TENNIS-MELBOURNE. Di Gianluca Atlante

Miracolo italiano. Di buon mattino, almeno da noi. Consumato tra un cappuccino e l’altro. Finito, di buon grado, all’interno di quei cornetti farciti che, nel momento in cui il diritto maligno finisce la propria corsa sulla riga di fondocampo, cacciano fuori il gusto di una colazione insapettata: un miracolo italiano insomma.

Alle 7 e 55 di un venerdì come tanti altri, almeno per noi comuni mortali, Andreas Seppi si disegna addosso un vestito elegante, di quelli che s’indossano in occasioni importanti. E così, quando a Melbourne il tramonto è ancora ben lungi dall’arrivare, il buon Seppi, rincorrendo un dritto d’attacco di Sua Maestà Roger Federer, trova modo e tempo per arpionare la “gialla” e spedirla lì dove nessuno, tantomeno il Signore di Basilea, avrebbe mai pensato che finisse. Mani al cielo, corsa verso il Maestro, abbraccio sentito e voluto, e volto rivolto verso un box incredulo. Sì, tutto vero caro amico altoatesino: 6/4 7/6 4/6 7/6. Tutto vero, sulla Rod Laver Arena, davanti ad un grande pubblico. “Mamma mia, devo crederci?”, il messaggio a Jim Courier a bordo campo. “Ci credo, ho cercato soltanto di divertirmi e sono riuscito a farlo nel migliore dei modi. Credo di aver giocato una delle più belle partite della mia carriera.  Anzi, forse ho giocato la più grande partita della mia carriera. L’ho fatto contro il più grande di tutti, davanti ad un grande pubblico, in un torneo dello Slam, gli Australian Open. Mamma mia, che bello”. Seppi, soltanto ora, davanti al Jim “stelle e strisce”, si lascia andare. Restando composto, però. Come in campo, dove ha fatto quello che non gli riuscì nel 2012 al Roland Garros, quando negli ottavi di finale, sul Philippe Chatrier, per due set e più, mise sotto scacco Novak Djokovic. Oggi Andreas ha tenuto duro, soprattutto nei due tie break. Nel primo, dove era sotto 4-1 prima e 5-3 dopo, e nel secondo, con Federer sempre avanti e capace, nonostante i “pugnetti” ed i “come-on”, di errori forse banali, ma di sicuro forzati dalla voglia di scardinare quel tennista, dall’altra parte, così solido e propenso allo sgambetto. La verità è che oggi Andreas Seppi ha giocato sopra i propri standard, ma quante volte con il suo coach Sartori ce lo siamo detti e chiesti: è capace di farlo? Eccome se lo è. Perchè alla fine, uno come come Federer, nonostate la giornata no, ed in recupero dopo i primi due set persi, non lo si batte giocando tanto per il gusto di farlo o, come ha detto Seppi, continuando a divertirsi. Lo si batte tenendo la testa in campo ed il cuore fermo, di ghiaccio come dicono quelli che ci capiscono. Per un miracolo italiano confezionato a regola d’arte. In un venerdì 23 gennaio normalissimo per altri, ma non per chi, a Melbourne, alle 7 e 55 italiane, le 17 e 55 nella Terra dei Canguri, ha partecipato alla stesura di una bella pagina del nostro tennis. Una volta tanto…