Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
10 Nov 2014 06:00 - Senza categoria
L'Atlante degli italiani / Cara Schiavone, siamo ai titoli di coda?
di Gianluca Atlante
TENNIS – Di Gianluca Atlante
Abbiamo sperato sino all’ultimo nell’acuto finale, nel colpo di coda della veterana. Se non altro per cancellare un finale di stagione, Pennetta a parte, decisamente avaro di soddisfazioni per il nostro tennis. Francesca Schiavone, nella terra da lei più amata, quella Francia tante volte amica e confidente, aveva del resto finito per issarsi sino alle semifinali del Wta da 125mila dollari di montepremi di Limoges.
Voi direte “poca cosa” ma di questi tempi e in chiusura di una stagione molto più scura che grigia per la “leonessa” è giusto ed opportuno prendersi quello che arriva. E a quel punto contro un’avversaria, la ceca Tereza Smitkova, decisamente alla sua portata tutto sembrava possibile, come il riconquistare una finale un anno e sette mesi dopo quella vinta a Marrakech contro la spagnola Lourdes Dominguez Lino. Il 6/1 6/3 di 19 mesi fa, però, è stata tutta un’altra storia rispetto all’attualità di un momento dove la nostra amata Schiavone è un po’ come ai titoli di coda di un film: interessante quanto si voglia, ma pur sempre tali.
Contro la Smitkova, la Schiavone è andata in doccia molto prima di quanto lei avesse immaginato alla vigilia di questa semifinale. Con un 6/3 6/2 finale che le ha forse ricordato come sia duro, oggi, poter continuare a competere a certi livelli, che per lei, se la conosciamo un po’, sono una sorta di strozzatura o giù di lì.
Per carità, la Schiavone non vuole vivere di ricordi, ma di presente. Vuole insomma continuare a prendersi la scena, cercando di trovare modo e tempo per dare libero sfogo alle proprie rotazioni e a quella cattiveria agonistica che sembra, però, un tantino sopita. Tante volte da queste colonne l’abbiamo, giustamente, ringraziata per quello che ci ha regalato in questi anni. Per le imprese in Fed Cup, per le emozioni parigini del Roland Garros, per il suo innato talento messo al servizio del nostro tennis, ma vederla perdere in una semifinale di fine anno, contro una ragazzina ceca di vent’anni, che magari ha vissuto sino ad un attimo prima con il poster di lei sopra il proprio letto è un qualcosa che ci fa capire come il film, peraltro molto bello, di una storia meravigliosa sia arrivato alla “d” dell’End finale. Alla fine di una pellicola meravigliosa, insomma, fatta di imprese incredibili e di vittorie d’autore. Ma tutto ha un inizio ed una finale e crediamo che la meravigliosa storia di Francesca Schiavone, semifinale di Limoges a parte, sia ai titoli di coda.