C’è una buona notizia per il tennis internazionale, perché se in Australia non ci si libera ancora di Djokovic e Nadal, a Doha invece siamo usciti dalla bolla degli anni ’10 e ci siamo trovati con due finalisti quasi inediti. Quasi perché Andrey Rublev è da tempo atteso nei quartieri alti e ha pur sempre alle spalle cinque finali e due titoli (Umago ’17 contro Lorenzi, e Mosca ’19) oltre al quarto di finale dello US Open del ’17, sconfitto da Nadal che poi vincerà il titolo, e alla vittoria di Cincinnati contro Federer lo scorso anno. Da tempo Andrey, per lunghi tratti dei match, riesce a prendere a pallate sostanzialmente chiunque solo che molto spesso finisce fuori giri e finora non è quasi mai riuscito a contenere nervi e irruenza, anche perché ha avuto qualche problema fisico che ne ha rallentato l’ascesa. Ma la fine della scorsa stagione era stata decisamente promettente e se il buongiorno si vede dal mattino su Rublev converrà tenere un occhio, perché il modo con cui è arrivato in finale a Doha è di quelli tipici di giocatori di vertice. Rublev ha ceduto 17 game in tre partite non consentendo a nessuno dei suoi avversari di arrivare a 5 in un set. Avversari certamente non irresistibili, ma trattati col piglio del giocatore di altra categoria, fossero vecchi frequentatori del circuito come Kukushkin o Herbert oppure giovani in cerca di gloria come Kecmanovic, al quale nella semifinale di oggi, nonostante il doppio impegno, Rublev ha concesso la miseria di 4 game.
C’è il rischio che finisca così anche la finale, perché Corentin Moutet aveva fin qui vinto appena 8 partite nel circuito maggiore anche se i più appassionati ricorderanno che fu lui a prendere lo scalpo sempre meno prestigioso di Dimitrov a Wimbledon. Moutet ha perso onorevolmente anche contro Djokovic a Bercy ma il salto di qualità è forse quello di oggi, visto che contro Wawrinka era andato sotto nel quarto game del primo set, nonostante una partenza fulminante, ma poi ha lasciato le briciole allo svizzero. Wawrinka è già stato bravo a non subire una lezioen più severa, soprattutto nel terzo set, quando a rigore sarebbe dovuto essere più stanco il giovanotto, che era stato tenuto a lungo in campo da Verdasco, anche lui incapace di frenare la spinta del giovanotto francese. Moutet solo sulla terra di Quito e quella più prestigiosa di Parigi aveva vinto due partite di fila, ma con avveresari più abbordabili dei due vegliardi di oggi, sconfitti nel giro di poche ore. Come accennato Rublev sembra ancora essere troppo lontano dal mirino del francese, che si godrà la sua prima finale ATP ma che arriva da una settimana ben più faticosa di quella del suo rivale, visto che è partito dalle qualificazioni. Moutet non dimenticherà Doha, e chissà che non sia un segnale che tra qualche tempo osserveremo chiedendoci se abbiamo colto per bene quello che sta succedendo.
Quarti di finale
[1] S. Wawrinka b. A. Bedene 6-3 6-4
[Q] C. Moutet b. F. Verdasco 6-4 4-6 6-4
[2] A. Rublev b. P.H. Herbert 6-4 6-3
Semifinali
[Q] C. Moutet b. [1] S. Wawrinka 3-6 7-5 6-3
[2] A. Rublev b. Kecmanovic 6-3 6-1
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