Era annunciata, alla fine è arrivata. Ida, o almeno quel che rimane del potente uragano forza 4 che qualche giorno fa ha impattato con la costa della Louisiana lasciando una scia di devastazione, morti e disagi enormi in tante località del sud degli Stati Uniti, è arrivata a New York.
Non aveva più le sembianze di quel mostro che procedeva con venti di oltre 200 chilometri orari, ma il carico di acqua che trasportava era imponente e nemmeno tutto il tragitto dal profondo sud alla costa nord-orientale è bastato per farla diminuire.
Ieri gli organizzatori dello US Open avevano deciso di programmare tutte le partite sui campi esterni, non provvisti di tetto, come primo e secondo match in ordine, in modo da vedere giocatori e giocatrici in singolare in campo per le 11 e poi entro le 13/14. Il piano è riuscito quasi senza intoppi, a parte una breve interruzione verso le 14, ma intorno alle 23, con Ida che nel frattempo stava lambendo New York City nella zona nord-occidentale, ha cominciato a penetrare sul cielo della megalopoli. Barbora Krejcikova e Christina McHale erano in campo, in quel momento, a inizio del secondo set e alle prime gocce di pioggia l’arbitro ha prontamente fermato tutto. La ceca chiedeva se non fosse il caso di rimanere ad attendere gli sviluppi, ma il giudice di sedia ha replicato: “No. Non mi importa, andate dentro!”.
Di lì a poco, quello sarebbe stato l’unico match interrotto nei campi esterni. Gli organizzatori credevano di essersela cavata, ma il peggio doveva ancora arrivare. Krejcikova e McHale han finito il loro match sull’Arthur Ashe, poco prima dell’inizio della sessione serale, e nel frattempo sul Louis Armstrong si scatenava una cascata d’acqua da far paura.
In un campo col tetto a disposizione, lo spazio che veniva lasciato “libero” tra il muro laterale e il tetto per permettere una miglior circolazione dell’aria è servito alla pioggia per entrare nell’impianto e, sospinta da forti venti, ad allagare tutto
Kevin Anderson e Diego Schwartzman sono stati costretti a fermarsi e a scappare negli spogliatoi mentre il pubblico sugli spalti non sapeva se rimanere lì o poter uscire. E di fatto, con la quantità d’acqua che scendeva in uno stadio col tetto chiuso, ci voleva poco per capire cosa potesse esserci lì fuori. Ed ecco, tramite un video di Darren Cahill, coach di Simona Halep, cosa succedeva nel ground
Sloane Stephens è riuscita a scappare dall’impianto verso le 21:45, ha filmato l’arrivo in hotel pochi minuti dopo l’una del mattino a causa di traffico ed enormi disagi. Non andava per niente meglio a chi provava a muoversi con treni o metropolitane, e soprattutto la situazione nelle stazioni di queste ultime era molto difficile con cascate d’acqua che entravano e han bloccato centinaia di persone che avevano provato a lasciare anzitempo l’impianto
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