TENNIS – Di Diego Barbiani
SHNAGHAI. E’ caduta la muraglia cinese, Roger Federer ha invaso il vasto stato asiatico e posizionato la sua bandiera su Shanghai, uno dei tre territori che fino ad oggi a livello Atp gli era stato nemico.
E’ caduta anche la terz’ultima roccaforte al termine di una settimana vissuta sulle montagne russe. 7-6(6) 7-6(2) ad un Gilles Simon che una volta di più si conferma avversario tostissimo da battere per il nuovo n.2 del mondo.
Vincere una partita come ieri contro Novak Djokovic sarebbe stato forse troppo bello per lui, che dal primo turno contro Leonardo Mayer in cui è andato a mezzo centimetro dalla sconfitta ha innalzato il rendimento in maniera esponenziale. I 33 anni lo hanno riportato sulla terra nel giorno della “prova del 9” e la sua partita è stata segnata da tanti alti e bassI. Il campione però si vede anche, e soprattutto, nelle giornate più difficili ed oggi lo svizzero ha estratto fuori tutto quello che aveva, conscio anche che il suo avversario era uno di quelli tostissimi.
Leggere i numeri provocherebbe un grave errore. Simon è uno di quelli che deve essere preso a cazzotti 4-5 volte prima di barcollare, entra in campo conscio di avere il gioco per fare male anche ai migliori del mondo e questa sua presunzione, per così dire, ha fatto del male a Federer fin dalla prima volta in cui giocarono contro. Era il 2008 e Federer proveniva dalla finale persa a Wimbledon e dalla perdita del n.1 dopo quattro anni e mezzo e nel primo loro confronto un giovane transalpino lo sgambettò subito con le sue armi migliori: un gioco intelligente, calibrato, ed un gioco di gambe che gli permette di partire con un leggero anticipo e non perdere campo.
“Sono stato molto molto fortunato” ha detto il neo-campione nell’intervista durante la premiazione, facendo riferimento non solo al match contro Mayer ma anche alla partita di oggi dove aveva da subito capito che non aveva nelle gambe e nella mente la lucidità per ripetere la scintillante prova di ieri. Fin dalle prime battute ci sono state tantissimi colpi steccati ed il suo avversario, preso un fulmineo break di vantaggio, veleggiava con tranquillità avanti nel punteggio. Non aveva aiuto dalla prima di servizio, ma dall’altra parte Federer non riusciva ad approfittarne.
Il tennis però è uno sport diabolico, sempre in bilico su equilibri tutti personali e così, quando il parziale sembrava ormai aver preso la direzione di Nizza, sul 5-4 Simon ha giocato il più brutto turno di servizio della sua partita cedendo il primo scambio prolungato, commettendo il primo (ed unico) doppio fallo del suo incontro e facendosi aggredire fin dalla risposta nel punto successivo. Lo svizzero era riemerso dalla sua stessa buca, preso a due mani dalla generosità del suo avversario. A confermare però il momento delicato di entrambi, nel tie-break una volèe elmentare veniva stampata sul nastro da Federer che ha dovuto sudare qualche minuto in più per portare a casa un insperato primo set.
Lo sforzo profuso per acchiappare all’ultimo quel parziale è stato pagato in quello successivo dove lo svizzero era tornato in una situazione complicata, sbagliando tanto e non riuscendo troppo a muvoere il suo avversario che a sua volta stava accusando un calo fisico per un lieve fastidio muscolare. Federer che è stato molto camaleontico fino a quel punto, adottando prima una tattica molto simile a quella che lo ha condotto ieri alla vittoria più bella del suo torneo per poi cambiarla nelle fasi finali diventando lui quello che palleggiava, variava il più possibile, teneva quando era il caso di far sbagliare l’avversario, da metà del secondo set ha sentito che non gli era rimasta tanta autonomia ed è stato costretto, talvolta, a scendere a rete anche a costo di subire ottimi passanti.
Simon, che per tutto il secondo parziale non ha quasi mai preso più di due punti alla risposta, sul 6-5 si è trovato nelle mani due set point. Era un game cruciale, probabilmente al terzo set avrebbe avuto ancora fiato per far sua la partita. Nel game precedente, inoltre, da 0-30 Federer aveva fallito l’impossibile e perdere così turno di battuta (dopo che non concedeva occasioni dal primo game dell’incontro) sarebbe stata una mazzata pesantissima. Si è tirato su in qualche modo ed al tie-break, dal 2-2, ha preso il largo con il francese che, subita una risposta di dritto vincente sul 2-5, ha capito che per lui sarebbe stato impossibile rientrare.
L’urlo finale, potentissimo, dello svizzero, è una sentenza: il suo regno si è espanso fino a Shanghai con l’ottantunesimo titolo di una carriera incredibile, ma domattina, quando vedrà che nella Race la differenza che c’è tra lui ed il n.1 è di meno di mille punti, probabilmente penserà già a come gestire l’ultimo mese del 2014, forse il più importante della sua carriera tennistica. Tre tornei ancora da giocare di cui due a cui davvero tiene come il suo di Basilea ed il Master, ma soprattutto la prima finale di Coppa Davis con la propria Svizzera per proiettarlo ancora di più nella leggenda.
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