[4] R. Federer b. [20] D. Shapovalov 6-2 6-4
Cento titoli in carriera e ora cinquanta finali nei tornei Masters 1000, ex Master Series. Ancora una cifra tonda per Roger Federer che nella serata di Miami infligge una severa lezione, nel gioco e nel punteggio, a Denis Shapovalov: 6-2 6-4 in 72 minuti, impreziositi da alcune magie dello svizzero che domenica sfiderà John Isner e proverà a lasciare il segno anche sull’Hard Rock Stadium.
Il sogno di una vita di Shapo – affrontare l’idolo Federer – diventa un incubo dopo appena un quarto d’ora di partita. Giusto il tempo di tenere il servizio in un primo gioco di oltre dieci minuti, poi l’inizio del calvario: troppi errori, soprattutto di rovescio, doppi falli, colpi poco profondi. Un assist troppo ghiotto per Federer, a cui è bastato essere solido in battuta e attento a non regalare. I 20 gratuiti del canadese bastano a raccontare un primo set deludente sul piano della qualità.
Meglio il secondo, in cui Shapovalov ha sì iniziato a giocare in modo più brillante e pulito ma per sua sfortuna anche il tennis di Federer è salito di livello e si sono visti scambi degni delle aspettative di tanti su questa semifinale. Di veri rischi il numero 4 del seeding (e del mondo a partire da lunedì) non ne ha corsi, fatta eccezione per due palle break salvate nel secondo game del secondo set, le uniche concesse nel match.
Per il resto tanti segnali positivi, nel gioco e nelle gambe. Tutto un altro giocatore rispetto a quello macchinoso visto all’esordio contro Albot. Progressi che gli permetteranno di andare all’assalto del quarto titolo a Miami e del numero centouno in carriera, in quella che sarà la terza finale consecutiva dopo Dubai e Indian Wells. Dovesse vincerla balzerebbe persino in testa alla Race, perché anche a quasi 38 anni Roger è sempre lì.
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