Halep, Sinner e la strategia per perdere un torneo di tennis

Singapore, ottobre 2014. Simona Halep e Serena Williams sono nel gruppo rosso delle Finals, insieme a Eugenie Bouchard e Ana Ivanovic. Serena Williams ha un parziale di 11-1 nei precedenti incontri giocati con le tre giocatrici, l’unica ad averla battuta è Ana Invanovic che a Melborune, 9 mesi prima è riuscita a superarla in tre set. Più in generale, Serena ha un parziale complessivo di 49-4 con le sette giocatrici presenti a Singapore. Oltre alla ricordata sconfitta contro Ivanovic, Serena ha perso un match contro Carole Wozniacki e e due contro Maria Sharapova. Nella prima giornata Serena e Halep vincono i loro incontri – contro Ivanovic e Bouchard – in due set e quindi si trovano uno di fronte all’altra nel match successivo. A Simona riesce la partita perfetta e batte una spenta Serena addirittura per 6-0 6-2. Ivanovic supera Bouchard in due set, lasciandole solo quattro game. La canadese farà solo due game nel match contro Serena, quello che precede Halep-Ivanovic. Serena chiude il girone con 4 set vinti e 2 persi; e 26 game vinti contro 22 persi. Halep ha fin qui vinto 24 giochi e ne ha persi 10. Ivanovic ne ha vinti 20 e ne ha persi 16. A Simona Halep basta fare tre games per qualificarsi (arriverebbe a 27-22 contro il 26-22 di Serena). Ivanovic deve vincere in due set, va bene anche un 7-5 7-6, che la porterebbe a 32-27. Ivanovic vince in tre set e insieme alla romena si qualifica Serena Williams, che in finale vince, contro Simona, 6-3 6-0. Simona Halep, all’epoca aveva 23 anni, ed era alle sue prime Finals. Non raggiungerà mai più le semifinali al torneo di fine anno.

Il tennis, come vi spiegano con l’aria di chi stia rivelando un segreto per iniziati appena osate parlare con un tecnico, ha una caratteristica che ogni giocatore deve tenere in mente: i punti non sono tutti uguali. Una cosa è giocare la palla break, il set point, il mach point; altra, diversissima, è giocare sul 40-0 per l’avversario. Allo stesso modo, va da sé, una cosa è il game del 4-5 o del 5-6, altra cosa è il game di risposta mentre sei avanti 5-0. In casi estremi, molto spesso dopo aver vinto i primi due set, nel terzo si preferisce “rilassarsi” per raccogliere le forze in vista del quarto set. In particolar modo queste “strategie” vengono impiegate quando stai giocando con un avversario che tendenzialmente è più forte di te, proprio perché sai che è inutile correre rischi superflui, sarà già difficile vincere in quel modo, meglio evitare guai. In un ottavo di finale a Indian Wells Nalbandian era avanti 6-3 5-3 con Nadal, e con lo spagnolo al servizio ebbe cinque match point, giocati sfiancandosi a destra e a sinistra. Rafa li annullò tutti e vincerà quel match 6-0 al terzo.

Insomma in un gioco eminentemente strategico come il tennis la cosa più normale nel mondo è non dannarsi per vincere punti inutili, game inutili, set inutili. E coerenza vorrebbe che, così come mostrato da Medvedev contro Alcaraz, si evitasse di vincere partite inutili, che ti portano via energie buone per i successivi incontri e che finiscono col favorire l’avversario più forte. Lo spirito sportivo – che sentirete evocare, lo avete già sentito – posto che sia qualcosa di preciso (ma tranquilli, se chiedete una definizione di questo benedetto “spirito” avrete solo farfugliamenti incoerenti) non c’entra granché. Evitare di vincere una partita che potresti pagare cara è come tirare un toppone di dritto sul colpo più debole dell’avversario, e pazienza per lo spettacolo. Anche perché, banalmente, non si tratta di bastonare un avversario ferito o di umiliare una squadra già sconfitta – e anche lì ci sarebbe da discutere – quanto appunto di mettere in atto le strategie migliori per portare a casa un game, un set, una partita. Un torneo.

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