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Il giornalista de Il Messaggero Marco De Martino è morto improvvisamente nel tardo pomeriggio di ieri. Stava correndo a Villa Ada insieme con la fidanzata Barbara, come aveva fatto tante altre volte. Inviato sulla Formula Uno, esperto di tennis con un passato da classificato, era da sempre molto attento alla forma fisica e anche per questo evitava di bere alcolici e fumare. Era uno sportivo vero, prima di essere uno degli inviati di punta de Il Messaggero, firma storica nel mondo dei motori. Marco aveva iniziato la carriera di giornalista a Il Messaggero facendo tutta la gavetta: collaboratore, articolo 2, praticante, professionista, caposervizio, inviato.
“Marco è morto tra le mie braccia” racconta Barbara dilaniata dal dolore. Stavano correndo, Marco si è fermato dicendo: “Aspetta, mi fa male la gola”. Poi un susseguirsi di eventi tanto rapidi quanto tragici. Si è appoggiato, è caduto, sembrava svenuto, poi ha smesso di respirare. Marco è morto durante una corsa come il suo amico Ayrton Senna. Aveva solo cinquantasette anni. I funerali si terranno domani, mercoledì, alla basilica di San Lorenzo a piazzale del Verano.
Il presidente del CONI Giovanni Malagò, che era unito a Marco De Martino da una profonda amicizia, gli ha subito dedicato un pensiero commosso. «Conosco Marco da quando aveva sette anni. I nostri genitori ci portavano al Canottieri, eravamo ragazzini e insieme ci siamo affacciati al mondo del tennis. Sono distrutto da un dolore fortissimo, perché ho perso un amico di infanzia. Era un grande appassionato di auto e di tennis, era stato anche un ottimo giocatore».
A Barbara e ai familiari vanno le più sentite condoglianze da parte del direttore Azzolini, del condirettore Ansaloni e della nostra redazione.
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