Atp Parigi Bercy: solo Tsonga e Monfils resistono alla "pressione da Coppa Davis"

TENNIS – Dalla nostra inviata a Bercy Valentina Clemente

Non si placa la tensione per la finale di Coppa Davis: i francesi sembrano scivolare via uno dopo l’altro dal tabellone di Parigi-Bercy e anche se loro non si dicono inquieti, per la forma e le sconfitte, l’amarezza è tutta per il pubblico che sta perdendo i suoi beniamini decisamente con la testa altrove.

La sensazione viva è che la squadra transalpina stia iniziando a sentire un po’ troppo la pressione e soprattutto a vivere in maniera negativa questo conto alla rovescia per la finale di Lille. Questa mattina a tentare di riportare un maggiore equilibrio ci aveva provato Stan Wawrinka, primo a scendere in campo nella sessione diurna.

Lo svizzero, autore di un match corretto e combattuto contro l’austriaco Dominic Thiem, non si è di certo risparmiato in campo e soprattutto nel secondo set ha sofferto per venire a capo di un avversario giovane ma talentuoso. Esempio pratico è stato una scivolata che Stan ha fatto per raggiungere una risposta di Thiem, e in tribuna (poco sportivamente) qualcuno ha scherzato sulla smorfia di dolore vista apparire sul volto di Stan (per un possibile forfait in Coppa). La tensione per questo ‘evento’ sta crescendo troppo e troppo in fretta e in questo senso le parole di Wawrinka hanno avuto il valore di giusto monito.

«Dalla vittoria in semifinale (i francesi) non parlano d’altro e tutto gira intorno alla finale di Davis. Non si può smettere di giocare due mesi prima perché c’è una finale in ballo, soprattutto non sapendo in quali condizioni ci si arriverà. Può accadere di tutto anche due giorni prima dall’inizio della competizione e la stagione è ancora lunga per fermarsi, io ho degli obiettivi. Sia qui, sia al Masters di Londra. Dopo mi preparerò per la Coppa Davis e non voglio stressarmi già da ora».

Le parole che hanno seguito la sconfitta di Gasquet hanno convinto poco perché la sensazione che regna, come detto, è quella della confusione o meglio di una gestione poco serena degli eventi in corso: «In modo inconscio probabilmente siamo già con la testa a Lille, anche se oggi avrei voluto vincere e non ci sono scuse. Purtroppo il campo e la partita messa a segno da Bautista Agut non mi hanno lasciato molte possibilità. Ora l’obiettivo è quello di riprendere tra due o tre giorni su terra e iniziare a preparare la finale”.

Sorte non diversa ha avuto Julien Benneteau, anche se a sua discolpa, dall’altra parte della rete c’era un Andy Murray a caccia di vittorie per la qualificazione al Masters.

C’è poi invece chi ‘si dovrebbe preservare’ (ironicamente parlando) e non lo fa, anzi vive correndo più di qualche brivido per dimostrare che il tennis è qualcosa che va giocato per essere conquistato fino in fondo.

«C’è stato un momento in cui ho pensato che non avrei giocato a Parigi – ha affermato Federer – ma dopo il successo messo a segno a Shanghai mi son detto che avrei disputato ogni match a mia disposizione. Tra Parigi e Londra c’è una settimana e tra il Masters e Lille quattro giorni: al massimo in caso di sconfitta avrò qualche giorno in più di riposo e sarà in ogni modo qualcosa di positivo».

 

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