WTA Finals: Sakkari rimane tabù per Swiatek. Lacrime di rabbia per Iga, in grande affanno con l’altura

[4] M. Sakkari b. [5] I. Swiatek 6-2 6-4

Il primo match della carriera alle WTA Finals per Iga Swiatek è un incubo fin dal game d’apertura. La polacca, la più giovane delle otto partecipanti, sembrava sulla carta poter gestire relativamente bene un campo dove bisognava far saltare la palla e mandare in affanno le avversarie col proprio top spin, ma l’arma le si è rivoltata contro fin dai primi minuti perché il girone in cui è inserita ha giocatrici che colpiscono più forte, impongono comunque buona dose di spin e traggono maggiore efficacia dal servizio.

Contro Maria Sakkari aveva già perso due volte su due quest anno, e non aveva mai vinto un set. Oggi il trend è stato identico, per un 6-2 6-4 che tecnicamente ha detto ben poco. Se lei è stata incapace di sentirsi bene in campo, di trovare soluzioni al non far decollare malamente la palla, nemmeno la greca può dire di aver giocato da 8 in pagella. È stata capace di adattarsi e non andare in affanno agli errori commessi, o ai doppi falli, e nei momenti chiave ha fatto il suo, egregiamente. Swiatek invece ha visto crollare il proprio castello già nel terzo game, quando ha impiegato ben otto servizi per trovare una palla che andasse nel rettangolo di gioco. Due doppi falli consecutivi, una prima sbagliata e due net sulla seconda.

Non funzionava nulla. Al tocco di palla questa volava via in malo modo. Sakkari prendeva margine, saliva 3-1, si trovava la polacca che cominciava ad appoggiarla al di là della rete senza grande senso logico, prima alzando traiettorie di dritto di almeno cinque metri e poi colpendo molto corto col rovescio. Non c’era assolutamente ritmo, entrambe sbagliavano tantissimo, e anche Sakkari con qualche brutto rovescio scivolava sotto 15-40 sul 3-2, approfittando però degli errori dell’avversaria per chiudere poi il game e fare un secondo break con ancora enorme complicità dell’avversaria che aveva il primo black out nervoso. Il set di apertura terminerà così, 6-2, e nel secondo Swiatek continuava a non prendere il campo. Ci sono voluti 10 minuti perché tenesse il terzo game, dove pure era avanti 40-15. Qualche piccola fiammata, colpi estemporanei, e un nervosismo crescente cominciando anche a darsi qualche manata sulle cosce.

Il nuovo break era nell’aria e sul 3-3 Sakkari ha strappato la battuta. Da lì il match è finito e punto dopo punto, errore dopo errore, Iga è arrivata a non reggere più l’urto. Sul 5-4 40-0 si è presa un warning per perdita di tempo, ma, disperata, aveva la testa appoggiata contro i teloni dietro i giudici di linea e sembrava non rispondere. Si è perso quasi un minuto, in tutto. Si è girata, aveva scaricato la tensione e la rabbia in un primo accenno di pianto. Ha sparato in rete l’ultimo dritto della partita e Sakkari l’ha fermata a rete per cercare di confortarla, lei ha appoggiato la testa sulla spalla della greca ed è scappata, prendendo al volo le sue cose e uscendo con un asciugamano sulla testa.

La Swiatek che sta girando il circuito da dopo le Olimpiadi è una giocatrice che ha finito le energie nervose. Non lo scopriamo ora. Il Breaking point vero della sua stagione è stato il match perso contro Paula Badosa a Tokyo. Da lì in avanti è andata in calando soprattutto di testa, dopo aver concentrato le energie nel periodo Roland Garros-Olimpiadi. Sakkari a bordo campo diceva, davanti al microfono, che sembra sempre tutto facile ma situazioni così a 20 anni sono pesanti da gestire. Ed è la pura verità.

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