di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
TENNIS – QUIET PLEASE! – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Rafa Nadal, Buenos Aires a parte, vinto in finale contro l’amico Monaco, non si mostra pienamente competitivo a livello altissimo da quasi un anno, da Parigi dello scorso anno. Il livello di gioco cala man mano che la partita si allunga, anche se da Melbourne pare essere migliorato: l’età che avanza e gli acciacchi ci consentiranno di rivederlo ai suoi livelli abituali? Anche in conferenza stampa non pare esser proprio sereno…
Forse non ci abitueremo mai. Nella nostra memoria, nel nostro credo, nelle nostre visioni da addetti ai lavori ed appassionati Rafa Nadal è ancora quel muro invalicabile bravo come nessuno a trasformare un’azione difensiva in offensiva, quasi come se il transition game, baluardo del tennis moderno, l’avesse inventato lui.
E in qualche primo set di questi ultimi due mesi, Tra Rio De Janeiro e Indian Wells, rispetto soprattutto a Melbourne, uno scorcio del leggendario Nadal, capace di vincere Roland Garros a ripetizione e in totale 14 titoli dello Slam, abbiamo avuto il piacere di ammirarlo.
A parte la finale sudamericana contro l’amico Juan Monaco che, non ce ne voglia l’argentino, non costituisce però un test ad alto livello per il maiorchino, i risultati di Rafa parlano chiaramente: stesa contro Berdych (una delle sue vittime preferite) in Australia, una sconfitta clamorosa contro Fognini, un’altra rimonta subita in California contro chi aveva battuto nettamente cinque volte, Milos Raonic.
A destare più sorpresa è però il livello di gioco: attaccante Rafa non è mai stato, tuttavia vederlo rispondere da dietro scritta Indian Wells su un campo con degli out infiniti, fuori dall’inquadratura della telecamera, ci ha messo un po’ di tristezza. Rafa è umile e si sa, è una strategia come un’altra per contrastare un tipo di gioco che spesso lo mette fuori ritmo, una strategia che ha poi quasi dato i suoi frutti; strategia lontana però da quella del cannibale a cui il vero Nadal ci ha abituati. Ancora più sgomento desta il modo in cui con il passare del tempo in partita, i suoi colpi calino di energia e precisione, arrivi con ritardo negli spostamenti laterali, prima suo vero punto di forza e base necessaria al suo gioco.
Anche la serenità in conferenza stampa pare non esserci più: a domanda di un nostro collega e inviato a Indian Wells sulla possibilità di un calo fisico nel set decisivo perso contro Raonic, Rafa non ha nemmeno permesso di finire la domanda: “Cosa avrei dovuto fare di più? credi che non abbia giocato bene? Che partita hai visto?”. Reazioni non proprio abituali per il maiorchino, di solito riflessivo e moderato con la stampa. Segno evidente di una sfiducia e di un’impazienza notevole di tornare al livello che gli compete e che, vuoi gli acciacchi fisici e certamente anche l’età ora vede lontani.
Non è lontana però la terra battuta, che ha già anticipato a Febbraio ma che tornerà a pieno ritmo nella “sua” Monte-Carlo e soprattutto a Parigi.
Che Nadal sarà? Qual è quello vero? Tornerà la primavera e con essa lo strapotere fisico e la fiducia tecnico-tattica tutta sua?
Quest’anno, più di tutti gli altri anni, i dubbi sono leciti.