Foot Fault. Us Open: grande Nadal, ma Djokovic….

Sostanzialmente è finita come ci aspettavamo che finisse, con Nadal che alza la coppa e con Djokovic che si porta a casa un altro piatto (ci potrebbe fare un servizio, a questo punto, visto che è il quarto solo agli Us Open). E’ cambiata, almeno in parte, la storia che ha portato lo spagnolo a diventare per la seconda volta campione a New York e il serbo a tornarsene a Belgrado con le pive nel sacco. Ci immaginavamo un Nadal dominatore, un rullo compressore che spazza via qualsiasi cosa. Lo è stato per un set. Nel mezzo però ci siamo ritrovati con un Djokovic che ha giocato un tennis che non gli appartiene, fatto di scambi e mazzate che ricordavano tanto un Berdych qualsiasi, solo che siccome la classe e la testa di Nole non sono come quelle dello sciagurato ceco, abbiamo visto un Djokovic che faceva il Berdych molto meglio di…Berdych stesso. Questo, unito alle altri armi che il numero uno del mondo dispone nell’arsenale, hanno fatto sì che nel secondo e terzo set sia uscita fuori una partita bella, finalmente bella, finalmente godibile tra questi due giocatori, come da tanto tempo (almeno, a parere di chi vi scrive) non accadeva. Di più: Novak questa partita l’ha seriamente rischiata di vincere. O quantomeno, è andato davvero ad un passo da mettere seriamente, molto molto seriamente, in difficoltà uno che fino a poco prima sembrava ad un pelo dall’essere invulnerabile. A Djokovic è mancata in soldoni la sua arma migliore, ossia l’intelligenza. O meglio: non è rimasto lucido, cosa per lui stranissima. Nel terzo set era avanti di un break, e dopo averlo perso sul 4 – 4 si era portato avanti 0-40. Quando Nadal è riuscito a rimontare (anche) lì, si è subito capito che la sorte, che la partita, che il torneo erano ormai segnati. Peccato perché in caso di quinto set, questo match sarebbe potuto diventare forse un classico. Avrebbe probabilmente vinto Nadal, che fisicamente dimostrare di essere attualmente spanne e spanne sopra rispetto a tutti, ma ci saremmo divertiti di più. Alla fine della fiera, onore e merito allo spagnolo, senza dubbio il miglior giocatore del momento, autore di una stagione incredibile, soprattutto sul cemento, ma una tiratina d’orecchie a Djokovic è obbligatoria. Soprattutto: faccia qualcosa per migliorare le voleè. Un numero uno del mondo (anche se temiamo per lui ancora per poco…) non può fare delle simile mostruosità. Il 2013 del tennis sostanzialmente termina qui: da qui alle Finals di Londra ci sarà poca poca roba, Davis e Fed Cup a parte. Succede sempre così. Rimarranno tante cose, ma una sembra chiara, lampante: a questo punto da qui in avanti l’attenzione sarà focalizzata soprattutto alla rincorsa di Nadal verso i 17 titoli slam di Federer. Siamo a -4 (-1 da Sampras…), e Nadal ha 27 anni. Record ampiamente alla portata dello spagnolo, a meno che Roger con qualche (improbabile, siamo sinceri) colpo di coda non regali ai tifosi e a se stesso un’ultima magia. Ma qui, si sa, entriamo in un mondo che forse nemmeno ci appartiene…

 

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