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Federer-Djokovic, la sfida numero 46 è quella più indecifrabile: non c’è un favorito

Il quarantaseiesimo capitolo della storia degli scontri tra Roger Federer e Novak Djokovic è forse quello più indecifrabile e strano in assoluto. Siamo 23-22 per Novak, ma ora come ora, nessuno, forse nemmeno loro, sa in realtà a livello sia il loro gioco e dunque come prendere in realtà la finale di stasera a Cincinnati.

Djokovic è risorto a Wimbledon dopo 2 anni di delusioni e di problemi, ed è ancora troppo incostante rispetto al robot che era fino a metà 2016: Nole ha poche certezze, e non si sa possono bastare contro uno come Federer, attualmente. Lo svizzero, d’altro canto, non gioca come sa dall’Australian Open, dove pur vincendo non aveva brillato chissà quanto, ed è reduce dalla dolorosa e per certi versi inspiegabile sconfitta ai quarti di finale di Wimbledon contro Kevin Anderson. Mettiamoci pure che stiamo parlando di un 37enne reduce da 3 partite in due giorni (anche se contro Goffin ha giocato poco più di un set) e fare un pronostico diventa difficile, se non impossibile.

Anche perchè, i due non si affrontano da più di due anni e mezzo: l’ultima volta che si erano incrociati erano uno e tre del mondo, ed era la semifinale dell’Australian Open, dominata nettamente da Djokovic (a parte un terzo set perso più per distrazione che per altro), ed al tempo a nessuno sarebbe venuto in mente che per più di 800 giorni non si sarebbero più affrontati, anche perchè si era reduci da un 2015 dove il replay della loro partita era andato in onda ben 8 volte, e sei l’anno prima.

In quegli anni, Federer riuscì a vincere qualche volta, ma sempre in occasioni “secondarie”: negli slam perse sempre, per capirci. Una delle occasioni in cui lo svizzero alzò le braccia in cielo fu proprio Cincinnati, nella “partita della Sabr”, dove l’elvetico vinse il titolo sconfiggendo Nole per 7-6 6-3. Quel successo dette a Federer e ai suoi tifosi più di una speranza in vista degli Us Open, speranza poi puntualmente delusa da una prestazione sontuosa di Djokovic in finale a New York.

Federer ha già vinto sette volte a Cincinnati, Djokovic nonostante sei finali nemmeno una: è l’unico torneo che manca al serbo per completare una sorta di “career masters 1000”, che avrebbe comunque un gran valore. Al netto di tutto, fa sempre piacere il ritorno di una sfida così bella che ha emozionato tutti, ma proprio tutti, in questa lunghissima epoca di “Fab Four”.

Luigi Ansaloni

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Luigi Ansaloni

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