Editto bulgaro/ Sinner e la terra promessa

Il problema non è lui. Il problema siamo noi. Basta riavvolgere brevemente il nastro e riandare a una ventina di giorni fa, quando Sinner perse la semifinale di Indian Wells contro Alcaraz. Lo ripetiamo: contro Alcaraz, non contro il primo pincopallino che passava per caso.

Eppure non pochi appassionati (e non solo) si permisero di alzare il sopracciglio. “Vedi? Appena incontra un giocatore forte subito le prende”. Come se Medvedev e Djokovic – battuti a più riprese – fossero giocatorini da quattro soldi… Qualcuno è arrivato persino a sostenere che Sinner si fosse montato la testa. Cioè, Sinner che si monta la testa! La cosa più insensata che si possa pensare e – ci permettiamo di aggiungere – quasi impossibile possa accadere.

E infatti appena quindici giorni dopo quell’unica sconfitta di questo incredibile 2024, Sinner ha trionfato a Miami e tutti si sono scordati di quei dubbi, scatenando immediatamente il pericolosissimo processo inverso: quello di dare quasi per scontata l’imbattibilità di Jannik.

A tal proposito allora, vogliamo anticiparvi uno scoop straordinario: Sinner perderà altre partite! Alcune contro giocatori forti come Alcaraz, altre forse anche con giocatori contro i quali normalmente vince agevolmente. È il bello, l’essenza stessa arriveremmo a dire, del tennis e dello sport in generale.

Questa lunga premessa per dire che siamo ora arrivati a uno snodo importante della stagione. La stagione sul cemento è momentaneamente alle spalle e si apre quella sulla terra rossa europea. Monte Carlo, Barcellona, Madrid, Roma e gran finale con il Roland Garros. Prima d’un bis particolarmente eccitante ancora a Parigi, con le Olimpiadi.

Non conosciamo ancora il programma di Sinner, ma quasi certamente non giocherà tutti questi tornei. Quasi certamente salterà Barcellona e resta più di qualche dubbio sulla partecipazione a Madrid. Molto dipenderà dalla sua condizione, che verrà ovviamente testata giorno per giorno e che soltanto lui e il suo team conoscono alla perfezione. Staremo a vedere.

Quello che qui importa è cercare di capire che grado di competitività potrà avere Jannik sulla terra battuta. Sul cemento, lo abbiamo visto, s’è dimostrato il più forte di tutti. Ma anche sul duro, abbiamo potuto verificare come tra la superficie lenta di Indian Wells e quella più rapida di Miami il nostro giocatore prediliga decisamente la seconda.

Le terra quindi rappresenterà un problema in più per Sinner, ma attenzione, questo non significa assolutamente che non potrà essere competitivo sul rosso. Ricordiamo a tal proposito che il suo primo quarto di finale Slam lo raggiunse proprio a Parigi, eliminando un osso duro come Zverev.

Inutile aggiungere poi che questo Sinner è un altro giocatore rispetto al giovanissimo Jannik che raggiunse quell’ottimo risultato. Un giocatore diverso nella consapevolezza sua personale e – soprattutto oseremmo dire – nella percezione degli avversari, che spesso sembrano entrare in campo già rassegnati al peggio.

In conclusione, Sinner sarà il favorito numero uno anche sulla terra battuta e farà polpette degli avversari come sul cemento? Quasi certamente no. Anzi, non sarà neppure il favorito assoluto. Quel ruolo (scomodissimo) spetterà in primo luogo ad Alcaraz e (se torna tra noi) forse ancora a Djokovic.

Ma attenzione, perché pur essendo giustamente da ritenere il favorito assoluto, tra Alcaraz e gli altri non c’è la stessa differenza sul rosso che c’era tra il miglior Nadal e i suoi poveri avversari. Partirà avanti nel pronostico, ma soprattutto contro giocatori del calibro di Sinner il match non se lo porterà da casa.

Quindi prepariamoci ad assistere a due mesi intensi e molto faticosi, dove ogni stilla di energia in più potrà fare la differenza. Il 10 giugno – il giorno dopo la finale del Roland Garros – ne sapremo certamente di più. E chissà che non ci sia anche il primo italiano numero 1 del mondo!

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