Millman b. Federer 3-6 7-5 7-6 7-6
Nole chiama, nessuno risponde. Lo scenario peggiore, che neanche si poteva immaginare alla vigilia diventa realtà e Roger Federer saluta incredibilmente gli US Open, sconfitto da John Millman in quattro set, al termine di una partita dall’andamento irreale, che ha messo in mostra tutti i limiti mentali del 37enne di fronte ad una difficoltà, di nuovo.
Come a Wimbledon contro Anderson, come spesso nelle situazioni di questo genere, nelle giornate che si fa anche fatica a chiamare storte, perché si era partiti bene. Pronti via, subito break in favore dell’elvetico, che saggiamente e minuziosamente poi gestisce i suoi turni, non concedendo nessuna possibilità di eventuale rientro. Il punto sostanziale è che Millman di base non ha i colpi per impensierire Roger, al quale il più delle volte è bastato variare e rimandare la palla di là per fare punto e condurre. Fortunatamente per l’australiano, però, il suo collega è pronto a dargli una mano.
Non subito naturalmente, prima c’è il tempo di vincere un labirintico secondo gioco, ad inizio seconda frazione e centrare il break che lo fa salire 4-2, facendo spegnere più di un paio di televisori a chi credeva che ormai il tutto fosse indirizzato. Ecco, ora è il momento delle prima flessione mentale, che rimette in corsa Millman, ma non solo, gli fa vincere anche il set, con un parziale, da quel famoso 4-2, di cinque giochi a uno in suo favore, non sfruttando due set point, per giunta. Se pensare che il peggio sia questo, non avete visto, o letto, ancora niente. Federer continua molto sottotono, sbagliando l’impossibile, ma riuscendo a trascinarsi fino al tie-break del terzo. Ancora una volta si prende il minibreak, va 3-1, poi il nulla. Si fa riprendere da quel ragazzo dall’altra parte della rete a cui rimane dentro tutto, è vero, ma con qualche gratuito in meno probabilmente sarebbe stato domato. Ma, inutile piangere sul latte versato, ora servirebbe una rimonta. Il tanto atteso e sperato break di metà quarto set la lascia sperare, ma, sulla palla game del 5-2, l’elvetico combina un disastro, sbagliando uno smash elementare e venendo ripreso…ancora e ancora.
Sempre la stessa solfa per un incontro che Federer ha voluto perdere, perché lo perderà in un tie-break in cui sarà spettatore non pagante, in tutti i modi, non sfruttando set point, innervosendosi, irrigidendosi, facendo una valanga di gratuiti e spegnendosi mentalmente. C’è veramente poco da dire, in uno US Open in cui tutti i big non stavano eccellendo nel gioco, a maggior ragione questo discorso valeva per Federer, che, per carità, può perdere, non stiamo a sindacare questo. Ma ci sono modi e modi e questo, che è solo l’ultimo di una lunga lista, è incomprensibile, inaccettabile se vogliamo. Inaccettabile da appassionati, da tifosi e non. Inutile fare i soliti discorsi sulla caduta degli dei, che ritornano in ogni occasione di questo tipo, qui abbiamo di fronte solo e semplicemente un uomo. Un uomo che ci ha fatto sognare, piangere, sperare, ma che, come tutti gli uomini, deve fare i conti con i suoi blocchi, le sue “paure”…che se non sconfitte, portano ad una sconfitta. E dopo Wimbledon il boccone fatica sempre più a scendere.
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