Secondo antichi filosofi su di un cerchio ogni punto che rappresenta l’inizio può anche segnare la fine, in una sorta di eterno ritorno. Quest’anno è accaduto il medesimo fenomeno anche nel tennis: inizio e fine hanno perfettamente coinciso con il trionfo della squadra russa che aveva aperto le danze a gennaio battendo in finale l’Italia nell’ATP Cup e a dicembre ha concluso la stagione sconfiggendo la Croazia in Coppa Davis. La Russia era la favorita in entrambe le competizioni e non ha sconfessato il pronostico. In questi ultimi dodici mesi il tennis ha confermato una certa predilezione per i giocatori russi o che vantano origini russe, tendenza che trova spiegazione nella presenza in top 10 di ben due indiscussi campioni moscoviti: Medvedev e Rublev. I due tennisti hanno davvero brillato sfoggiando continuità di risultati anche quando non sono riusciti ad agguantare la vittoria finale, confermandosi ugualmente protagonisti dell’anno. Ma anche gli altri componenti della squadra sovietica vantano posizioni di tutto rispetto nel ranking: Karatsev è al tredicesimo posto e Khachanov è al ventottesimo. Tra tutti però sembra destinato a diventare il nuovo eroe ATP Daniil Medvedev, piombato sul palcoscenico tennistico internazionale giusto in tempo per impedire il Calendar Grand Slam a Djokovic, infrangendo il sogno al suo apice. E se i Big Three concludono il 2021 appaiati in una equa e magica simmetria con 20 Slam a testa, il poco leggiadro ma efficacissimo Daniil riesce a insinuarsi in vetta, tallonando insidioso il primato di Novak. Più che un sipario che cala su una stagione sembra quasi chiudersi un cerchio su un’epoca. Nessun drammatico epilogo in verità, è ancora prematuro un totale avvicendamento ai vertici, ma i presupposti del cambiamento ci sono tutti, la rivoluzione è ormai in atto ed è impossibile da fermare. Ogni cambiamento, anche il più atteso, trascina con sé un po’ di malinconia perché lascia indietro ciò che ci è familiare. Di sicuro siamo poco abituati alla ruvida autenticità di Daniil Medvedev o all’emotività irruente di Andrey Rublev. Di contro è anche vero che aspettarsi sempre il fair play raffinato di Federer, la genuinità latina di Nadal o le simpatiche gag di Djokovic sarebbe scorretto, perché ogni campione è unico e diverso. Ogni atleta, che sia una giovane promessa o un esperto veterano, ha un proprio carattere, modi di comunicare differenti e soprattutto l’appartenenza a generazioni diverse, col solo comune denominatore di possedere un talento trasversale. Quello con cui dovremo sicuramente familiarizzare nei prossimi anni è l’atteggiamento provocatorio atipico di Medvedev che, un po’ per gioco e un po’ per sbaglio, trova sempre il modo di far parlare di sé fuori dal rettangolo di gioco. Il rapporto con il pubblico ha vissuto da sempre fasi alterne e potrebbe essere utile a Daniil in futuro tentare un approccio meno anticonformista, anche se a dire il vero le sue bizzarre esultanze a fine match sono un inno all’originalità: vederlo stramazzare a terra dopo la vittoria agli US Open è stato qualcosa di assolutamente…sorprendente! Invece i monologhi rabbiosi di Rublev, pur rivelando contaminazioni originali, si inseriscono nel solco della tradizione dei soliloqui motivazionali che molti tennisti intrattengono nei passaggi difficili dell’incontro. Lo stesso Andrey annovera infatti tra i suoi prossimi obbiettivi l’impegno a migliorare la gestione delle proprie emozioni in campo, chissà se riuscirà a centrare il proposito per il nuovo anno. Oltre alla stessa madrepatria questi due tennisti sono accomunati dal desiderio di voler conquistare i vertici del tennis e il cuore degli appassionati a modo loro, senza imitare lo stile di chi li ha preceduti e senza preoccuparsi di rientrare in schemi stereotipati: sono il presente che si allena a diventare futuro. Come diceva Churcill anche se non sempre a cambiare si migliora, per migliorare bisogna cambiare. Ci vorrà naturalmente un po’ di tempo per abituarsi ai temperamenti spigolosi dei nuovi campioni, per smussare gli angoli della sfrontatezza giovanile targata millennial di questi ragazzi ma alla fine scopriremo nuove verità armoniosamente ricurve e il cerchio si chiuderà, di nuovo.
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