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La tournèe asiatica è il periodo tennistico più faticoso dell’anno. E’ sorta da una questione politica intricata, con Tiriac che ha spostato il torneo di Madrid a Maggio per inserirlo nel mezzo della preparazione al Roland Garros. Il magnate rumeno, non sazio, ha anche strappato il titolo di Master 1000 ad Amburgo, con l’appoggio di alcuni dirigenti dell’Atp, ed il torneo tedesco si è dovuto accontentare di una scomoda settimana a metà Luglio, declassato anche ad Atp500.
Qui è entrato in gioco Shanghai, che nella confusione generale aveva perso la Master Cup di fine anno ma ne ha approfittato per accaparrarsi il titolo di Master1000, creando appunto queste tre settimane in estremo oriente che tagliano le gambe a tantissimi giocatori, sbattuti nel giro di un mese e mezzo tra Nord America-Europa-Asia e per fare poi ritorno in Europa in vista delle ultime settimane della stagione. Per questo poi i primi anni ci furono tanti forfait anche tra i giocatori di primissimo ordine, anche se nelle ultime stagioni la situazione è abbastanza rientrata.
Quest anno tra Cina e Giappone si avrà probabilmente la detronizzazione di Djokovic a vantaggio di Nadal. Il serbo, che questa settimana taglia quota cento da n.1 al mondo, ha visto il proprio margine ridursi fino a duecentosessanta punti. Questo problema, sommato al fatto che lo spagnolo non può far altro che guadagnare visti gli zero punti da difendere, lo pone nella disperata situazione di non poter far altro che sperare nell’errore avversario prima di un’eventuale sfida in finale. Già, perché i due si sono dati appuntamento a Pechino, dove Djokovic è campione uscente ed ha vinto le ultime tre edizioni a cui ha preso parte (2009-2010-2012). Ma questo, come detto, potrebbe non bastare: i punti di differenza sono talmente pochi che a Nadal basterebbe raggiungere la finale, indipendentemente da cosa il serbo otterrà, per tornare al n.1 del mondo dopo più di due anni dal torneo di Wimbledon del 2011. Se per qualche ragione il sorpasso non dovesse arrivare subito, Djokovic non dormirà certo sonni tranquilli: da qui a fine stagione non ha grossi margini per guadagnare terreno sul suo più diretto avversario visti i successi a Pechino, Shanghai ed al Master.
L’assenza di Murray toglie un possibile terzo incomodo da questa sfida. Lo scozzese si era sempre ben comportato in Asia, come testimoniano i due successi ottenuti a Shanghai nel 2010 e 2011. Per lui invece il problema alla schiena lo costringerà al riposo forzato ed una sempre più probabile ripresa ad inizio 2014.
A margine della sfida tra i primi due giocatori del mondo gli occhi saranno puntati anche su Federer. Come accade ormai da tre anni, Roger ha deciso di disputare solo il Master1000 di Shanghai ed entrerà in gara nella seconda settimana di Ottobre. Dopo la bruttissima sconfitta contro Robredo agli US Open è riuscito, pur senza giocare, a risalire due posti nel ranking Atp e nella Race si troverebbe al momento in sesta posizione (approfittando sempre dell’assenza di Murray), mettendo del margine tra lui e Tsonga, al momento al decimo posto, l’ultimo dei giocatori che sembra possa giocarsi le sue carte fino in fondo per raggiungere il Master di Londa. L’assenza del vincitore di Wimbledon però potrebbe farlo salire al n.4 del seeding a Shanghai. Tutto dipende da cosa otterrà Berdych in Tailandia (prima) ed a Pechino (poi). E’ indubbio come essere compreso tra i primi quattro darebbe allo svizzero un discreto vantaggio, evitando di trovarsi di fronte uno dei primi due prima delle semifinali e provando ad incamerare più punti possibili per distanziare ulteriormente la zona calda della classifica Race, che si è ristretta tantissimo dopo l’ultimo Slam in cui sia Wawrinka che Gasquet hanno recuperato tantissimo terreno.
Saranno dunque tre settimane interessanti e complicate. Al termine la classifica Race potrebbe ritrovarsi non stravolta ma con alcune posizioni più cristallizzate. Dopo Shanghai le possibilità saranno praticamente dimezzate.