di FABRIZIO FIDECARO
Semifinale dell’ATP 250 di Sydney. In campo il beniamino di casa Bernard Tomic e l’azzurro Andreas Seppi. Siamo nel tie-break del primo set, l’altoatesino ha già mancato due set-point sul 6-4, ne ha salvato uno sul 6-7 e ora se ne è procurato un terzo sull’8-7. Seppi attacca con il diritto, che va ad atterrare vicino alla riga, ma ben dentro. Il punto è pressoché conquistato, gli basterebbe solo mettergli il suggello con un ultimo colpo, quello definitivo.
Ma ecco che accade l’imponderabile. Il giudice di linea chiama la palla dell’italiano fuori. Mormorio del pubblico, ricorso all’Occhio di Falco e inevitabile correzione dell’arbitro, che, però, non può far altro che ordinare la ripetizione del punto. Seppi non riuscirà a conquistarlo, cederà il tie-break per 12 punti a 10 e infine il match per 76 64, regalando a Tomic la prima finale in carriera nel circuito maggiore.
Al di là delle tante occasioni già sciupate in precedenza, che costituiscono senza dubbio motivo di grande rimpianto, ad Andreas, di fatto, è stato scippato un set, che, conoscendo anche il temperamento fumantino del suo avversario, avrebbe indirizzato l’incontro nettamente dalla sua parte. Eppure, quello che ci preme sottolineare è l’estrema compostezza con la quale l’azzurro ha affrontato la faccenda.
Molti altri – italiani e non, inutile fare nomi… – avrebbero reagito urlando e sbraitando, e magari, una volta ceduto il parziale, sarebbero usciti di partita con la testa. Lui no: ha accettato l’evento sfavorevole, con un contenutissimo e quasi impercettibile disappunto, ma senza mettersi a fare smorfie, mossette o peggio, e ha continuato a lottare anche nel secondo set, perduto solo per un passaggio a vuoto tecnico (due doppi falli) e grazie anche a un clamoroso nastro vincente di Tomic sulla palla break decisiva, anch’esso accettato con serenità.
Insomma, onore al giovane australiano, che, se incanalerà il suo talento nei giusti binari, troveremo presto fra i top ten. Il comportamento esemplare di Seppi, però, merita la ribalta maggiore. Ancora una volta, Andreas ha mostrato di essere un vero gentleman del tennis, uno cui sarebbe bene che si ispirassero in tanti, dal bambino della SAT al top player. Senza parlare di vittorie morali – che lasciano il tempo che trovano e non occupano posto nelle bacheche – a lui va tutta la nostra stima umana e professionale.
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