Giornata da dimenticare per il tennis italiano che si era avvicinato agli ottavi di finale di Indian Wells con più di una speranza.
Per quanto con Kyrgios non si può certo mai sapere Sinner avrebbe dovuto affrontare un avversario che era 120 posti dietro di lui, anche se mai come in questo caso la classifica conta poco. Purtroppo i malesseri intravisti contro Bonzi forse si sono ripresentati e l’altoatesino non ha potuto neppure scendere in campo. Eravamo ancora più fiduciosi per l’altro match e più in generale per l’intero torneo di Matteo Berrettini, che agevolato dai dilemmi di Djokovic si era trovato nella metà di tabellone che pareva più che agevole.
Non era certo Kecmanovic che avrebbe dovuto impensierirlo, buon giocatore per carità, ma mai più avanti della posizione numero 38, una sola vittoria contro i top10 e che era arrivato proprio a Indian Wells ai quarti di finale del 2019 approfittando di un ritiro di Nishioka. Invece Matteo ha mostrato le stesse incerte condizioni fisiche degli altri due match, quando era riuscito in qualche modo a sfangarla un po’ per l’inesperienza di Rune e per il cupio dissolvi di Harris. Ci stava riuscendo ancora anche oggi, riprendendo per i capelli il match nel secondo set, quando una palla break nell’undicesimo game poteva chiudere anzitempo la partita, e forse se non avesse gicoato male la risposta sulla palla break del settimo game chissà, magari ne sarebbe uscito vivo anche oggi. Invece è stato il classico canto del cigno, perché da quel momento Berrettini, che è sempre rimasto lucido, ha sostanzialmente delegato alla potenza dei suoi colpi la questione, tirando a tutto braccio dopo aver capito che non sarebbe stato in grado di reggere la ragnatela lenta del serbo. Nell’ottavo game del terzo set è tornato il fuoriclasse che conosciamo, tirando dei dritti spaventosi – un paio sulle due palle break – che l’hanno tenuto a galla. Ma erano colpi senza nessun margine di sicurezza, così quando nel decimo game si è trovato di nuovo a servire per rimanere nel match non è andata così bene, subendo il break finale addirittura a zero.
A pensarci bene il rammarico dev’essere contenuto perché se c’è una cosa chiara è che Berrettini necessita di tutta la sua migliore condizione fisica per giocare ad alto livello, perché se cala un po’ diventa un giocatore normale che può perdere appunto anche contro Kecmanovic. Non è impossibile, data la grande lucidità di Matteo e verosimilmente del suo staff, che siano loro i primi ad esserne consapevoli, affrontando questi tornei come preparazione se non proprio agli slam al momento in cui la condizione fisica sarà a posto. D’altra parte, considerato i vecchi problemi su risposta e rovescio in palleggio, non è pensabile che Berrettini supplisca al ritardo degli spostamenti col polso, quindi inutile piangerci sopra. Attendiamo il momento in cui sarà in forma perfetta, solo allora sarà lecito attendersi qualcosa di più.
Non si ferma invece la corsa travolgente di Carlos Alcaraz: il giovanissimo spagnolo elimina anche Gael Monfils, giustiziere di Daniil Medvedev al terzo turno, e si qualifica per i quarti di finale. Sarà sfida con Cameron Norrie, campione in carica dopo il trionfo di ottobre e in odor di top 10: il britannico ha battuto in due set Jenson Brooksby e conferma di essere a suo agio su questi campi. Sa solo vincere Rafael Nadal, arrivato a quota 19 successi consecutivi da inizio stagione. Lo spagnolo piega Reilly Opelka in due tie break e si prepara al big match con Nick Kyrgios. Bene Andrey Rublev che si aggiudica la sfida di alta classifica con Hubert Hurkacz, il russo sfiderà nei quarti Grigor Dimitrov.
Ottavi di finale
[19] C. Alcaraz b. [25] G. Monfils 7-5 6-1
[12] C. Norrie b. J. Brooksby 6-2 6-4
[4] R. Nadal b. [17] R. Opelka 7-6(3) 7-6(5)
[WC] N. Kyrgios b. [10] J. Sinner W/O
M. Kecmanovic b. [6] M. Berrettini 6-3 6-7(5) 6-4
[20] T. Fritz b. [29] A. de Minaur 3-6 6-4 7-6(5)
[7] A. Rublev b. [11] H. Hurkacz 7-6(5) 6-4
[33] G. Dimitrov b. [23] J. Isner 6-3 7-6(6)
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