Dopo giornate un po’ fiacche e avare di emozioni, il venerdì di Zhuhai ha dato un’impennata abbastanza netta per tutti gli spareggi che proponeva. Soprattutto, tantissima tensione unita a spettacolo nelle fasi finali di tre partite che hanno segnato fin qui il torneo.
Quest anno ogni girone del WTA Elite Trophy è arrivato all’ultima giornata senza incontri privi di significato e fin dal primo match si è avuto qualcosa di qualitativamente importante. La vittoria di Karolina Muchova contro Sofia Kenin è arrivata nella partita più bella, probabilmente, di tutta la fase del Round Robin, maturata dopo due ore e un quarto di battaglia fisica e di stili di gioco con entrambe le giocatrici che nelle fasi finali stavano anche soffrendo le condizioni piuttosto dure a livello meteo, con 28 gradi e un 80% di umidità che faceva schizzare la temperatura percepita vicina ai quaranta gradi.
MIGHTY MUCHOVA
Ha vinto la ceca, testa di serie numero 11, per 6-4 4-6 6-3 e ha meritato ogni momento di questa partita perché, soprattutto in confronto al match di ieri contro Alison Riske ha tagliato completamente il numero di errori gratuiti e nel suo gioco, rispetto al 2-6 6-2 7-5 di ieri, c’era molta più concretezza. Era quello che doveva fare per reggere l’urto con una delle più indomite, toste e caparbie regolariste del tour come Kenin, ormai in odore di ingresso in top-10.
Un primo set da mani nei capelli per la ceca, che con 11 vincenti e soli 2 gratuiti (di cui un doppio fallo) si è presa un 6-4 alla fine molto bugiardo nel suo essere, perché aveva vinto fin lì 31 dei 19 punti giocati. Tutto il suo talento nel lato più bello stava dominando la scena contro Kenin sempre in ritardo e indietro nel campo, che doveva alle volte superarsi per starle attaccata. Il break decisivo è arrivato sul 5-4, propiziato da un primo punto in cui ha preso la rete e ha poi chiuso con uno smash indietreggiando e poi, sul 15-30, ha preso il primo set point con un gran colpo di dritto in lungolinea.
Nel secondo ha fatto più fatica, anche perché ha avuto un improvviso problema di salute. Al cambio campo per il 4-3 Kenin e servizio, col break maturato per la statunitense sul 2-2. Si è fatta misurare la pressione, il volto era per metà bianco latte e per metà rosso fuoco. Lo sguardo molto più segnato e i movimenti del corpo molto più contenuti. Da lì in avanti ha continuato a mettersi chili di ghiaccio sul collo a ogni cambio campo con altre due borse sulle gambe per riattivare la circolazione e se ha vinto, alla fine, è più perché ha dimostrato di conoscere meglio il proprio corpo rispetto a una Kenin coraggiosa, volitiva, ma che nelle fasi iniziali del set decisivo è stata quella che correva maggiormente lungo il campo mentre Muchova gestiva attentamente ogni scambio per conservare maggiormente le energie.
In tutto ciò, comunque, il livello non è mai calato, e questo è un altro merito di entrambe. Bellissima la fase finale del secondo parziale, dove Kenin ha comunque dovuto dare tutto per prendersi il 6-4 e poi, a inizio del terzo, la ceca si è ripresa da 15-40 nel game di apertura andando avanti al piccolo trotto, ma riacquistando game dopo game qualche energia e un po’ di colore in volto per provare un nuovo attacco in risposta e raccogliere, grazie anche a qualche errore di troppo dalla sua avversaria, il break per il 3-1, confermato poi per l’allungo definitivo. Kenin ha cominciato a sua volta a patire di rogne fisiche per un problema alla coscia sinistra che si sta portando avanti da un mese (da Guangzhou) e qualche gratuito in più fioccava quando non doveva. Ha tenuto bene, dopo essersi fatta applicare la fasciatura al cambio campo sul 2-5, ma nel nono game ha regalato due punti cruciali che dal 15-15 hanno mandato Muchova al match point. Il sesto ace della ceca ha chiuso l’incontro e, a riprova di quanto sia stato per lei difficile, subito dopo la stretta di mano si è lasciata andare sulla panchina con l’asciugamano sul volto a coprire l’enorme stato di malessere e fatica, chiedendo l’intervento del medico per riprendere un po’ di energie e uscire dal campo.
SABALENKA, VITTORIA PESANTE
Una situazione molto dura ma che la proietterà al nuovo best ranking vicinissima ormai alle prime 20 del mondo. Domani, alle 16:30 ora locali, avrà di fronte a sé Aryna Sabalenka. Non sembrano esserci dubbi, al momento, sulla sua presenza in campo visti anche gli obiettivi davanti a sé: una vittoria la avvicinerebbe tantissimo a quella top-20 che potrebbe infrangere col titolo. La bielorussa sarà un cliente difficile, ma anche lei oggi ha impiegato oltre due ore nel match finale per battere Elise Mertens. 6-4 3-6 7-5 il punteggio finale maturato dopo tre set di grandissima intensità, qualche calo da parte di entrambe ma veramente godibile nel complesso. Sabalenka ha avuto la meglio in un primo set dove già si intravedevano noie al servizio simili a quelle avute nel primo match del girone contro Donna Vekic, eppure la buona aggressività a tutto campo (perché ormai sta acquisendo una buona mano anche nei pressi della rete, sebbene talvolta sotto pressione vada ancora in affanno) si contrastava molto bene col gioco da fondo della sua avversaria. Le due si conoscono ormai molto bene dopo la grande stagione in doppio culminata nel titolo allo US Open e Mertens ribatteva colpo su colpo strappando anche applausi dalla racchetta di Aryna, che però sul 5-4 saliva 0-40 e al terzo set point si prendeva il punto decisivo.
Nel secondo set la numero 4 del seeding ha perso lucidità e salivano considerevolmente i propri errori mentre Mertens aveva preso sempre più campo e stava impattando benissimo per riprendere ogni accelerazione potenzialmente conclusiva della sua compagna di doppio. Il parziale, dal 2-2 al 6-3 in suo favore, l’ha vista fare ottimi vincenti soprattutto di dritto, e così nel set decisivo sono andate avanti punto a punto con tutta la tensione per la posta in palio che negli ultimi game si è fatta sentire. Sabalenka ha preso il primo break sul 4-4 ma sul 5-4 non ha concretizzato mettendoci tanta fretta e perdendo la battuta, ma bravissima a cancellare tutto per ritornare avanti di un break. Sul 6-5, un game oltre modo teso ci ha condotto alla fine. Sabalenka, al primo match point, faceva intuire quanto il momento fosse delicato mandando la prima palla lunga di 3 metri. Mertens rispondeva benissimo e cancellava la chance. Sul secondo match point è arrivato il doppio fallo numero 10 della sua partita, il quinto però dal 3-3 nel primo set. Tanti, ma che è riuscita in qualche modo a fronteggiare mentalmente sempre nel migliore dei modi e dopo aver cancellato una palla break con un rovescio vincente si è procurata un terzo match point. La prima è andata lunga, e sulla seconda ha comunque avuto coraggio per tirarla, lavorata, verso il vertice sinistro della sua avversaria che ha risposto come ha potuto e lei si è avventata sulla palla per colpire di dritto verso l’angolo, trovando la chiusura dell’incontro. Lungo abbraccio tra le due a rete, consapevoli che tra un paio di giorni saranno ancora assieme a Shenzhen per il Master di doppio dove hanno la chance di terminare al numero 1 di coppia un grande 2019.
ZHENG SUPERA LA PRESSIONE
Saisai Zheng al cambio campo sul 6-4 3-2 e servizio per Petra Martic ripeteva al proprio coach che stava facendo tantissima fatica a superare il pensiero che le mancava un solo game per passare in semifinale. Lo sapeva, Martic lo sapeva, il pubblico lo sapeva, e gran parte della sua prestazione odierna è stata caratterizzata da questa rincorsa, senza grande attenzione dell’incontro che stava disputando.
Aveva bisogno di 7 game per qualificarsi per la migliore differenza nei game giocati e game vinti rispetto alla croata e Madison Keys. Così, dopo aver perso il primo set 6-4, era a -3 dal traguardo ma dal 2-1 in suo favore nel secondo set la pressione è stata enorme sulle sue spalle. Martic si portava sul 2-2 e brekkava per il 3-2. In quel momento lei era costretta a vincere in tutto 5 game consecutivi. Un 6-4 6-2 l’avrebbe vista qualificata, un 6-4 6-3 avrebbe visto Zheng avanzare. E seguendo lo score dei game è fin troppo evidente come una (Petra) fosse all’arrembaggio mentre l’altra (Saisai) era sempre più vittima del momento.
La croata, dal 2-2, è salita 40-15 in ognuno dei game giocati. E la chance, enorme, c’è stata quando sul 4-2 era 40-15 in risposta. Zheng, ormai completamente spalle al muro, si è salvata in maniera molto rocambolesca con un ultimo punto in cui si è gettata avanti alla disperata, ma mettendo insieme 4 punti consecutivi per il 3-4. Da lì la partita non c’è più stata, con Martic che ha onorato l’impegno vincendo gli ultimi 2 game senza troppe difese da parte della cinese. Per lei, però, è tutto inutile.
Risultati
gruppo Camelia
[11] K. Muchova b. [2] S. Kenin 6-4 4-6 6-3
gruppo Rosa
[4] A. Sabalenka b. [6] E. Mertens 6-4 3-6 7-5
gruppo Orchidea
[5] P. Martic b. [WC] S. Zheng 6-4 6-3
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