Quello che partiva come un tie abbastanza segnato eppure divenuto dopo due partite e due set di un equilibrio molto altalenante, ha regalato dei 20 minuti finali di fuoco. Polonia e Norvegia si sono date battaglia fino a un 10-8 al super tiebreak che ha sorriso alla nazionale biancorossa guidata, come sempre ormai, da Iga […]
14 Nov 2013 06:00 - Extra
Challenge Round. Serbi e cechi contro l'egemonia spagnola
di Fabrizio Fidecaro
di FABRIZIO FIDECARO –
Sono loro ad aver contrastato con efficacia l’egemonia spagnola degli ultimi anni. Tre delle ultime cinque edizioni della Coppa Davis sono state vinte dagli iberici (2008-09, 2011), mentre nelle altre due si sono registrati, appunto, un successo serbo (2010) e uno ceco (2012). E, non a caso, Serbia e Repubblica Ceca si troveranno di fronte nell’imminente finale che metterà in palio la storica insalatiera per il 2013.
Tre anni fa, gli ex slavi non erano inclusi fra le teste di serie e si trovarono di fronte all’esordio gli Stati Uniti, privi però di Andy Roddick. Alla Belgrade Arena, che ospiterà anche il prossimo match clou, i padroni di casa conclusero la prima giornata già avanti per due a zero, grazie alle affermazioni in quattro set di Viktor Troicki su John Isner e Novak Djokovic su Sam Querrey. Gli americani provarono a rimettere le cose in discussione aggiudicandosi il doppio (Bob Bryan e Isner su Tipsarevic e Zimonjic), ma la domenica Djoko uscì indenne da una battaglia di cinque set con Isner, ottenendo il punto decisivo.
Quanto mai delicato il quarto di finale, che oppose i serbi ai “cugini” croati. A Spalato Marin Cilic tenne a galla i suoi, superando nettamente Troicki dopo che Djokovic aveva sconfitto Ljubicic, ma capitolò nel doppio (al fianco di Dodig, contro Tipsarevic e Zimonjic) e poi, nella terza giornata, di fronte allo stesso Nole.
La semifinale fu un antipasto di quanto vedremo di qui a breve, avversaria la Repubblica Ceca nella medesima location del prossimo weekend. Il venerdì, con Djoko ai box, si concluse sull’uno pari, grazie all’impresa di Janko Tipsarevic, il quale, dopo l’immaginabile battuta d’arresto di Troicki con Radek Stepanek, riuscì a prevalere in quattro set su Tomas Berdych. I cechi tornarono avanti con il doppio (Berdych/Stepanek su Djokovic/Zimonjic), ma la Serbia ribaltò la situazione grazie al ritrovato Nole (su Berdych) e a un Tipsarevic sempre più eroico (su Stepanek).
Nella finale belgradese con la Francia, però, Janko non si ripeté, cedendo di schianto in apertura a Gael Monfils. Dopo il pareggio del solito Djoker (su Gilles Simon), i transalpini tornarono avanti grazie a Clement/Llodra, che rimontarono due set di svantaggio a Troicki/Zimonjic. I bleus parevano a un passo dal trionfo, e invece non conquistarono più nemmeno un set: Djokovic regolò Monfils e, sul due pari, fu Troicki a prendersi le luci del palcoscenico, recitando il ruolo di eroe della patria. Viktor travolse un inerme Michael Llodra, preferito da capitan Forget a Simon, regalando alla Serbia la prima insalatiera della sua storia.
L’ultimo successo ceco è cronaca recente, dodici mesi fa appena. Il cammino partì contro l’Italia, fresca di rientro nel World Group, superata in due giornate a Ostrava. Seppi portò Stepanek al quinto, Bolelli strappò un set a Berdych e il doppio Bracciali/Starace nulla poté contro Tomas e Radek.
Nei quarti, a Praga, il tradizionale confronto con i serbi, privi del loro numero uno. Berdych annichilì Troicki, ma Tipsarevic compì l’impresa (97 al quinto) contro Stepanek. Nel doppio Tomas e Radek confermarono il loro grande affiatamento travolgendo Bozoljac e Zimonjic, e Berdych conquistò il terzo punto al termine di tre durissimi tie-break con un Tipsarevic mai domo.
Era il momento della semifinale, sulla carta assai difficile, a Buenos Aires contro l’Argentina. In effetti i sudamericani cominciarono alla grande, con Juan Martin Del Potro che non concesse nulla a Stepanek e Juan Monaco che si portò avanti per due set a uno con Berdych. Qui, però, il ragazzo di Valasske Mezirici innestò il turbo, chiudendo i restanti parziali sul 64 64 e spostando l’inerzia della sfida dalla parte degli ospiti. Il doppio (Berdych/Stepanek su Berlocq/Schwank) non ebbe storia e Tomas completò l’opera battendo agevolmente Carlos Berlocq, sceso in campo al posto di un acciaccato Palito, il cui rapporto con la Davis non è mai stato semplice.
Per la finale con la Spagna si fece ritorno alla O2 Arena di Praga. Gli ospiti non potevano disporre dell’infortunato Rafael Nadal, ma contavano su un David Ferrer in forma strepitosa. Il tennista di Javea non lasciò per strada nemmeno un parziale nei suoi due incontri, in avvio con Stepanek e la domenica con Berdych. Purtroppo per lui, Ferrer non fu supportato in modo adeguato dai compagni. In doppio Marcel Granollers e Marc Lopez si portarono avanti di un set, ma furono rimontati e l’altro singolarista, Nicolas Almagro, pur impegnandosi allo spasimo, non riuscì ad andare oltre una bella difesa contro Berdych, trascinato al quinto il venerdì. Sul due pari il murciano affrontò uno Stepanek caldissimo, ben deciso a riscattare l’opaca prestazione di due giorni prima, e cedette in quattro set. Per i cechi fu il tripudio, giunto a trentadue anni di distanza dall’unico trofeo conquistato in precedenza (ancora come Cecoslovacchia), protagonisti Ivan Lendl e Tomas Smid nel controverso big match interno con l’Italia.
E ora, per una tra Serbia e Repubblica Ceca, verrà il tempo del prestigioso bis ravvicinato. A festeggiare ancora saranno Djokovic & Co. oppure Berdych e Stepanek? Il verdetto al campo, com’è giusto che sia.