“Mia nonna mi diceva: “Perché devi giocare contro Elina al secondo turno?!””. Onesta, spiritosa, loquace: Aliaksandra Sasnovich parla della riedizione al secondo turno della finale del 2018 di Brisbane in un’intervista esclusiva dove svaria un po’ su vari temi.
La bielorussa, che questa settimana è al numero 30 del mondo ma difficilmente potrà essere tra le teste di serie all’Australian Open, è una delle figure forse più sottovalutate quando si parla di interviste. Lo scorso anno a Brisbane visse la sua settimana più importante, con una finale sorprendente che difficilmente quest anno potrà ripetere visto che affronterà chi la batté 12 mesi fa già al secondo turno: Elina Svitolina.
Sasha, innanzitutto buon anno. Che partita è stata oggi?
Per prima cosa buon anno anche a te. Oggi è stata tosta. Lo dico di un po’ tutti i primi turni ma come primo match della stagione non poteva forse essere più duro. Devo ancora ambientarmi bene al diverso clima che c’è rispetto all’Europa, all’umidità, ma deve essere così per tutti, credo. Sono felice però di come ho giocato: dopo un buon primo set ho perso la concentrazione sul 3-0 nel secondo, ma sul 3-5 mi sono detta che non avrei mai voluto giocare un terzo set. Lei ha cominciato a crederci molto di più, ma io ho cominciato a svegliarmi, mi dicevo “dai Sasha, dai!”. E l’ho chiusa 7-5.
Stai pensando al bel risultato che hai ottenuto qui nel 2017? Ti da fastidio sapere che hai così tanti punti da difendere?
No, no, no. Sono molto rilassata, tranquilla. Semplicemente mi diverto quando gioco a tennis, la vivo a pieno. Poi appunto, quello che è stato nell’anno passato è andato, basta. Ora è un anno nuovo, andrà tutto ok.
Come puoi approcciare il 2019 pensando a quanto fatto lo scorso anno? Dove vorresti migliorare?
Beh dai, è ancora il primo gennaio (ride, nda). No in ogni caso vorrei cambiare la seconda metà del 2018. Penso di aver migliorato diverse cose, dal dritto al rovescio, ho lavorato tanto anche nelle voleè. Ho migliorato la mia seconda di servizio, la mia mentalità. Ho cambiato coach. Ma sono veramente felice di varie cose, non ho in testa solo i risultati. Sono molto felice di avere un team così attorno a me: sono tutte brave persone. Il mio coach, il mio papà, la mia famiglia… Ho buone persone attorno a me, ma non intendo nel tennis: sto parlando della mia vita privata. Alcuni momenti però mi ritengo sfortunata: per esempi se degli insetti volano, stai pur certo che uno verrà a pungermi. Perché?! Insomma, sono queste le piccole cose, però no, sono fortunata in quelle più importanti.
Che sensazione hai tu che pur avendo appena 24 anni ti puoi trovare a essere nettamente la più esperta tra le due in campo?
Mah, ti dico la verità: in queste circostanze dico alla mia mente di volare oltre e di non pensarci più di tanto. Non ci penso, quando gioco. So però che sono molto giovani, hanno 16-17 anni, io ero molto molto peggio di loro a quell’età. Davvero molto peggio. Forse anche perché sono un po’ più vecchia, cioè: penso che la mia miglior stagione potrebbe arrivare quando avrò 27 anni, spero. È qualcosa di diverso per tutti noi: io non sono così giovane, sono arrivata al tennis con due anni di ritardo. Ho cominciato quando avevo più di 8 anni e non mi allenavo da sola col coach, ma solo quando ne avevo 14. Queste ragazze cominciano a 10 anni, e vanno fortissimo. C’è molta differenza, anche per questo penso che il meglio per me possa arrivare più avanti: è tutta una linea.
Tu hai un rovescio molto ben impostato, però Potapova probabilmente ha uno di quei colpi che può essere nella parte alta della classifica. Che idea hai pensato in campo?
Le davo forse troppe palle facili da colpire. Dovevo forse mettere più spin, ma invece le davo palle che poteva colpire con tranquillità. Non sentivo la palla come volevo, e anche per questo non viaggiava sotto il mio controllo. A dir la verità poi non penso che il rovescio sia il mio colpo migliore, per quello è il dritto, ma a questo livello bisogna capire bene le situazioni. Non ho nessun colpo che sia veramente forte, penso siano tutti nella media, forse un po’ di più. Forse le voleè sono il lato peggiore, ed è lì che vorrei migliorare ora. Sarebbero tutti piccoli step, la mia mentalità è così: non sono una che farò grandi passi, e pensa tanto, e deve faticare tanto per esempio col dritto, circa 100 volte più delle altre.
Al prossimo turno hai la stessa avversaria che ti ha battuto in finale l’anno scorso. Pensi sia una sfortuna?
No, a dir la verità non credo questo. Molte persone pensano che sia sfortunata, tipo mia nonna. Mi diceva: “Perché, perché Sascha devi giocare contro Elina al secondo turno?!”.
Tua nonna?
Sì, assolutamente, lei è molto interessata.
Ai tuoi sorteggi?
Sì, praticamente sempre. Alle volte mi dice: “Oh bene, buon esordio questo, buon esordio!”. E io: “Lida — mia nonna si chiama Lida — calmati, è tennis questo: tutti possono battere tutti”. Sono contenta di questa partita: ho sfidato Elina due settimane fa in un torneo di esibizione, ho perso solo 6-4 al terzo set. Ero un po’ ammalata, ma ero sorpresa di come avessi giocato bene, e avere l’occasione di giocare contro una grande giocatrice come lei è una gran cosa. Due o tre anni fa avrei forse buttato la palla indietro sperando accadesse qualcosa, ma adesso è diversa e sono felice.
Che cosa disse tua nonna quando hai avuto Petra Kvitova al primo turno?
“Aaaaaah… Sashula! — Sashula è il soprannome che lei usa — tu mi hai detto che in questo spot tutto può succedere. Io credo in te, ce la puoi fare… ma che sfortuna!”. E io ancora: “Lida, dai, calmati: io sono pronta”. Lo dicevo anche per rilassarla. Mio padre invece, non riguardo a questo sorteggio ma ad altri, mi diceva: “Oh, come mai tu hai questa avversaria quando invece ci sono turni molto più agevoli?”.
Avere a che fare con una giovanissima che non ha paura di nulla e va a tutta forza è più difficile?
Diciamo che è più facile se l’altra comincia a pensare. Quando l’emozione dell’esordio passa, e cominciano a essere più esperte, poi piano piano non si sentiranno più così. Arriverà un po’ di stress, io per esempio sono sempre sotto stress in campo. È la mia situazione normale. Diciamo che se non sei sotto stress in campo secondo me c’è qualcosa che non va. Però una cosa, a proposito di Potapova: credo sia la migliore della sua età. Lei, come Danilovic, grandissima lottatrice che sta lì fino alla fine, e può alzare il livello all’improvviso e tenerti sempre in tensione. Può giocare 3 game fantastici e poi volare via in altri 2, ma sicuramente andrà a migliorare questo aspetto. Adesso sarebbe ancora una giocatrice junior, ha tutto il tempo. È giovane, adora il tennis, adora questa vita.
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