Naomi Osaka è a Dubai, dove in un paio di giorni farà il suo esordio da numero 1 del mondo WTA contro Kristina Mladenovic. Nella conferenza stampa pre-torneo, tipico step per le prime 8 teste di serie, la giapponese non ha potuto non tornare sulla sorprendente decisione di separarsi dal coach Sascha Bajin.
Come già avevano accettato alcuni media giapponesi, tra cui Nikkan Sports, già a Melbourne c’era stato un cambio nel rapporto tra i due e Osaka sostanzialmente ha confermato le voci, raccontando che la decisione di interrompere il loro rapporto sia maturata inizialmente lì: “Durante quel torneo mi sono detta di mettere tutto da parte e di cercare di arrivare in fondo, sentivo che era cambiato qualcosa ma volevo dare tutto in campo e poi pensare al resto”.
Non sembrano esserci motivi materiali, o forse ancor meglio “pragmatici” nella separazione dei due. Osaka, soprattutto, ha cercato di far capire come non sia stata una vicenda dettata da un problema di soldi tra i due: “È una voce, questa, che mi ha fatto molto male sentire. Tutti pensano che ci siano stati problemi economici, ma non è così. Viaggio col mio team tutto l’anno, vedo più loro che la mia famiglia, non vorrei mai qualcosa del genere con nessuno di loro”. Aggiungendo anche: “Non dirò nulla di male su Sascha, sono veramente grata per tutto quello che lui ha fatto per me”.
Allora da dove nasce tutto ciò? Osaka fa riferimento, nella risposta data a Courtney Nguyen, senior writer per WTA insider, a sensazioni personali ricollegandosi anche a due momenti molto negativi che ho avuto prima al torneo di Charleston dello scorso anno, poi al torneo di Pechino: “La cosa più importante è che non voglio io stessa pensare che per essere una vincente io debba anteporre il successo alla mia stessa felicità, perché se non sono felice di stare accanto ad alcune persone non voglio torturarmi. Dunque, in particolare anche per quanto accaduto a Charleston e Pechino, ho deciso che voglio essere solo con persone con cui mi piace stare e che mi vogliono veramente bene e che siano positive. Finora credo di esserci riuscita. Se non mi svegliassi ogni mattina felice di andarmi ad allenare e felice di stare con certe persone, dovrei prendere delle decisioni. Questa è la mia vita. Non devo sacrificare quella sensazione per continuare ad avere accanto qualcuno. La cosa più importante per me è sentirmi felice dove sono nella mia vita. Mi sento di aver lavorato duramente per gran parte del tempo per essere numero 1 e campionessa Slam”.
Quando parla di Charleston e Pechino, Osaka fa riferimento a due momenti in particolare: nel primo caso, il giorno in cui perse contro Julia Goerges al terzo turno, confessò alla stampa di sentirsi molto depressa senza però dare una vera motivazione, aggiungendo che era una sensazione nata quella mattina stessa un po’ all’improvviso. Bajin, in un cambio campo quando venne chiamato in campo, le disse che al termine della partita si sarebbero presi alcuni giorni di pausa e di fatti tornarono in Europa, andarono con tutto il team in Croazia prima di volare in Giappone per la Fed Cup in cui la nazionale nipponica ottenne la promozione per il World Group 2. Bajin, intervistato da noi di Oktennis a Singapore, disse che si trattò solo di una sensazione di qualche giorno ma che tutto si risolse in breve. A Pechino, poi, Osaka ebbe un nuovo tracollo emotivo nel match contro Shuai Zhang, vinto in maniera quantomai rocambolesca con ancora Bajin che, chiamato in causa, cercò sostanzialmente di spronare Osaka a continuare a combattere quella voglia di scappare dal campo. Entrambi i tornei furono in un momento particolare: tre settimane dopo i due titoli del suo 2018. Passato Indian Wells non ebbe, Naomi, neppure il tempo di assemblare quanto accaduto che subito doveva essere in campo contro Serena Williams a Miami. Passati pochi giorni dal titolo dello US Open era di nuovo in campo nel torneo di casa, a Tokyo. Miami e Tokyo, due tornei giocati più per inerzia, verrebbe da pensare, visto che lei stessa diceva che non avrebbe mai voluto ritirarsi per non dare un dispiacere ai fan, a Serena, e a tutti i giapponesi (tra cui i capi degli sponsor principali) accorsi all’arena Tachikawa.
Probabilmente questi episodi, per quanto “nascosti” tra l’euforia generale per una ragazza in grado di ribaltare le gerarchie tennistiche in 10 mesi, sono rimasti abbastanza impressi nella mente di Naomi, che sappiamo essere molto riflessiva dietro a quella maschera da ragazzina di una ventina d’anni, e l’hanno portata a una decisione che ha sorpreso tutti. E adesso? “Sono già felice di essere qui e poter giocare dopo un bye al primo turno” ha detto, ridendo, “scherzi a parte: vorrei cercare di fare bene in ogni torneo. Credo che abbia avuto una mentalità molto positiva fin da dopo lo US Open e spero di riproporla anche qui. Sono consapevole che i prossimi eventi saranno molto importanti per me: Indian Wells è molto vicino e dovrò provare a confermarmi, spero anzitutto di divertirmi. Sono in un’ottima posizione al momento, e magari riuscirò ad arrivare a Indian Wells che avrò già cominciato a lavorare col nuovo coach principale. Per me è molto importante l’aspetto della positività, non voglio che ci sia qualcuno nel box che possa dire cose negative, quello sarebbe l’eventualità peggiore”.
Con lei questa settimana ci sono Abdul Sillah, il fitness coach, Kristy Starr, la preparatrice atletica, e Masashi Yoshikawa. Quest ultimo è un allenatore della federazione tennistica giapponese, figura che la stessa Osaka ha rivelato conoscere molto bene perché la segue da quando ha 16 anni ed è stato anche disponibile in diversi tornei per aiutarla: “Ritengo sia la persona giusta in questa settimana dove sarò forse un po’ bloccata. E lui in questo momento è quello che può darmi maggiormente una mano”. Ha poi aggiunto: “Rispetto all’Australia, devo ammettere, mi sento felice. È abbastanza buffo: ho sentito molti dire che in Australia sembravo triste ogni giorno. Adesso sinceramente sono molto eccitata del fatto che Indian Wells e Miami siano ormai dietro l’angolo, mentre è la mia terza volta qui a Dubai e vorrei scoprire qualcosa in più del posto. Adesso comincia un periodo per me di transizione: ovviamente vorrei provare a fare bene anche qui a Dubai, ma devo anche capire che cosa il futuro abbia in serbo per me”.
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