[5] S. Halep b. [4] B. Andreescu 3-6 7-6(6) 6-3
Nei giorni scorsi il coach di Bianca Andreescu, Sylvain Bruneau, raccontava alla giornalista Reem Abulleil di come malgrado tutti i grandi successi ottenuti dalla canadese fin qui nel 2019 gli facesse ancora effetto pensare che un anno fa fossero in un ITF dove, a parole sue, a malapena fornivano palle nuove per giocare mentre ora si ritrovano in questo mega scenario che sono le WTA Finals del 2019. Eppure, essere tra le migliori 8 del mondo per Andreescu in questo momento sembra la cosa più naturale di tutte.
La ragazzina di Mississagua, una località nella provincia ovest di Toronto, ha messo in grande difficoltà Simona Halep che ne è uscita vincitrice grazie al grande cuore e a un grande coach in partita: Darren Cahill è tornato, e molti dei meriti alla fine sono anche suoi per come ha inciso nel rassicurare la ex numero 1 del mondo che questa partita, malgrado non sia apparsa al meglio, era ancora fattibile quando era sul finire del secondo set.
È successo di tutto lungo le due ore e mezza di partita che hanno chiuso la seconda giornata del Master femminile, con una Andreescu apparsa molto più brillante e aggressiva nella prima ora di gioco e poi diventata sempre più frettolosa e scomposta nelle fasi finali di un secondo set che doveva chiudere al di là del fatto, banale, che il match point mancato sul 6-5 ha riportato in vita la sua avversaria. La rumena sembrava in balia completa della sua avversaria, molto più brava a incidere nei vari scambi e nelle diverse geometrie proposte, ma che non ha trovato la chiusura e ha cominciato a sfilacciarsi, colpendo male i punti importanti e vivendo un terzo set in difficoltà fisica. Neppure Halep sembrava lucida e col giusto spirito per affondare il colpo del ko, ma nel finale ne aveva di più ed è riuscita a concretizzare una vittoria potenzialmente vitale per lei che è alla ricerca della prima qualificazione alle semifinali delle Finals addirittura dal 2014.
Un 3-6 7-6(6) 6-3 che sembrava tanto chiaro nella prima ora di gioco che alla fine ha sorpreso completamente. Benvenuti alle Finals femminili del 2019: quattro partite, la più corta è durata quasi due ore e ha avuto un tie-break conclusosi 14-12. Qui Andreescu ha giocato un ottimo primo set. Poteva vincerlo 6-2, forse 6-1, e nessuno aveva da dire nulla in contrario. Molto concreta, abile a disegnare la sua varietà lungo il campo, con di fronte a se una Halep sempre in rincorsa, abbastanza nervosa perché non riusciva ad alzare il proprio livello e costantemente sotto pressione al servizio. Break subito sull’1-1, rientro da 0-40 sul 2-2, di nuovo sotto 15-40 sul 3-3 e nuovo break concesso alla settima chance. Era, come si dice, “sotto a un treno”: Andreescu sembrava replicare gran parte dei suoi schemi, ma lo faceva con molta più qualità. Un no-match. Bianca colpiva soprattutto cercando la profondità verso il suo dritto e lei scivolava indietro, perdeva il tempo, non aveva un solo punto in controllo. È stata già bravissima sull’1-2 a riprendersi il break cancellando una chance di 1-3 e poi colpendo un dritto in contropiede, ma da lì in avanti Andreescu non si è mai disunita e ha di nuovo affondato il colpo.
A inizio del secondo parziale qualcosa è cambiato nel momento in cui la canadese ha cominciato a colpire male dal lato del dritto, soprattutto verso l’incrociato. Halep ha preso per due volte un break di vantaggio, ma al di là di una percentuale di prime più alta c’era comunque la difficoltà di spinta sulla seconda che portava ad aver vinto appena 1 punto su 7 giocati fino al tie-break. Uno di quelli persi è arrivato sulla palla break Andreescu per il 4-4, quando la canadese ha anche fermato il gioco sul 30-40 per una ferita, seppur leggera, sulla tibia sinistra. Fatto il controbreak, è arrivato il primo MTO che ha fermato il gioco. Forse, è stato un bene per Halep. Era nervosissima e arrabbiata con se stessa, e Cahill è sceso in campo parlandole e tranquillizzandola: “È vero, non stai facendo bene, ma basta poco per girarla. Comincia a non servire delle seconde a 117 chilometri orari, anzitutto. Con la prima vai molto bene, ma la seconda è un problema”. Halep reagiva, faceva capire che diversi errori le stavano rimanendo nella mente quando era costretta a giocare e Cahill le ripeteva di non essere così negativa. Simona, però, ha comunque impiegato diversi minuti per entrare in una fase migliore perché già nel nono game aveva la grande chance di andare 0-40 in risposta ma ha sbagliato la direzione di due dritti nei pressi della rete. Andreescu ha tenuto, e sul 6-5 ha avuto la grande chance di chiudere la partita ma Halep, giocando forse il primo grande punto da diversi minuti a quella parte l’ha spostata in lungo e in largo per il campo cercando anche di depotenziare i suoi colpi, mettendola costantemente sulla difensiva e portandola all’errore. Una grande partenza nel tie-break è stata tamponata col pareggio di Andreescu sul 3-3, ma ora Halep stava colpendo molto meglio verso la profondità mentre la canadese sembrava sempre più ballare sul filo. Così, malgrado l’aggancio sul 6-6 dal 6-4 Halep, la campionessa dello US Open ha steccato un rovescio e sparato in corridoio la successiva risposta.
Il terzo set è cominciato con diversi minuti di ritardo. Entrambe hanno chiesto un medical time out. Halep facendosi controllare la caviglia sinistra, Andreescu la schiena. Simona, comunque, aveva molte più energie mentre l’avversaria sembrava ormai scomposta nella camminata tra un punto e l’altro, talvolta smettendo di correre durante lo scambio e con uno sguardo molto affaticato. Eppure, qualche errore gratuito della rumena le ha dato il break per il 2-1. Non ha chiuso, poi, il successivo game in cui era 40-15, Halep si è ripresa e dopo aver cancellato 5 chance di 3-1 Andreescu ha raccolto il controbreak. Bianca ha mancato uno 0-30 ed era sempre più in ritardo anche nelle scelte e nei suoi colpi. Di forza, Halep si è presa un nuovo break, perso in maniera banale a causa di tante seconde che viaggiavano ancora sotto i 120 chilometri ed erano centrali, comode prede delle risposte della canadese. Andreescu però era ormai ferma, e al servizio non ha trovato il 4-4. Al servizio per il match, Halep è riuscita a mantenere la calma nel guidare i vari scambi e col primo game chiuso a zero si è aggiudicata una delle vittorie più sofferte della sua annata, se non della carriera.
C’era tantissima attesa per questa partita, anche per le storie delle due. Potevano essere connazionali, potevano rappresentare la Romania con due ottime top-5, invece Andreescu, o meglio i suoi genitori, ha preso un’altra strada. Oggi gioca per il Canada, è nata nel paese della foglia d’acero, ma ha vissuto per tanti anni in Romania ed è molto seguita dai rumeni, presenti in massa in ogni stadio con bandiere tricolori esposte con grande orgoglio e cori incessanti per Halep, ma che applaudono continuamente anche la giovanissima Bianca, che ha in Simona un grande idolo e oggi si è trovata di fronte a lei per la prima volta. Nel 2016, alla Rogers Cup, le due si sono incontrate per la prima volta e Andreescu raccontava che era stata molto sorpresa di come fosse stata Halep stessa a salutarla e a farle i complimenti per quello che stava facendo fin lì e di aver visto in lei una persona estremamente umile e speciale nel suo modo di essere. Oggi, malgrado le situazioni articolate e rocambolesche, deve essere stata una giornata indimenticabile. Per entrambe.
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