La 32esima edizione del Masters 1000 di Miami ha segnato una tappa pregnante del passaggio generazionale che, con la presenza ai vertici di “mostri sacri” come Djokovic e Nadal, stenta ad affermarsi chiaramente, ma che trova razionalmente conferma nei numeri come dimostra l’occupazione totalitaria (per la prima volta in un torneo maggiore) degli otto posti nei quarti di finale da parte di tennisti appartenenti alla Next Gen.
A suggellare questo nuovo status del tennis maschile è arrivata la straordinaria vittoria della nuova stella spagnola Carlos Alcaraz che, a 18 anni e 11 mesi, sbaraglia gli avversari e conquista il suo primo Masters 1000, diventando il più giovane vincitore a Miami, sostituendosi a Djokovic che si era imposto nel 2007 all’età di 19 anni e 10 mesi.
Non è assolutamente una sorpresa soprattutto a seguito della splendida prestazione fornita a Indian Wells dove ha conteso strenuamente l’ingresso in finale a Rafa Nadal suo grande mentore, ma la velocità e la naturalezza con cui si è concretizzata la realizzazione di un traguardo così importante è andata oltre le più azzardate previsioni. Alcaraz è il primo spagnolo ad alzare il trofeo del Miami Open dopo otto finali perse (5 da Nadal) e 22 piazzamenti tra semifinali e quarti da parte di suoi connazionali:
Nel corso del torneo il tennista di Murcia ha piegato tre top ten (Tsitsipas negli ottavi, Hurkacz in semifinale e Ruud in finale) portando in positivo il bilancio in carriera negli scontri diretti con i migliori 10. Per effetto dei 1000 punti conquistati, Alcaraz fa un ulteriore importante passo avanti in classifica salendo dal 16esimo all’11esimo posto, scavalcando quindi Sinner che scende al n.12.
Se Alcaraz si esalta, Daniil Medvedev mastica amaro per aver fallito la riconquista della leadership mondiale. Avrebbe dovuto approdare almeno in semifinale per poter scavalcare in classifica Djokovic (escluso dai due Master 1000 americani non essendo in regola con i requisiti richiesti dalle norme anti pandemia), ma il polacco Hubert Hurkacz che era campione uscente lo ha trafitto nei quarti col punteggio di 7-6 6-3.
Prossimo appello sulla terra rossa europea dove Nole Djokovic, alla 364sima settimana da n.1,tornerà in campo continuando a inseguire il record assoluto delle settimane da numero uno del mondo detenuto da Steffi Graf (377).
Torneo femminile
Nell’anno in cui Aryna Sabalenka, la prima favorita sia a Indian Wells che a Miami, esce di scena all’esordio in entrambi i tornei, la giovane polacca Iga Swiatek conquista entrambi i trofei onorando e legittimando la leadership mondiale sopraggiunta a seguito del ritiro di Ashley Barty che, come noto , ha deciso di abbandonare il tennis e non è più presente nella classifica mondiale.
Nella storia del tennis moderno la doppietta Indian Wells- Miami aveva soltanto quattro precedenti le cui protagoniste (Graf, Clijsters e Azarenka) sono tutte state numeri uno del mondo:
In finale è giunta la giapponese Naomi Osaka che non giocava una finale dagli Australian Open dello scorso anno quando vinse battendo l’americana Brady. La tennista giapponese, n.77 del ranking, non compresa tra le teste di serie, è la finalista di Miami con la più bassa classifica di sempre. Grazie a questo risultato recupera 42 posizioni in classifica risalendo fino al 35simo posto.
La Swiatek, che compirà 21 anni il 31 maggio prossimo, si conferma cecchino implacabile in finale avendo vinto le ultime sei delle sette disputate in carriera e in cui ha lasciato alle avversarie complessivamente appena 20 game:
Bilancio azzurro
Su di esso pesa enormemente il forfait forzato di Matteo Berrettini che è stato poi costretto a sottoporsi a intervento chirurgico al polso che lo costringerà a saltare almeno il torneo di Montecarlo.
Raccapricciante la resa di Jannik Sinner per colpa di una vescica ad un piede che lo ha costretto al ritiro dopo 5 game del quarto di finale contro l’argentino Francesco Cerundolo n.103 del mondo, impedendogli di replicare il clamoroso risultato dello scorso anno quando approdò in finale (persa contro Hurkacz). Cerundolo era il più morbido avversario che potesse capitargli nei quarti e Ruud sarebbe stato l’ostacolo in semifinale, già battuto nei due scontri diretti fin qui disputati. Peccato davvero.
Restano tuttavia le confortanti sensazioni che il tennista altoatesino ci ha lasciato in termini soprattutto di tenuta mentale a seguito delle tre prestazioni fornite contro Ruusuvuori, Carreno Busta e Kyrgios. Gli otto match point salvati (3 con il finlandese e 5 con lo spagnolo) unitamente alla freddezza e concentrazione che ha saputo mantenere (memore di quanto gli accadde contro Tiafoe a Vienna lo scorso anno), di fronte alle reiterate escandescenze dell’australiano dimostrano che il percorso di crescita del giocatore continua con fiducia e nella piena consapevolezza dei propri mezzi.
Per il resto non si sono registrati risultati degni di nota da parte degli altri italiani in campo maschile. Fognini ha vinto il match d’apertura contro il giapponese Daniel perdendo poi nettamente da Kyrgios, mentre Musetti e Sonego, pur partendo col favore del pronostico, hanno ceduto rispettivamente all’australiano Popyrin e all’americano Kudla.
Ottime notizie dal settore femminile grazie a Lucia Bronzetti che su un palcoscenico importante, ha confermato di essere una giocatrice “tosta” ,in costante crescita, su cui la nazionale azzurra potrà fare pieno affidamento. La tennista riminese da n.102 del mondo, rientrata nel main draw come lucky loser, ha sfiorato il clamoroso ingresso nei quarti ,sciupando un match point contro l’australiana Saville (ex Gavrilova da signorina) dopo aver battuto sul campo la australiana Tomljanovic (n.32) e la svizzera Voegele, prima di passare il terzo turno senza giocare causa il ritiro della russa Kalinskaya.
Grazie all’exploit della Bronzetti il bilancio “combined” della spedizione azzurra in termini di performance risulta la migliore dal 2014:
Altri numeri
2 – Le wild card contemporaneamente negli ottavi in campo femminile: la ceca Fruhvirtova (16 anni) e la australiana Saville che si è poi spinta fino ai quarti. Era già successo nel 2012 (V.Williams e Muguruza) e nel 2013 (Tomljanovic e Muguruza).
2 – Le finali consecutive in campo maschile con due tennisti alla loro prima finale in un Masters 1000: 2021 Hurkacz- Sinner e 2022 Alcaraz- Ruud.
3 – I tornei vinti in carriera da Carlos Alcaraz: prima di Miami aveva vinto a Umag lo scorso anno e a Rio de Janeiro a febbraio scorso.
6 – I match vinti in carriera da Sinner dopo aver salvato match point:
7 – Il nuovo best ranking di Casper Ruud che scavalca il russo Rublev e si porta alle spalle di Matteo Berrettini.
8 – Le partite vinte da Sinner a Miami nelle due partecipazioni al torneo (2021/22) con due sole sconfitte. La performance è la migliore tra quelle dei tennisti italiani:
10 – Il nuovo best ranking dell’inglese Cameron Norrie , fermatosi agli ottavi sconfitto da Ruud.
11 – Record storico negativo di teste di serie approdate al terzo turno nel tabellone femminile da quando nel 1989 salirono a 32 le teste di serie del torneo.
15 – I tennisti ad aver vinto almeno un edizione del torneo dal 1990 (anno di ingresso della categoria Masters 1000):
15 – I ritiri registratisi nel torneo femminile dopo la pubblicazione del tabellone principale.
16 anni – L’età della ceca Linda Fruhvirtova, la tennista più giovane ad aver raggiunto gli ottavi al Miami Open dal 2004, quando ci arrivarono, sempre a sedici anni, Maria Sharapova e Tatiana Golovin.
17 – La striscia aperta di match vinti consecutivamente della Swiatek.
20 – La serie aperta di set vinti consecutivamente dalla Swiatek.
42,19 – L’età complessiva dei due finalisti del torneo Alcaraz e Ruud. E’ il nuovo record di precocità del torneo:
52 – Le posizioni scalate in classifica dall’argentino Francesco Cerundolo che, grazie alla semifinale raggiunta, è passato dalla 103sima alla 51sima posizione.
249 – La classifica dell’australiana Saville, la più bassa di ranking a raggiungere i quarti di finale nella storia del torneo.
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