di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Il rapporto contrastato tra Miami e Rafael Nadal: lo spagnolo non ha mai vinto in carriera il Master 1000 della Florida, perdendo in finale per ben quattro volte (2005, 2008, 2011, 2014).
Il primatista è Andre Agassi, con sei affermazioni (1990, 1995-96, 2001-03). Lo insegue Novak Djokovic, a quota quattro (2007, 2011-12, 2014), mentre, tra i Fab Four, sia Roger Federer (2005-06) sia Andy Murray (2009, 2013) ne vantano due, così come Andy Roddick (2004, 2010). Parliamo di titoli nel Master 1000 di Miami, e l’assente di lusso in tale statistica non può che essere l’altro componente dei Fantastici Quattro, Rafael Nadal.
Già, Rafa non ha mai vinto il torneo della Florida, una curiosa lacuna nell’ambito di una carriera formidabile. E dire che proprio qui lo spagnolo si affacciò alla ribalta nel circuito maggiore. All’esordio nel 2004, non ancora maggiorenne, passato un turno per il ritiro di Goran Ivanisevic, si trovò di fronte niente meno che il futuro rivale Roger Federer, già numero uno del mondo e campione in carica a Wimbledon e agli Australian Open. Ebbene, il giovanotto di belle speranze si impose con un clamoroso 63 63, per poi cedere di misura negli ottavi contro Fernando Gonzalez.
L’anno dopo Nadal e Federer si ritrovarono uno contro l’altro, ma stavolta si trattava della finale. Il maiorchino, che vi era approdato superando tutti giocatori di un certo spessore (Schuettler, Verdasco, Ljubicic, Thomas Johansson e Ferrer), si portò due set avanti, all’epoca in cui ancora i match clou più importanti del circuito Atp si giocavano sulla lunga distanza. Nel terzo parziale Rafa si involò sul 4-1, fu raggiunto, ma ancora nel tie-break andò avanti per 5-3, a soli due punti dal successo. Qui, però, Roger fece valere la maggiore esperienza, innalzò il proprio livello e, con una serie di magnifici diritti vincenti, si aggiudicò il “jeu decisif” per sette a cinque, per poi dominare (63 61) i due set seguenti.
Fu quella la prima delle quattro finali di Nadal a Miami, tutte perdute. La seconda giunse tre anni più tardi, dopo che nelle due edizioni precedenti Rafa era uscito al debutto contro Carlos Moya (2006) e nei quarti con Novak Djokovic (2007). Nel 2008, superando Blake e Berdych, l’iberico si guadagnò una nuova chance di conquistare la Florida, ma nell’ultimo atto uno strepitoso Nikolay Davydenko non gli concesse nulla, prevalendo con lo score di 64 62.
Altre tre stagioni ed ecco una nuova finale. Nel 2009 Rafa si era arreso nei quarti a Juan Martin Del Potro, nel 2010 in semi a Andy Roddick. Nel 2011 una nuova vittoria su Berdych e una semi senza storia (63 62) con un Federer sotto tono lo condussero al match clou con Djokovic. La sfida fu serratissima: Rafa andò avanti di un set, ma finì per cedere, con parecchi rimpianti, al tie-break del terzo, mancando ancora una volta il rendez-vous con il trofeo.
Dodici mesi or sono, nuovamente a distanza di tre anni dalla precedente, la quarta finale persa. Nel 2012, dopo averla spuntata di misura con Tsonga nei quarti, Nadal diede forfait per la semi che l’avrebbe opposto a Andy Murray, mentre nel 2013, appena rientrato dal lungo stop per infortunio e subito trionfatore a Indian Wells, preferì non affaticarsi troppo sul duro e disertare l’appuntamento. Nel 2014 il successo in rimonta su Milos Raonic e un passaggio per walkover con il solito Berdych hanno fatto da preludio a una nuova sconfitta con Djokovic, nell’occasione ben più netta (un periodico 63).
Miami è, con Parigi Bercy, l’unico Master 1000 che Nadal non ha mai vinto (in verità ci sarebbe anche Shanghai, ma Rafa si impose nel 2005 a Madrid, che all’epoca, prima del cambio di data e superficie, ospitava l’evento indoor omologo della categoria). Tutto sommato, e visto anche che a Indian Wells il maiorchino ha trionfato per ben tre volte, non sembra esistano particolari ragioni tecniche per questo sorprendente “zero”: semplicemente, gli incroci e le concatenazioni del destino hanno fatto sì che ogni volta Rafa trovasse qualcuno più in forma di lui.
Ce la farà quest’anno? Difficile, considerate anche le premesse, con l’infortunio alla caviglia occorsogli in allenamento. Più facile che lo spagnolo si faccia trovare, come al solito, pronto per la primavera sul rosso, dove ormai da un decennio domina la scena quasi incontrastato. Ma l’irriducibile Rafa è consapevole che dovrà stare ben attento anche lì: i tempi potrebbero essere maturi per un cambio della guardia che avrebbe dell’epocale.