di FABRIZIO FIDECARO –
Ivan Lendl, Boris Becker e Stefan Edberg al vertice del tennis mondiale. No, non siamo nell’89 o giù di lì, e in verità non sono nemmeno loro a scendere direttamente in campo. A giocare sono i loro assistiti: nell’ordine, Andy Murray, Novak Djokovic e Roger Federer. Come hanno detto in parecchi, manca solo Mats Wilander al fianco di Rafael Nadal, e il revival è completo…
Se Lendl è già da tempo il coach di Murray, portato addirittura a vincere quel trofeo di Wimbledon a lui sempre sfuggito, Becker e Edberg sono le grandi novità del 2014. Inevitabile ripensare alla loro rivalità, che a lungo ha diviso i tifosi, creando due “partiti” a sostegno della superiorità dell’uno o dell’altro.
A osservare il bilancio dei confronti diretti ufficiali non vi sarebbe dubbio: il tedesco è avanti per 25 affermazioni a 10. Ma, come in fondo insegnano le stats relative a Nadal e Federer, non è solo sugli head to head che si può fondare un giudizio. È vero che Becker è in netto vantaggio nel computo totale, ma, analizzando meglio, si nota che le sfide più importanti sono state spesso appannaggio di Edberg. A partire da due delle tre finali consecutive di Wimbledon in cui si fronteggiarono: nell’88 e nel ’90 prevalse Stefan, mentre Boris primeggiò solo nell’89. Peraltro, un mese prima dell’unico successo a Londra sul rivale, Becker ci aveva perso in cinque set nelle semifinali del Roland Garros. Fu quella l’unica altra sfida diretta negli Slam, in cui dunque lo svedese domina con tre vittorie a una.
Becker recupera con i tre successi su tre nei singolari delle finali di Coppa Davis (1985, 1988-89), con nove set vinti a fronte dell’unico ceduto. Ben sei i confronti nel Masters di fine anno: Boris se ne è aggiudicati quattro, ma, ancora una volta, ha perso quello più importante, la finale dell’89 (quando aveva superato lo scandinavo nel round robin). Il tedesco ha chiuso comunque con una serie di otto successi di fila negli head to head e, se escludiamo la sconfitta per ritiro a Parigi Bercy nel ’90 (si era sul 3 pari nel primo set), arriviamo addirittura a quota dieci.
Capitolo Major. Qui i due sono in parità: sei titoli a testa, ed entrambi si sono imposti ovunque tranne che a Parigi. Edberg non ha mai realizzato più di un centro all’anno, mentre Becker si è imposto a Wimbledon e agli US Open nell’89. Boris ha vinto tre Masters (contro uno) ed è stato protagonista assoluto in due trionfi teutonici in Davis (1988-89), competizione vinta da Stefan per tre volte (1984-85 e 1994; e si può aggiungere l’87, anche se non prese parte alla finale con l’India).
Dove Edberg spadroneggia è nelle settimane da numero uno del ranking mondiale: 72 a 12. Il vero punto debole di Becker è non aver mai chiuso una stagione in vetta alla classifica (lo avrebbe meritato – forse – nell’89, quando fu preceduto dal più continuo Lendl), mentre il suo rivale è stato primo a fine ’90 e anche a fine ’91. Boris diede spesso l’idea di essere ingiocabile se al top della forma, ma gli mancò la costanza di rendimento, per cui, se anche al momento appariva nettamente il più forte, nel ranking su scala dodici mesi c’era (quasi) sempre qualcuno che lo precedeva, e tutto sommato con merito.
Edberg, al contrario, probabilmente anche per la sua naturale compostezza (contrapposta al temperamento ben più focoso del tedesco), di rado ha suscitato impressioni di questo tipo. Il suo gioco lineare, il serve & volley metodico, il rovescio classico da manuale: tutto era quanto di più distante dalla potenza esplosiva e dirompente di Boris, che scendeva a rete per spaccare il mondo e magari, a volte, si intestardiva a cercare di farlo da fondo campo, anche quando la logica avrebbe suggerito una tattica ben diversa. Si spiega anche così, per dire, il suo mesto “zero” nella casella “tornei vinti sulla terra”. Stefan, invece, era perfettamente conscio dei propri pregi e dei propri limiti e cercava di impostare le partite nella maniera a lui più favorevole.
Lo svedese ha saputo gestire meglio la sua carriera (ma anche il post-tennis), e in fondo non ha troppi rimpianti (sì, c’è la finale parigina con Chang, ma le congiunzioni astrali, in quelle due settimane, erano troppo favorevoli a Michelino…). Maggiori i rammarichi di Boris, che ha vinto tanto, ma forse non quanto le sue potenzialità lasciavano supporre.
Chi è stato il migliore? Si potrebbe dire Becker nei picchi di rendimento, Edberg sulla lunga distanza, intesa anche come arco di una stagione. Ma ognuno ha la sua preferenza, ed è legittimo che sia così… E ora la sfida si rinnoverà tramite Nole e Roger!
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