Dal nostro inviato a New York
“Mamma mia, quanta gente”, si sarà detta. Un attimo dopo, però, era lì a tirar pallate, incurante del contorno, di uno degli stadi più famosi del mondo, della gente, accorsa in massa sull’Arthur Ashe per celebrare, dopo di lei, le trecento partite in uno Slam di Roger Federer e della sua avversaria, quella Caroline Wozniacki, che oltre ad essere la testa di serie numero 6 di questo Open degli Stati Uniti, è anche una che, da queste parti, ha fatto finale, il 12 settembre del 2009, perdendo, da favorita, contro Kim Clijsters. Un attimo dopo, Camila Giorgi, era lì a far partita pari con l’ex numero uno del mondo. In alcuni casi, a prenderla a pallate. Sì, proprio così, a pallate. Un attimo dopo, la Giorgi ha portato a casa il match, in due ore e trentadue minuti, mandando a casa la Wozniacki, guadagnandosi, dalle qualificazioni, gli ottavi di finale di questo Us Open, al cospetto di oltre ventimila spettatori. Mamma mia, tanta roba.
Il match, la nostra tennista, se l’è giocato dall’inizio alla fine e lo ha vinto meritatamente. Ha perso il primo set 6/4, dopo essere stata avanti 4-3 e aver avuto, una volta subito il break, due occasioni per tornare in partita nel primo parziale. Nel secondo set, poi, Camila è andata addirittura avanti 3-1 con break, ma ha dovuto subire il ritorno della sua avversaria, che non è l’ultima di questa Terra, che è stata numero uno del mondo e che, determinati momenti, ne ha vissuti a iosa. Da 3-1 a 3-3. Poi, via via, sino al 5-4 Giorgi, ma questa volta, sul servizio della danese, l’azzurra ha trovato modo e tempo per mettere la sua avversaria alle corde e strapparle il servizio addirittura a zero. Preludio ad un terzo set perfetto. Dove la Giorgi, come se quanto fatto prima non avesse un senso, ha continuato a menare come un fabbro, palla dopo palla, facendo fare alla povera Wozniacki, il tergicristallo. E, così, si andava avanti, regolarmente, sino al 2-2. Poi l’accelerata finale. Sino al 5-2, sino a tre matchpoint sprecati nell’ottavo gioco, poi ancora un altro, sul 40-15, nel nono, prima di chiudere al quinto, girarsi verso il suo angolo e mostrare il “pugnetto” di chi sa, di averla combinata grossa, davvero grossa. Ed ora il derby con la Vinci. L’ennesimo di questo Us Open dove, nella parte alta della metà bassa del tabellone, la morsa azzurra nei confronti della Halep, potrebbe risultare vincente. Ed ora, forse, sognare un posto al sole, è più che lecito.
«Prima o poi doveva capitare, non credete?». È lei, Camila Giorgi a rivolgere le domande. Attende risposta, ma sa che non c’è molto da aggiungere. Ha vinto finalmente un match importante, con una top ten. Se doveva capitare, alla fine è capitato. «Sono felice, ora. È un grande traguardo. Mi sento bene, non sono stanca anche se sono giunta al sesto match, partendo dalle qualificazioni. Credo di aver avuto sempre la situazione sotto controllo. Avrei potuto vincere anche il primo set, ma sono valutazioni che lasciano il tempo che trovano». Ora la Vinci. «Ha un tennis difficile, è una grande giocatrice. Ma non sarò io a cambiare atteggiamento. Io faccio il mio tennis, colpisco duro. Vedremo che cosa farà lei».
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