Dal nostro inviato a New York
Se l’è giocata e vinta di fino la sua partita, approdando con pieno merito agli ottavi di finale di questo Open degli Stati Uniti. Se l’è giocato bene il suo derby, Roberta Vinci. Contro una Karin Knapp mai arrendevole, ma che alla fine ha dovuto ammainare bandiera al cospetto della tarantina, che con geometrie di gioco ben collaudate e con quella pazienza, che sembra essere diventata l’arma in più, è riuscita a “cucinarsi” a fuoco lento la sua avversaria, sino a batterla con il punteggio di 6/4 6/3. Il tutto, in un’ora e ventisette minuti, nei quali la “Robertina” nazionale ha sciorinato il tennis classico che noi tutti conosciamo e che, soprattutto nei momenti topici dell’incontro, non ha permesso alla Knapp di imporre il proprio di ritmo.
Partita che, nel primo set, è stata condizionata dal break al nono gioco, con la Vinci, poi, al cambio di campo, pronta a chiudere 6/4. Knapp, come detto, mai arrendevole. Avanti, nel secondo set, due volte di un break: prima 2-1 e poi 3-2. Ma, tutto questo, non bastava alla tennista altoatesina, laziale di adozione tennistica alla corte dei Piccari. Perché la Vinci restava lì, ferma sulle sue azioni tennistiche, mettendo insieme quattro giochi consecutivi, giocando con pazienza e con quel rovescio tagliato a mandare in grossa difficoltà la Knapp. Ecco, dunque, materializzarsi il 6/4 6/3 finale, in un’ora e ventisette minuti. Con grande soddisfazione per Roberta Vinci ed un po’ di amarezza per una Knapp, forse, poco incisiva al servizio rispetto ad altre volte. E siccome i derby sono un po’ come le patatine, una tira l’altro, ecco materializzarsi davanti a lei, la tarantina, Camila Giorgi. Con un’italiana sicuramente nei quarti di finale, con tre azzurre a mordere le caviglie della Halep. Incredibile, ma vero: questo Us Open è sempre più azzurro, al femminile in questo caso.
«Picchiava forte», fa la Vinci, quasi a mettere una postilla su ogni successivo discorso. «Dunque il mio primo problema era impedirle di prendere il sopravvento. Nello schema normale, due, tre colpi incrociati e poi il lungolinea, lei è micidiale. È come se prendesse velocità. Ho cercato di caricare il mio gioco di molte variazioni, e di non farle mai arrivare una palla uguale all’altra. Credo sia stata questa la chiave della mia vittoria». Aggiunge, Roberta, di aver espresso comunque un buon tennis, anzi, precisa, un tennis di alto livello. «L’anno scorso i quarti, ora di nuovo negli ottavi. Sono obiettivi importanti, ripeterli spesso significa aver raggiunto una collocazione importante nel tennis che conta». In più ci sono i derby, a punteggiare di azzurro il tabellone. Flavia e Sara, poi Karin e Roberta, prossimamente Roberta e Camila. «Il sorteggio ci ha messe tutte in un settore, e questa è una parte della spiegazione. L’altra è che siamo forti e in un buon momento».
«Stia attenta alla Giorgi», le manda a dire la Knapp. «Mi sono allenata con lei mercoledì scorso, ed era una furia. Colpisce benissimo e ha una pallata davvero pesante. Inoltre, viene dalle qualificazioni e non sembra per nulla affaticata». Vedremo se i consigli giungeranno a destinazione. Certo è che, in quanto ad attenzione, anche lei avrebbe potuto mettercene un tantino di più. «Avete ragione, ci sono stati due o tre momenti, nel secondo set, in cui ho buttato via l’occasione. Sono andata due volte avanti di un break, avrei dovuto tesaurizzare e non ci sono riuscita».
«Me ne vado con una classifica di nuovo intorno alla quarantesima piazza e con la convinzione di poter fare sempre meglio. Tutto sommato, un ottimo Slam».
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