Rappresentare i diversi stati d’animo del vivere quotidiano attraverso il gioco del tennis e le sue sfide, con uno sguardo attento alle emozioni nascoste nelle posture delle figure che svelano tutta l’interiorità del giocatore dentro e fuori dal campo.
Questo il fil rouge che lega le opere di Vittorio Pavoncello, artista oltre che autore e regista, esposte fino al prossimo 19 maggio presso il Foro Italico, a Roma, nell’ambito dell’81° edizione degli Internazionali BNL d’Italia di Tennis. Dieci dipinti olio su tela che rappresentano una selezione dell’ampia mostra “Fair Play”, in corso alla Galleria Pavart di Roma, curata da Velia Littera e patrocinata dal Comune di Roma.
Le opere di Vittorio Pavoncello in mostra al Foro Italico, presso gli spazi della Federazione Italiana Tennis, nella sala ristoro degli atleti, rappresentano un’occasione significativa per raccontare il tennis in modo inedito, dando vita ad un nuovo linguaggio d’arte: come uno sport che va oltre la semplice competizione fisica mostrando tutta la complessità ed il valore umano di questa disciplina. Da “La giocatrice di tennis” a “Et Smash!”, da “La prima volta sull’erba” a “Quando tutto gira” fino a “Senza invidia”, “Un equilibrio difficile” e “Gli amici delle racchette rotte”: i dipinti di Pavoncello rappresentano figure umane in azione non solo nel tennis ma anche in situazioni ai margini dell’attività fisica in un continuo dialogo fra sport e vita.
“La storia dell’arte fa risalire l’interesse degli artisti per il tennis dal 1500 ad oggi, ma sono quadri che risentono e riflettono le epoche in cui sono state creati, e spesso riproducono scene della vita del tennis, ma poco si soffermano sul gioco, sul giocare, sullo stato interiore che agita e muove il giocatore di tennis. Siamo di fronte ad una disciplina che, come si dice per l’arte, vuole farsi vedere, che si dà in mostra. Non basta giocare a tennis se nessuno guarda chi gioca, come un quadro ha bisogno dell’osservatore e fruitore per vivere”, dichiara Vittorio Pavoncello.
Come i pittogrammi, comprensibili senza testo o spiegazioni aggiuntive, l’artista crea una nuovo linguaggio d’arte ponendo in evidenza i movimenti più significativi che avvengono nell’interiorità del giocatore. Il tratto minimale unito alla scelta accurata dei colori esprime la bellezza della sfida, la forza mentale e la grazia nell’esecuzione del gesto.
“Il tennis italiano sta vivendo un momento esaltante, legando la sua storia ad uno spettacolo sportivo sempre più di massa. Sono molte le domande che ci potremmo porre e molte le risposte: è una gara, è una sfida, si è da soli, ci vuole abilità, forma fisica e tanto lavoro di testa. Le tele di Vittorio Pavoncello ci aiuteranno quindi a leggere meglio questo sport che richiede capacità analoghe a quelle della nostra società. Da qui l’idea di una mostra che partendo dagli Open di Roma 2024 possa poi aprirsi ad altri circuiti”, afferma la curatrice Velia Littera.
La mostra “Fair Play” di Vittorio Pavoncello costituisce un invito all’uso estetico del movimento del corpo posizionato in forme frammentate tese a ricomporre la perfezione, come nel campo da gioco.
Vittorio Pavoncello, nato a Roma nel 1958, vive e lavora a Roma. Ha realizzato spettacoli di teatro, film e mostre tra cui “Il nuovo pianeta” con L. Gregoretti all’Anfiteatro Flavio Colosseo contro la pena di morte. “Cicerone o il Regno della Parola” con Anna Foa, al Teatro India Roma.
Pubblica nel 2009 il romanzo “Spam story” e nel 2017 con ”Tutte le foto del mondo tranne una” edito da Progetto Cultura vince il Premio Internazionale Capalbio 2017. Nel 2013 cura e scrive il saggio “Il serpente nel Big bang” e nel 2016 “Cheese! Un mondo di selfie”, editi da Mimesis Edizioni. Nel 2018 scrive “Hitler non è mai esistito. Un memorabile oblio” insieme a Furio Colombo, Celid Editore. Nello stesso anno “Hashtag” libro di poesie e il saggio “Ultime grida dalla storia”, entrambi editi da Progetto Cultura.
Fra le mostre più importanti “Il popolo del sogno”, 50 incisioni al Complesso del Vittoriano, la mostra di scultura “Human Gravitation Project” a cura di Anna Imponente, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali de L’Aquila e i Laboratori Nazionali di Fisica del Gran Sasso, “Gravitar sul fango” disegni, sculture, incisioni e installazioni alla Fondazione Marco Besso, Roma.
È direttore artistico dell’Associazione ECAD e ideatore di SpamLife che si occupa dei fenomeni di esclusione sociale. Per la casa editrice All around è direttore di collana di “Stati generali della memoria”.
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