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12 Dic 2013 06:00 - Extra
Challenge Round. McEnroe & Co., "vecchietti" alla riscossa
di Fabrizio Fidecaro
di FABRIZIO FIDECARO – La Royal Albert Hall di Londra ha ospitato fino a domenica scorsa lo Statoil Masters Tennis, kermesse conclusiva dell’Atp Champions Tour 2013. A trionfare sono stati Patrick Rafter e John McEnroe, nelle finali su Tim Henman e Mats Wilander. Vediamo nel dettaglio com’è andata.
Un legame indissolubile. Quello che unisce John McEnroe alla Royal Albert Hall è un rapporto che non si può spiegare con le parole. Tutto sommato è più eloquente un numero: sette, come le vittorie del mancino americano nello Statoil Masters Tennis, la kermesse che chiude la stagione dell’Atp Champions Tour, in scena, appunto, nella magnifica sala da concerti londinese. Mac si è aggiudicato le prime tre edizioni (1997-99), è tornato a primeggiare nel 2003 e, infine, ha conquistato tre successi di fila nella prova riservata alle “Leggende”, dal 2011 a oggi. Nel match clou del 2013 John ha avuto la meglio, proprio come dodici mesi fa, su uno dei suoi rivali più accaniti, Mats Wilander. Lo svedese era uscito imbattuto dal round robin, mentre McEnroe, impostosi all’esordio su Wayne Ferreira, aveva ceduto a Sergi Bruguera, rischiando dunque l’eliminazione. A salvarlo era intervenuta l’affermazione del sudafricano sullo spagnolo, che aveva posto tutti a pari vittorie, con Mac qualificato in virtù della differenza set. Poi la finale, in cui l’eterno ragazzo di Wiesbaden si è espresso al top, riuscendo a tenere a distanza un Wilander mai domo. «Credo di avere ancora davanti uno o due anni contro Mats», ha dichiarato al termine l’autore del bestseller “You cannot be serious”. «Lui è sempre più vicino, l’anno prossimo probabilmente andremo al terzo set, poi quindi potrebbe essere il momento giusto per lasciare… Ciò, comunque, significa che potrò venire qui almeno un’altra volta!».
Nel torneo per i più “giovani” Patrick Rafter ha spazzato via la concorrenza con il suo magistrale serve & volley, per nulla intaccato dal trascorrere del tempo, bissando così il titolo del 2009. «È il miglior tennis che abbia espresso da quando ho lasciato il circuito maggiore», sono state le parole dell’australiano, che ha liquidato Rusedski, Ivanisevic e Henman senza cedere un set. «Mi sento come se avessi trovato qualcosa nel mio gioco, il che suona strano a quarant’anni. Eppure sto ancora lavorando su certi aspetti. A casa mi mantengo in forma, mi sono ritirato relativamente giovane e per qualche anno sono stato fuori dal mondo del tennis, ma ora mi diverto tantissimo. E amo vincere: è importante che il pubblico sappia che, al di là delle apparenze, siamo sempre molto competitivi!».
L’evento ha riscosso il consueto gradimento, nonostante alcuni tra i protagonisti siano stati vittime degli inevitabili acciacchi dell’età. Si è cominciato con il forfait prima del via di Stefan Edberg, reduce da un intervento al ginocchio (lo ha sostituito in extremis Ferreira), e in seguito anche Mark Philippoussis, Jeremy Bates e Fabrice Santoro sono stati costretti al ritiro a match in corso per problemi fisici. Gli altri, però, hanno mostrato una forma invidiabile, regalando lampi di tennis d’autore in un’atmosfera piacevolmente leggera e intrigante. E ora l’appuntamento è per il febbraio 2014 a Delray Beach, in Florida, dove partirà la nuova stagione del Champions Tour e farà il suo esordio nel circuito un giovanissimo veterano, Andy Roddick. L’appena 31enne A-Rod non si illuda di avere vita facile dinanzi a una combriccola ben più attempata: dall’alto della loro esperienza, Mac e gli altri “vecchietti terribili” staranno già mettendo a punto le mosse per disinnescarne il formidabile servizio…