Questo è un capitolo tratto dal libro del 2014 “Solo uno- Analisi di una rivalità”, scritto da Rossana Capobianco e Riccardo Nuziale Non lo riconosceremmo più, ormai, quel tennis. Quello riservato solo a pochi, quello che gli amici ti guardavano come fossi un extraterrestre quando confessavi di rimanere a casa per seguire la finale di […]
Rafa o non Rafa? È questo l’interrogativo che da mesi assilla legioni di fan e appassionati. Insomma, quando torna Nadal? Inutile ripercorrere qui, tappa per tappa, i numerosi rientri annunciati e poi smentiti dal 26enne maiorchino, a volte all’ultimo momento, altre con un certo anticipo. Cercheremo in questa sede di concentrarci sulle prospettive a breve-medio termine del fuoriclasse spagnolo, assente dal circuito, come noto, addirittura da Wimbledon, dove fu eliminato al secondo turno, in cinque set, dal ceco Lukas Rosol.
Nadal salterà dunque anche gli Australian Open: dovremmo rivederlo in campo a fine febbraio, per la prova ATP 500 in scena sulla terra rossa di Acapulco. La prima domanda da porsi è se stavolta Rafa giocherà davvero. La seconda, naturalmente in caso affermativo, è in quali condizioni lo troveremo. La terza, più subdola se vogliamo, è sui motivi che lo hanno portato a scegliere l’evento centroamericano come location per il ritorno. Chiaro, avrà bisogno di accumulare match nelle gambe, e disputare un torneo di livello buono ma non eccelso come quello messicano potrebbe essergli utilissimo a questo scopo. La partecipazione ad Acapulco non rischia, però, di preludere ai forfait nei Masters 1000 sul cemento statunitense, in calendario poco dopo su campi dalla consistenza ben diversa?
Molte riserve sulle sue possibilità future saranno sciolte al momento della compilazione dei tabelloni di Indian Wells e Miami. Nadal ci sarà? Ossia, dopo un rientro morbido sulla sua superficie prediletta (e quella che ne sollecita meno il fisico), prenderà parte, come nulla fosse accaduto negli ultimi mesi e alla vigilia della primavera sulla terra (dichiaratamente il suo obiettivo principale dell’anno), a due scomodi e logoranti tornei sul duro? E, nell’eventualità, come reagiranno le sue articolazioni? E se, invece, per preservarsi ed evitare ricadute dell’infortunio al ginocchio, Rafa optasse per dedicarsi solo al rosso e poi alla breve stagione sull’erba, terreni più morbidi, sui quali l’attrito è ben minore?
Insomma, parlando del 2013 di Nadal, non si può prescindere dal formulare mille interrogativi. Il quadro possibile va dall’eventualità più favorevole, un rientro in grande stile – magari con un nuovo filotto di vittorie on clay e una partecipazione competitiva a Wimbledon, ma anche agli US Open e alle ATP World Tour Finals di Londra – a quelle più negative, come una presenza assai limitata sul circuito (che, per certi versi, ricorderebbe un po’, con le ovvie differenze di caratura!, lo svedese Kent Carlsson nella seconda metà degli anni Ottanta…) o, addirittura, a un prematuro ritiro (ma questa è l’evenienza peggiore e, si spera, con probabilità di tradursi in realtà vicine allo zero).
Certo è che lo stesso Rafa e il suo entourage, con un atteggiamento nei confronti dei media che non sempre è apparso coerente e trasparente, hanno contribuito in maniera determinante a disorientare tutti, scatenando così questa ridda di ipotesi. Ma, chissà, magari lo spagnolo, nel leggere le congetture più disparate sulla sua assenza, starà ridendosela della grossa, pronto, quando sarà il momento giusto, a correre come un ossesso e a esplodere di nuovo i suoi bolidi da fondo, per aggiornare in modo consistente la propria lista di primati.