La WADA conferma il sabotaggio degli hacker russi. Intanto Venus Williams si difende

TENNIS – Di Diego Barbiani

A poco meno di ventiquattro ora dallo scoppio di un nuovo possibile scandalo doping a 5 cerchi, la WADA conferma che il proprio sito ed i dati personali di centinaia di atleti sono stati violati da hacker.

Nessuna manipolazione, solo la divulgazione di risultati e valori dei test antidoping di molte stelle dello sport statunitense. In mezzo a questo potenziale scandalo sono finite anche le sorelle Williams, Venus e Serena, assieme alla stella della ginnastica Simon Biles (4 ori) e la cestita Elena Della Donna. “Siamo molto dispiaciuti per questa situazione – afferma la WADA – e consapevoli della minaccia che questi possono rappresentare per gli atleti e le cui informazioni confidenziali sono state divulgate attraverso quest atto davvero criminale. Stiamo già trattando le parti interessate degli atleti coinvolti”. Infine, il dettaglio che mette luce sull’origine di questo gruppo di pirati informatici: “La WADA è stata informata dalle autorità legali che questi attacchi sono provenienti dalla Russia”.

Questo gruppo di sabotatori ha portato alla luce che tanti atleti hanno assunto per lunghi periodi di tempo sostanze proibite proibite o comunque inserite nella lista nera della WADA, ma per loro non sarebbero nate sanzioni perché c’erano certificati medici che giustificavano i valori anomali. supportati da certificati che attestavano il bisogno all’assunzione stessa per curare alcuni problemi fisici. Il sito degli hacker ha voluto poi puntare il proprio attacco su un particolare: questi atleti hanno ricevuto le esenzioni terapeutiche dalle rispettive federazioni per sostanze che teoricamente sembrerebbero volte a curare malattie da cui gli atleti stessi non sembrerebbero affetti.

Venus Williams, intanto, cerca di difendersi dalle accuse. La veterana statunitense, n.7 del mondo, in un comunicato, ha voluto chiarire la propria posizione: “Sono delusa di aver saputo che i miei dati clinici privati sono stati pubblicati da hacker senza il mio consenso. Ho sempre seguito le regole stabilite dal programma antidoping; ho chiesto un permesso, concesso, per esenzione per uso terapeutico. Il programma di esenzione richiede un rigoroso processo di approvazione e io vi ho aderito dopo che ho avuto gravi problemi di salute. Le esenzioni sono approvate da un gruppo di medici e per ragioni legittime. Io sono una delle più grandi sostenitrici della lotta al doping, sono per mantenere il massimo livello di integrità nello sport e sono sempre stata disciplinata nel seguire le linee guida dettate dalla federazione”. 

Per lei, così come per Serena, la maggior parte dei documenti riguarda eccezioni terapeutiche comunicate e registrate fra il 2010 e il 2014, quasi tutte per il ricorso al prednisone, un corticosteroide molto potente. Il prednisone è un antidolorifico che agisce come immunosoppressore, ovvero blocca gli anticorpi “impazziti” del sistema immunitario. In caso di sintomi particolarmente gravi e dolorosi, si può somministrare una terapia a base di corticosteroidi anche per i pazienti affetti dalla sindrome di Sjogren, come Venus Williams. Tutto questo, però, ed è sempre bene ricordarlo, era giustificato da un certificato medico, quindi non è nulla di illegale da un punto di vista giuridico. Il giornalista di ESPN, TJ Quinn, si è così espresso su Twitter: “Prima che persone perdano la testa… SE i documenti rubati sono veri, loro non indicano che Simon Biles o le sorelle Williams siano “dopate”. I documenti mostrano che loro sono state testate positive per dei farmaci che avevano dichiarato di prendere per ragioni mediche. I documenti suggeriscono che […] Serena ha ricevuto trattamenti di CORTICOsteroidi a causa di un infortunio. La gente legge “steroidi” e subito da di matto, ma questi NON SONO farmaci che gonfiano i muscoli. Non c’è niente nei documenti che suggerisca un illecito. A parte il fatto che qualcuno li abbia rubati”. Questi i tweet a riguardo:

Lo scandalo però non sembra di facile conclusione, perché la WADA ora, dopo aver certificato che qualcuno è entrato nel proprio database per divulgare dati strettamente personali riguardo agli atleti di maggior risalto a livello internazionale, potrebbe ora trovarsi costretta a dover motivare il perché di tutte queste concessioni, e molte per lunghi periodi, soprattutto nel campo dell’atletica, all’utilizzo di farmaci vietati.

 

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