TENNIS – QUIET PLEASE! – Il semifinalista più giovane agli Australian Open è stato Novak Djokovic. Dopo un 2014 di nuovi vincitori però non più giovani qual è il motivo per quelle sorprese? Forse il declino di una gloriosa rivalità. Come cantava Bob Dylan, l’ordine sta rapidamente scomparendo. Ma non grazie alle nuove leve.
“Come writers and critics who prophesize with your pen (…) for the loser now will be later to win for the times they are a-changin’ ”.
Nel 1964 Bob Dylan produce il terzo album di quella che sarà poi una lunghissima e gloriosa carriera; “Times They Are a-changin’ “ è un vero e proprio baluardo della canzone politica e di protesta, attraversato da un blues influenzato dal folk proprio dylaniano, che non introduce alcuna vera nuova strada da parte del genio di Duluth ma pone diverse domande e manifesta inquietudine.
In qualche modo tutto ciò ricalca quello che accade in questo momento nel tennis maschile: da un anno a questa parte sembra che tutto stia pian piano cambiando ma una vero e proprio cambio della guardia non esiste, di fatto.
Wawrinka e Cilic hanno in qualche modo illuso ed ingannato gli appassionati di tennis: hanno costituito una vera e propria novità nei tornei dello Slam del 2014, prima dominati dai cosiddetti “Big Four” (in realtà non più big four da tempo). Stan Wawrinka e Marin Cilic hanno però vinto il loro primo Slam, rispettivamente, a 28 e a 26 anni. I due, che hanno vinto meritando Australian Open e US Open, non sono esattamente due tennisti di primo pelo e, con molta probabilità, avranno molte difficoltà nel rivincere un torneo dello Slam.
Il vero ricambio generazionale tarda ancora ad arrivare, sebbene in top ten ci siano ormai praticamente in pianta stabile Kei Nishikori, Milos Raonic e Grigor Dimitrov che sta a ridosso. Questi tre, però, dopo aver compiuto il salto decisivo che li ha catapultati da essere post-juniores a giocatori veri, non riescono a scalzare chi li precede. Difatti a questi Australian Open, malgrado Federer e Nadal fossero usciti dal torneo prima del previsto, il giocatore più giovane delle semifinali maschili era Novak Djokovic, non esattamente un novellino nel circuito.
Il cambiamento, qualche sorpresa e sporadici colpi di scena sono dunque provocati da una realtà che ormai non si può più negare: il lento e dignitoso declino della rivalità Federer-Nadal. Roger ha 33 anni, va per i 34 e nonostante tutto continua ad essere numero 2 del mondo, dopo una grande stagione nel 2014 però non culminata in un vero trionfo; Rafa, anni 29 da compiere, si divide tra terra battuta e acciacchi fisici, sempre più vittima di sorprese anche durante i grandi tornei. Dopo più di 10 anni di dominio, i fenomeni, ognuno a modo suo, zoppicano. Gli altri ne approfittano, ma quegli altri non sono i giovani quasi non più giovani.
I tempi stanno cambiando perché “il presente adesso sarà poi il passato, l’ordine sta rapidamente scomparendo”. Quell’ordine a cui eravamo abituati e che viene rimpiazzato da un caos che ci confonde e ci inganna.
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