Quanti dubbi, in questi mesi.
Quanto scetticismo e quanta incredulità per quello che si è visto in campo, soprattutto a Marzo.
Ma la lezione che tutti dovremmo imparare è quella di non dare mai per morto un campione. Soprattutto uno di questo calibro, che se hai vinto una volta, non lo scordi mai, figurati tutte quelle che Nole ha conquistato nel corso di questi anni.
Era evidente che il livello di Djokovic stava crescendo, malgrado le battute d’arresto e malgrado anche quello visto contro Nadal in questa semifinale abbia regalato soltanto lampi del vero Novak; Robo-Nole non esiste più e non è detto che questa sia una cattiva notizia. C’è un altro Djokovic, molto più umano, con debolezze e paura di vincere che però riesce a trovare l’orgoglio e la forza (nonostante i chili in meno) per battere uno dei rivali di sempre, forse IL rivale per eccellenza, visto che questa era “solo” la cinquantaduesima volta che il serbo e lo spagnolo si affrontavano.
Il Djokovic visto nella metà della semifinale di ieri, soprattutto nel primo set, è quello più spavaldo e più propositivo, quello che è entrato in campo con nulla da perdere, che affrontava il nemico da sfavorito, come ai primissimi tempi; ed è quello che ha messo quindi più in difficoltà Rafa, con una posizione in campo avanzata che non riusciva a rendere sereno Nadal.
Quello di oggi invece è entrato in campo con paura di vincere e perdere allo stesso tempo: tanti errori, soprattutto nel quinto set, tante risposte sbagliate nei momenti importanti, quando era ora di mettere l’acceleratore, che se aspetti che Rafael te la regali, stai fresco.
Ma anche Nadal non perfetto, né al servizio (malgrado un’ottima percentuale di prime) né con il dritto, sull’erba più ballerino rispetto al rovescio che invece, soprattutto incrociato, può essere devastante. Ma Djokovic ha avuto il grande vantaggio di servire per primo e di riuscire a non demoralizzarsi per le occasioni perse, l’orgoglio di annullare quelle del suo avversario.
Dopo i quarti a Parigi, Novak Djokovic torna in una finale Slam, l’ultima quella contro Wawrinka agli US Open 2016. E ci va da favorito, contro un Anderson che arriva da quasi dodici ore sul campo e che oggi non si è nemmeno allenato per riposarsi.
Nadal perde la sua prima semifinale a Wimbledon, non era mai successo; ha venduto cara la pelle e ha creduto forse per qualche istante di andarsela a prendere, la coppa dorata. Ora, per lo spagnolo, è tempo di riposare, da numero uno.
Per Djokovic, il tempo di tornare definitivamente lì, dove è destinato a stare.
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