[2] N. Djokovic b. [3] R. Federer 7-6(6) 5-7 7-6(3)
A Wimbledon hanno introdotto il tie break sul 12-12 al quinto, oggi saremmo stati ben lieti di vederlo abolito anche sul 6-6 per gustarci la seconda semifinale del Masters 1000 di Bercy ancora per qualche minuto o qualche ora. A pochi giorni dall’epilogo della stagione 2018, Novak Djokovic e Roger Federer regalano al pubblico di Parigi e a tutti gli appassionati il match più bello dell’anno. Lo vince il serbo, 7-6(6) 5-7 7-6(3) dopo più di tre ore di vero spettacolo.
La classifica lo incoronerà nuovamente numero 1 del mondo a partire da lunedì, ma il più forte Nole lo è già da qualche mese. Risorto dalle ceneri sparse sul centrale di Indian Wells dopo l’orrenda sconfitta contro Taro Daniel, ricostruito pezzo dopo pezzo passando per ko brucianti, Djokovic legittima il suo ritorno sul trono ATP con una vittoria meravigliosa contro uno dei suoi più grandi rivali. Domani lo aspetta Karen Khachanov, ultimo ostacolo da superare per prendersi il quinto titolo sul veloce di Parigi, ma la partita di oggi va oltre il torneo stesso.
Quasi come volessero farsi perdonare una finale di Cincinnati oltremodo deludente, Nole e Roger hanno offrono il loro meglio sull’AccorHotels Arena. La spunta Djokovic, che non cede alla trappola dei nervi, pronti a crollare dopo 12 palle break non sfruttate e un tifo come al solito tutto dalla parte del suo avversario. Perde Federer, che gioca con un’intensità straordinaria nel primo set e dopo oltre un’ora si ritrova con niente in mano. Ti aspetti di vederlo sgonfiarsi senza avere più forza per reagire, invece gioca ancora meglio ed è capace di combattere punto su punto con una classe maestosa.
A fare la differenza alla fine sono i dettagli, una manciata di punti nei due tie break, soprattutto in quello decisivo: un dritto fuori misura e un doppio fallo hanno scavato un solco che dopo tre ore di tennis massacrante è apparso una voragine agli occhi dell’elvetico. Eppure Federer può sorridere, certo a denti stretti perché perdere fa sempre male e figurarsi a uno come lui, ma dopo mesi di incertezze lo si è rivisto in condizione come non capitava dalla campagna australiana.
La versione vista a Basilea avrebbe retto poco contro questo Djokovic, quella odierna può guardare alle Finals con ottimismo. In queste condizioni sarebbe davvero l’unica alternativa al Djoker, di nuovo padrone e aspirante cannibale del circuito: aspettando la Next Gen, che avanza ancora troppo piano, tocca a un signore di 37 anni cercare di rovinargli i piani. E se il menù è quello di oggi a noi sta benissimo così.
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