Guerra in Ucraina, CIO vuole l’esclusione di russi e bielorussi: Medvedev, Sabalenka e tutti quelli a rischio

Tra le tante reazioni e sanzioni che il mondo sta imponendo alla Russia, e da ieri anche alla Bielorussia, per aver causato la guerra in Ucraina scoppiata da ormai una settimana, è arrivato anche il duro comunicato del Comitato Olimpico Internazionale.

Si richiede che le varie organizzazioni sportive affiliate al CIO possano escludere atleti russi e bielorussi dalle prossime competizioni internazionali.

Il comunicato si basa sul fatto che i recenti sviluppi abbiano rotto, da parte di Russia e Bielorussia, la Tregua Olimpica. La Tregua Olimpica è un principio vigente fin dalle antiche competizioni a cinque cerchi in cui (per grandi linee) nel periodo delle gare si spengono tutte le divergenze tra i paesi. Il Presidente russo Vladimir Putin ha sì invaso l’Ucraina il 24 febbraio, dopo la fine dei giochi Olimpici di Pechino, ma il CIO si avvale del fatto che ancora devono svolgersi i giochi Paralimpici in programma tra due settimane.

Per questo motivo, “con il cuore pesante”, l’Executive Board del Comitato ha stabilito che pur non volendo mancare al principio di sport come elemento di comunione riconosce come al momento gli atleti ucraini non possano prendere parte alle competizioni per colpa dei (militari) russi e l’appoggio della Bielorussia, che giusto nella giornata di domenica ha decretato con un referendum al solito molto particolare che non sarà più nazione de-nuclearizzata, giusto in tempo per il Presidente Aleksandr Lukashenko di ospitare eventuali missili russi dopo le minacce (guarda caso) arrivate proprio ieri da parte di Putin.

Dunque il CIO “raccomanda che le Federazioni Sportive Internazionali e gli organizzatori di eventi sportivi non invitino o non consentano la partecipazione di atleti e funzionari russi e bielorussi alle competizioni internazionali”. Se ciò non sarà possibile per motivi organizzativi o legali, il CIO esorta “a fare tutto ciò che è in loro potere per garantire che nessun atleta o funzionario sportivo russo o bielorusso possa prendere parte sotto il nome di Russia o Bielorussia. I cittadini russi o bielorussi, siano essi presenti come atleti individuali o di squadra, dovrebbero essere accettati solo come neutrali. Non devono essere visualizzati simboli, colori, bandiere o inni nazionali”. Esiste poi un’ultima casistica: se nessuno dei due principi potrà essere rispettato, allora sarà l’organizzazione di riferimento a dover prendere una decisione che riterrà più congrua. A margine del comunicato viene anche indicato come il Presidente Putin, assieme a due deputati russi, vede stracciato il Golden Badge dell’ordinamento Olimpico, ricevuto nel 2001.

A seguito di questa decisione, decine di tennisti e tenniste sono ora nel limbo. Il caso principale è quello di Daniil Medvedev, che proprio oggi celebra il suo approdo al numero 1 del mondo. L’ATP sarà chiamata a decidere in breve, come la WTA dove la prima che pagherebbe le conseguenze è Aryna Sabalenka, oggi scesa al numero 3. Sarà una chiamata molto dura da fare, perché tanti (come lo stesso Medvedev) si sono già esposti diversi giorni fa sulla contrarietà allo scontro. Si sono esposti con Medvedev anche Andrey Rublev, Karen Khachanov, Anastasia Pavlyuchenkova, Anna Kalinskaya. Anastasia Gasanova ha deciso di “congelare” il suo profilo Instagram per l’orrore delle immagini e gli attacchi che subiva per qualcosa che mai avrebbe voluto, nella giornata di domenica ha partecipato spontaneamente a una marcia per la pace a Lione, dove giocava le qualificazioni del torneo WTA. Nello stesso evento c’era anche Dayana Yastremska assieme alla sorella Ivanna. Lidzya Marozava, tennista bielorussa, è scesa in campo nello scorso fine settimana con la scritta “no war” sulle scarpe.

La palla ora passa alle due principali associazioni. Non c’è chiarezza su cosa verrà deciso, ma oggi comincia il WTA 250 di Monterrey e al primo turno, per un tremendo scherzo del destino, c’è l’ucraina Elina Svitolina che affronta Anastasia Potapova, russa. Il manager di Potapova, proprio il giorno in cui le truppe russe cominciavano l’assalto, aveva immediatamente twittato contro questa mossa specificando fosse un pensiero condiviso da tutti loro. Però appunto, se tanti sport possono spendere tempo per decidere una misura, il tennis nel suo format non ha pause ed è chiamato ora a una posizione.

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