TENNIS – Di ROSSANA CAPOBIANCO – La WADA ha abbassato i limiti consentiti dell’ormone della crescita: la proposta è arrivata dopo alcuni test condotti dalle associazioni anti-doping che hanno chiesto peraltro di ricontrollare i campioni di sangue conservati degli atleti con i nuovi metodi per rintracciare la presenza invadente dell’ormone spesso utilizzato anche nella cura di molti infortuni.
Potrebbe essere, almeno sulla carta, una svolta storica per la lotta al doping nello sport in generale e dunque anche nel tennis; già lo scorso anno si era introdotto l’utilizzo del passaporto biologico (che consiste nel tracciamento nel tempo dei parametri ematici degli atleti) ed entrerà in vigore da settembre. Una metodologia fortemente voluta da molti giocatori e dirigenti, più volte invocata da Federer e Murray, da sempre i più attenti alla lotta anti-doping nel tennis.
L’ormone della crescita, tecnicamente chiamato HGH (Human Growth Hormone) è difficilmente rintracciabile nell’organismo umano poiché quasi privo di emivita e lo sviluppo di nuovi test è assolutamente indispensabile. Quello che forse in molti (troppi) non sanno è che ultimamente si era deciso, nei piani alti di molti sport, di sospendere questi test sull’HGH che spesso non portavano a nulla vista la poca incisività del vecchio metodo adottato. Cosa che ovviamente avrebbe potuto fare in modo di incrementare l’uso dell’ormone, ufficialmente anche a scopo “terapeutico”.
I fattori di crescita infatti sono spesso utilizzati da medici per la cura di articolazioni (PRP, iniezioni di fattori di crescita piastrinici) o problemi di natura cardiaca, leucemie, anemia aplastica; possono però essere efficacissimi per fare in modo che l’atleta -che quindi fin qui era giustificato nell’usare l’HGH per la cura di problemi cronici o passeggeri- recuperi in fretta da fatica. Si tratta dunque di doping a tutti gli effetti ma non solo: l’HGH può produrre cellule tumorali dormienti, ovvero è cancerogeno. Una vera minaccia per la salute, specie se i limiti consentiti sono al di sopra del normale oppure non rintracciabili dai vecchi test.
Il tennis, dapprima uno sport non esattamente all’avanguardia quanto a controlli e poco attento alle nuove tecnologie atte a combatterlo, grazie alla WADA e all’impegno di molti atleti che vogliono proteggere il loro sport, è sulla retta via almeno quanto a volontà di condurre questa lotta.
Quanto di concreto poi si farà è tutto da verificare.
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