di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
di LUIGI ANSALONI
Non è esattamente una post-season 2013 o pre-season 2014 (chiamatela come volete) scoppiettante. Tutt’altro. I giorni passano, passano, passano e per gli amanti del tennis orfani di partita o di qualsiasi cosa non c’è dose di metadone che tenga. Anche perché il metadone in questione non è certo di qualità eccelsa. C’è poco, poco, poco di cui discutere, e di quello che c’è stato di discutere del 2013 è già bello che andato.
Ci rimane giusto l’AskFederer, quando Twitter si ferma per un paio d’ore, le partita a poker di Nadal, le sparate di Murray, le dichiarazioni di Serena “sono la migliore” (e come darle torto), Djokovic che prepara (almeno, dovrebbe farlo) l’imminente matrimonio con Jelena. Poi poco, poco, poco, altro. Non è una bella sensazione, e forse tutto sommato uno stacco ci sta, prima di un 2014 che si annuncia veramente elettrizzante. L’unica cosa che ha stuzzicato la voglia di buttare via qualche minuto e qualche parola sul Word è stata una frase buttata lì da Federer durante un’intervista. Lo svizzero, parlando con i giornalisti australiani (la sua stagione, e in generale quelle di tutti noi, inizierà tra meno di due settimane, il 29 dicembre a Brisbane), ha detto che attualmente, nel 2013, si sente un giocatore migliore rispetto a dieci anni fa. “Ho sempre creduto di essere migliorato negli ultimi 10 anni. Non sono tornato indietro, sono stato in grado di vincere 10 anni fa, quindi sento di essere avanti, sono un giocatore più completo, un giocatore migliore – ha detto Federer – Ecco perché credo sempre di poter vincere, finché il mio corpo ce la fa e la mia mente è affamata di giocare partite in giro per il mondo. E questo è come mi sento questo momento, sto molto bene e mi sto allenando duramente. Qualche successo è arrivato anche alla fine dello scorso anno, che è molto importante per me, per la mia fiducia, perché ero davvero in una situazione difficile da Wimbledon fino Basilea. Non sono riuscito ad allenarmi come volevo per qualche tempo, ma adesso mi sono ripreso e credo di stare andando nella giusta direzione.”
E’ da quando è finita la stagione, disastrosa per lui, che Federer si è lasciato andare a proclami bellicosi per i suoi avversari, cioè che nel 2014 la musica sarà diversa e che la scorsa stagione è stata un incidente di percorso, dovuta più ai suoi malanni fisici che ad un reale ed inevitabile declino (l’8 agosto prossima gli anni saranno 33). Ci può stare, tutti i tifosi e gli appassionati sono davvero fiduciosi che tutto ciò sia vero, e le basi per cui tutto questo sia vero, ci sono eccome. Il punto è un altro, ovvero mettere il rewind nella carriera e fare paragoni con quello che è ora e quello che era prima. Questa frase, “sono un giocatore migliore rispetto a 10 anni fa”.
Certo, c’è l’esperienza. E l’esperienza senza dubbio migliore un giocatore (e una persona in generale). Sicuramente Federer adesso riesce a calibrare meglio anche le emozioni (non più di tanto, a voler essere sinceri, almeno vedendolo…), ha più colpi: il rovescio, ad esempio, è sicuramente migliorato. Gli manca ovviamente quell’esplosività che aveva nel 2003-2004-2005. Gli manca la potenza nei colpi. E’ meno mobile. Gioca più di fioretto. Migliore in definitiva non vuol dire più forte, o più devastante. Ha migliorato certe cose, altre sono scomparse con gli anni. Il punto è: Federer ci crede veramente di essere migliore di dieci anni fa? O è un modo per convincere soprattutto se stesso, in quella che potrebbe essere la stagione della verità? Perché sinceramente: dovesse ripetere il 2013, i dubbi diventerebbero certezze. Sia per lui, sia per noi.