Eye on Roland Garros: Gulbis e l'arte di… Scappare. Jovanovski, perfetta sconosciuta

TENNIS – Dal nostro inviato a Parigi Diego Barbiani

No, il Roland Garros di quest anno non è esattamente un torneo glamour. Poveri raccattapalle, quei calzettoni neri tirati su fino al ginocchio sfiderebbero anche il più versatile degli stilisti. Vedreste mai Adriana Lima con quell’imbracatura? Se la risposta è sì, l’umanità si accanirà contro di voi ed anche in maniera crudele.

Pure Ana Ivanovic sembrava destinata ad indossarli, però oggi non si sono proprio visti nel suo match di esordio contro Yaroslava Shvedova. Neppure una domanda su questo in conferenza stampa, piuttosto ha tenuto banco lo spinoso caso dell’incidente accaduto a Roger Federer, vittima di un tifoso entrato in campo, sul Philippe Chatrier perché voglioso di avere una foto con il suo giocatore preferito. Per la stessa Ivanovic, oggi si ragiona solo coi ‘selfie’ (parola più brutta era difficile trovarla, sia chiaro) e molto spesso i tifosi sono così vicini e così esigenti che sì, si sente oppressa. Ernests Gulbis, invece, ha dato la risposta migliore di tutti: «Figurati se mi preoccupa uno che entra in campo e mi viene incontro! Se è piccolo reagisco, sennò scappo!». E rideva da solo, ma rideva tantissimo.

La fortuna dei raccattapalle è che questi giorni non sono caldi. No, non lo sono proprio. Ventidue gradi, dovrebbe essere la massima fino almeno a lunedì prossimo. La differenza tra una zona all’ombra ed una al sole è impressionante. Sei talmente confuso da colpirti da solo (chi ha mai giocato a Pokemon capirà…), non sai come vestirti e nessun programma su Real Time può aiutarti. Felpa, t-shirt, felpa, t-shirt, felpa, t-shirt. Uno sbalzo niente male. Pure Andy Murray è rimasto stranito, cambiandosi in fretta e furia al campo di allenamento sotto gli occhi della futura mamma Amelié Mauresmo.

Sul campo-12, nel frattempo, si stava allenando Eugenie Bouchard assieme ad Andrea Petkovic. Erano tante le difficoltà della canadese nel riuscire ad ottenere un punto nelle fasi finali, quando hanno scambiato un po’ e la tedesca aveva vita piuttosto facile nel trovare il punto. Sam Sumyk cercava di spiegarsi con la sua giovane allieva su cosa aggiustare, eppure Bouchard gli rispondeva sempre in maniera piccata. Non è ancora tornato il sereno dopo le tante difficoltà avute da marzo.

Nel frattempo, Bojana Jovanovski è incappata in un fastidioso contrattempo: non riusciva ad accedere al campo di allenamento. Il perché? Il ragazzo dello staff che controlla gli accessi alle zone riservate non l’ha riconosciuta. «Sono Bojana Jovanovski, sono una giocatrice!». Eppure lui non le credeva, le ha chiesto il pass e la serba l’ha tirato fuori dalla borsa, seccatissima. «Ok, vai» ha detto lui. Lei, invece, qualche parola, probabilmente in serbo, probabilmente non ripetibile.

 

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