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TENNIS – Di Francesca Cicchitti
Il padel tennis come lo chiamano in Sud America, (o paddle come dicono gli americani) è una disciplina che in Italia è ancora una novità, non tutti lo conoscono ma da qualche anno alcuni “ex-tennisti” e non solo, ci si stanno avvicinando.
E’ uno sport che potremmo definire una sorta di connubio nato dalla pelota basca e lo squosh. In America latina e in parte degli Stati Uniti, è praticato ed amato quasi quanto il tennis, il basket e il football. Potremmo dire che il padel ha origini messicane ma nasce da un errore, un miliardario messicano di nome Don Enrique Corcuera, voleva costruire un campo da tennis nella sua lussuosa villa di Acapulco. Sbagliarono le misure del rettangolo e non potendo rifarlo da capo, poiché vicino c’erano altre strutture in muratura, Corcuera cambiò le regole e inventò il padel.
In Spagna invece fu Alfonso Hohenlhoe amico di Don Corcuera, che decise di portare oltre oceano il padel tennis, facendo costruire un campo a Marbella. Oggi questo sport è diffuso ampiamente oltre che in Messico, Argentina, Uruguay, Paraguay, Cile, Brasile, Stati Uniti, anche in Spagna e Francia. In Italia si è cominciato da pochi anni, in un primo momento, senza troppo successo in Veneto, poi in Emilia Romagna, a Bologna infatti ci sono alcuni tra i più famosi campioni di questo sport che per noi italiani si presenta come uno sport innovativo. A Roma il padel, ha cominciato ad espandersi intorno al 2009, per poi avere il boom definitivo lo scorso anno. Per questo siamo voluti andare al Circolo Sportivo Juvenia, dove abbiamo trovato un affiatato gruppo di persone, che assieme ai proprietari del circolo Simone e Iacopo Ciccariello, hanno reso possibile che il progetto Juvenia Padel Tennis Club si realizzasse: Elvira e Paco Rizzo, si occupano di questa “startup” promuovendo, organizzando e pubblicizzando il padel, in fine i famosi fratelli Pupillo, tra i più forti qui a Roma, classificati tra i primi del ranking italiano, con Stefano il maggiore dei due, reduce da poco dal mondiale svoltosi a Palma de Mallorca, dove insieme alla squadra italiana si è classificato sesto.
Simone Ciccariello, quando è nata l’idea di mettere il primo campo di padel alla Juvenia?
«L’idea è nata circa un anno fa, quando Elvira e Paco Rizzo, che oggi stanno spingendo, affinché il progetto del padel alla Juvenia si affermi sempre di più, ce lo consigliarono. Così lo scorso giugno io e mio fratello Iacopo, abbiamo fatto un primo investimento, costruendo due campi, con la volontà di poterne mettere al più presto un terzo, visto il successo avuto. Con Stefano ed Alessando Pupillo invece, stiamo studiando una programmazione tecnica per far crescere questa attività all’interno della struttura».
Da quanto abbiamo capito il successo è stato grande, non è vero Simone? Ci saranno progetti futuri oltre all’idea del terzo campo?
«Sì, devo dire che la riuscita positiva di questi due campi alla Juvenia ci ha portato a valutare anche l’idea dell’inserimento di campi da padel anche negli altri circoli che abbiamo: il Villa Aurelia, il Forum e il Villa York. Abbiamo già iniziato i lavori al Villa Aurelia per quanto riguarda il suolo, poi la prossima settimana ci sarà il montaggio di altri due campi. Con Elvira e Paco continueremo la collaborazione per una “startup” anche in quei circoli».
Stefano e Alessandro (nella foto), voi siete tra i migliori in Italia che praticano questo sport, da quanto tempo giocate a padel e come nasce in voi questa forte passione?
«Noi siamo stati i precursori del padel a Roma, grazie ad un nostro amico fraterno che si chiama Isidoro Spanò, al quale dopo un viaggio in Spagna e aver provato il padel, nacque in lui una grande passione che è riuscito a trasmetterci. Isidoro è il titolare del Tennis Club Le Molette e dopo aver visto, le potenzialità e la bellezza del gioco decise di mettere un campo nel suo circolo».
Da quanti anni giocate a padel? Prima, giocavate a tennis?
«Sì, noi eravamo tutti ex tennisti di categoria C e B ma, avevamo perso un po’ di passione per il tennis, visto che lo praticavamo da quando eravamo bambini. Così il padel, essendo per noi uno sport nuovo, divertente ci ha motivato dandoci quell’entusiasmo per tornare in campo a giocare e divertirci insieme a quello stesso gruppo di persone col quale giocavamo a tennis. Saranno circa cinque anni che giochiamo a padel, era il 2009, il gioco ci aveva preso talmente tanto, che durante i primi tre anni, eravamo capaci di giocare quattro o cinque volte al giorno, cosa che non sarebbe mai potuta avvenire col tennis».
Ma avete avuto qualche difficoltà in questo gioco? Sembra tutto così bello, divertente e facile…
«L’unica cosa negativa che abbiamo riscontrato nei primi anni, poiché allora a Roma non era uno sport diffuso, ci ritrovavamo ad essere sempre gli stessi a giocare e dopo un po’ poteva risultare noioso. Così per incontrare altre persone, per crescere e confrontarci spesso andavamo a Bologna, dove c’era già da diversi anni un polo “padelistico” molto ampio e diffuso. Lì c’erano i migliori d’Italia, così giocando con loro e facendo tornei, siamo cresciuti molto».
Quindi si potrebbe dire che oggi voi siete, per chi comincia a giocare a Roma, “quei giocatori di Bologna” che sono stati per voi importanti?
«Sì è vero, potremmo definirci “elementi” trainanti per chi comincia a giocare a padel per la prima volta. Chi si allena con noi, ha la fortuna di giocare con persone che hanno esperienza, senza andare in un’altra città, come invece è successo a noi. Facciamo lezioni, giochiamo, alleniamo persone che oggi stanno quasi al nostro livello, proprio perché noi siamo Roma».
Quali sono le regole principali del padel e soprattutto quali le differenze col tennis?
«Innanzi tutto bisogna sapere che il padel è stato concepito per essere giocato solo in doppio, è possibile giocare in singolo esclusivamente per allenarsi. Altra caratteristica principale del padel è il campo, nel quale non esistono gli “out”, infatti è prevista una specie di gabbia, con delle pareti e delle grate che circondano il campo e che fanno parte del gioco, si gioca con le sponde. Le misure del campo sono 10×20, mentre le pareti nella parte laterale sono di 3 metri, nella parte posteriore sono di 4 metri. Il punteggio è uguale a quello del tennis, con la differenza che il servizio viene fatto dal basso, sempre in diagonale come nel tennis e deve entrare dentro al quadrato di battuta ma se per caso, la palla servendo tocca la grata, anziché la parete, in quel caso la grata vale come “out” e il punto va all’avversario.
Le racchette sono lunghe circa 45 centimetri, larghe 25 centimetri e hanno uno spessore di 38 millimetri. Sono fatte principalmente in kevlar, il peso è piuttosto consistente, va dai 340 ai 380 grammi, non hanno il piatto corde ma una superficie tutta bucherellata. Le palline sono identiche come grandezza a quelle da tennis, con un’unica differenza sono fatte in modo che rimbalzino un pochino meno. Altra differenza tra tennis e padel è che il giocatore che sta a destra, resta a destra e ha un gioco difensivo, mentre chi sta a sinistra resta a sinistra e ha un gioco d’attacco».
Stefano puoi dirmi quale è stato il tuo più grande successo?
«Forse il primo torneo che ho vinto con mio fratello, al circuito “Padel Roma” e se dovessi citare una partita, direi quella della tappa a Milano in cui abbiamo battuto un
a coppia fortissima, di cui uno era argentino e tra i primi 20 del mondo, quella è stata una grandissima soddisfazione che ricordo con piacere».
Vuoi dirmi qualcosa sul mondiale che hai appena giocato?
«Per me era il secondo mondiale di padel, nel primo in Messico ci siamo classificati decimi, dunque quest’anno a Palma de Mallorca, l’obbiettivo era riconfermare il decimo posto, considerando che c’erano diverse squadre sudamericane più forti di noi. Grazie alla nostra bravura e anche grazie a un sorteggio benevolo, ci siamo classificati sesti, battendo squadre ben più favorite di noi come: Portogallo, Germania e Uruguay».
Alessandro quale è stato il tuo miglior risultato, quello che ti è rimasto nel cuore?
«Anche per me è stata importante la vittoria del torneo “Padel Roma” insieme a mio fratello me mentre, Stefano era al mondiale, io ho giocato alla Corte dei Conti in coppia con Gianmarco Tuccini, e abbiamo vinto un torneo molto importante battendo delle coppie molto solide. Come soddisfazione personale invece, posso dire che nel 2013 sono stato numero uno d’Italia per circa quattro mesi. In più la cosa che per me, anzi per noi, è il più grande vanto è quello di poter giocare insieme, andare d’accordo e dimostrare il nostro grande affiatamento in campo».
Stefano e tu come definiresti tuo fratello come giocatore?
«Il suo miglior colpo è tutto quello che c’è da giocare al volo. Alessandro ha il vantaggio di essere alto dieci centimetri più di me ed essendo un giocatore di sinistra gli riescono bene tutti i colpi al volo: volée alta, bassa, smash è un giocatore d’attacco completo, creativo come del resto lo era anche nel tennis».
Alessandro come definiresti tuo fratello come giocatore?
«Un giocatore regolare, il suo pregio principale è di giocare sempre quei punti decisivi che in questo sport sono fondamentali. Il suo colpo migliore che poi se lo porta dal tennis, è il pallonetto che nel padel è uno dei colpi più importanti, poiché quando si gioca da fondo e in difesa, si fa il pallonetto una volta su due».
Chi sono nella vita Stefano e Alessandro Pupillo oltre ad essere dei campioni di Padel?
«Nella vita io sono un funzionario tecnico della Protezione Civile Nazionale – dice Stefano – è molto difficile conciliare le due cose ma la passione per il padel è tale che faccio di tutto per ritagliarmi il tempo necessario per giocare. Anche per me il padel non è l’occupazione principale – dice Alessandro – sono un avvocato ed è davvero difficile conciliare gioco e lavoro ma faccio del mio meglio per dare spazio alla mia grande passione».
(Nella prima immagine, da destra: Paco Rizzo, Stefano Pupillo, Elvira Rizzo, Simone Ciccarello, Alessandro Pupillo).