annullati cinque, poi al sesto ha capitolato.

Dopo un set e 67 intensissimi minuti sulle gambe la qualità di gioco è scesa, ma se Djokovic ha sempre gestito bene i suoi turni di battuta, Nadal ha dato piccoli progressivi segni di cedimento: colpi sempre meno penetranti e asticella dei gratuiti sempre più alta. Nell’ottavo gioco del secondo set una stecca di dritto ha permesso a Nole di andare a servire per il parziale. Una picconata alle certezze di Nadal, sempre più deboli.

La certezza della fine è arrivata nel primo gioco del terzo parziale, con una facile volèe buttata via in corridoio: in quel momento Rafa si è trovato solo, smarrito, quel campo così enorme adesso faceva paura più a lui che al suo avversario, una sensazione che mai aveva provato prima d’ oggi. Senza pietà alcuna Djokovic ha affondato il colpo, diventando dominatore assoluto della partita, spazzando via il ricordo di sei tentativi (di cui solo gli ultimi tre davvero validi) andati a vuoto.

Gli mancano ancora due gradini prima del successo finale, quello che lo consegnerebbe alla leggenda vera, ma anche se non lo ammetterà mai sa che l’ostacolo più difficile lo ha appena superato. Nadal abdica e scende ancora in classifica, sarà numero 10, o addirittura 11 se Tsonga riuscirà ad arrivare in finale: non gli capitava dal 18 aprile 2005, poco prima di dare inizio alla sua dittatura parigina. 

Un anno fa, dopo il suo nono sigillo, Yevgeny Kafelnikov profetizzò che quello sarebbe stato l’ultimo RG marchiato dal mancino di Manacor. Il perché non lo sappiamo, ma potrebbe averci visto giusto. Sta a Nadal cercare di smentirlo e ribellarsi al possibile declino, sempre che abbia la forza necessaria per riuscirci. 

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