[10] S. Williams b. [7] A. Sabalenka 6-4 2-6 6-4
Trentanove anni e mezzo, ed è ancora lì. Eh già. A dannarsi l’anima contro ragazzine agguerrite, cariche a molla, con una potenza devastante… e ancora poco controllo. Serena Williams non lascia, anzi: ci crede eccome. È di nuovo in un quarto di finale in un torneo Slam e il 6-4 2-6 6-4 inflitto ad Aryna Sabalenka mostra una volta di più (semmai qualcuno avesse ancora dubbi) che ci crede da matti nel prendersi il titolo dell’Australian Open, il primo dopo quattro anni di digiuno e soprattutto il ventiquattresimo Major della carriera per eguagliare Margaret Court.
Oggi è stata sottoposta a oltre due ore di partita frenetica, contro un’avversaria che era una furia agonistica. Non si è mai vista, probabilmente, una Sabalenka così accesa. Da fine primo set ha cominciato a reagire quasi a ogni punto caricandosi in maniera veemente, o urlando tutta la propria frustrazione quando qualcosa non andava. Persino nella finale di Fed Cup di Minsk non sembrava avere questo fuoco dentro di sé. Non giocava un ottavo di finale Slam addirittura dallo US Open 2018, quando perse una bellissima sfida contro Naomi Osaka e si diceva entusiasta di poter trovarsi di fronte a una come Serena, voleva queste emozioni. Oggi però è successo lo stesso identico copione di allora, almeno nel secondo set e nelle fasi decisive del terzo.
Quella volta a New York finì 6-3 2-6 6-4, oggi 6-4 2-6 6-4. Allora finì con un doppio fallo crudele in un momento in cui la tensione stava avendo il sopravvento e ne aveva commessi almeno quattro nei suoi ultimi due turni di battuta, adesso con un game giocato da chi non riusciva a trovare la calma.
Sabalenka è forte e sta rendendo tanto perché oltre alla catenata da fondo campo trova alcuni dettagli che la rendono ulteriormente pericolosa, come le aperture di campo notevoli e alcune soluzioni di fino trovate negli anni quando ha cominciato a dedicarsi al doppio Il problema per lei, però, è che sotto pressione rischia ancora di scegliere il piano che più sente “suo”: l’aggressività da fondo, senza freni e senza troppi rimedi. Nel primo set stava servendo anche meglio della rivale, rimaneva molto bene in scia in una fase dove non c’era granché da raccontare, se non due palle break ben salvate da Serena sul 3-3. Sul 4-5, Sabalenka ha cominciato indietro 0-15 e nel secondo punto ha fatto fare i chilometri alla sua avversaria spostandola ovunque lungo il campo e alzando un lob perfetto. Serena lo ha rigiocato come poteva ma aveva abbandonato il punto, come successo due giorni fa contro Anastasia Potapova, con la russa che poi metteva in rete lo smash da due passi. Aryna oggi era coi piedi sulla linea di fondo campo, ma il risultato fu identico. È riuscita a risalire, ma sul 30-30 un doppio fallo l’ha condannata poi allo svantaggio di un set.
Nel secondo parziale è cambiato tanto. Serena è partita col freno a mano tirato e la bielorussa prendeva due break di vantaggio. Ne restituiva uno ma immediatamente tornava avanti e concretizzava per il 5-1. La statunitense era crollata nel rendimento al servizio, ha avuto un attimo in cui è caduta anche a terra dopo aver impuntato il piede destro, senza però conseguenze rilevanti. Dall’altra parte della rete invece c’era un uragano in corso, con Sabalenka sempre più efficace e che riusciva alla fine a portarsi il set a casa con un netto 6-2. La differenza, però, alla fine è stata nel servizio della statunitense che è tornato a crescere nel rendimento e sul 2-1 trovava il primo break del set con Aryna che perdeva le misure dei propri colpi da fondo e pochi minuti dopo si disperava per aver voluto colpire al volo una palla in uno scambio ravvicinato a rete che probabilmente sarebbe uscita. Aveva avuto un 15-40, ma Serena si era salvata col servizio prima che ci fosse questo errore di valutazione. Un urlaccio potentissimo e una racchetta scagliata violentemente a terra non l’hanno comunque ridimensionata, perché dopo aver tenuto il game del 2-4 ha trovato con molta fortuna una risposta di rovescio per il 40-40 e poi un’altra per la palla break, concretizzata con un errore di Serena e lei che neanche aveva sentito la chiamata stava continuando lo scambio.
In un amen, dopo il cambio campo, la bielorussa ha trovato la parità sul 4-4 e quando Serena sembrava aver smarrito il footwork tra stanchezza e momento delicato, c’è stata la nuova reazione della statunitense. Aryna prendeva il primo punto del nono game, caricandosi ancor di più, e nel momento forse di maggiore importanza Serena ha reagito da campionessa con quattro servizi vincenti per portarsi 5-4 e scaricare tutta la pressione sulle spalle dell’avversaria, che come nel primo set ha ceduto. E male. Sul 15-15 ha commesso un doppio fallo, appena il quarto della sua partita ma fatale per portarla con tanta pressione nelle fasi più calde: sul 15-30 ha voluto liberarsi del punto mettendo però il dritto a metà rete dopo aver colpito male col corpo, sul 15-40 un altro dritto colpito male è finito lungo di oltre un metro. È finita così, con Serena che se la rideva con il suo angolo quasi incredula di aver vinto un match così duro e Sabalenka che viveva coi suoi rimpianti facendo ironicamente un pollice alzato verso il suo angolo nel commentare le proprie scelte finali.
Ai quarti di finale Serena avrà o la numero 2 del ranking WTA Simona Halep o la numero 17 Iga Swiatek.
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