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WTA Madrid: Sharapova perfetta, Mladenovic battuta. Anche Kvitova ai quarti

M. Sharapovva b. K. Mladenovic 6-3 6-4

La vendetta è un piatto che va gustato freddo, anche se dovesse passare un anno prima di attendere il momento giusto per cancellare un sassolino nella scarpa che fa male, che punge, che da fastidio. Maria Sharapova trova la prima vittoria “pesante” dal suo rientro in campo lo scorso aprile, non tanto come valore dell’avversaria (per quanto Kristina Mladenovic sia una giocatrice che ha dimostrato di avere picchi di rendimento molto importanti) ma perché è una delle avversarie che più di tutte si era scagliata contro di lei nella complicata vicenda doping che ha colpito la carriera della russa.

Era dal torneo di Madrid del 2015 che la ex numero 1 del mondo non arrivava fino ai quarti di finale di un torneo Premier Mandatory, e questo è forse il vero dato della serata: 3 vittorie consecutive a scacciare sempre più lontani i pensieri negativi degli ultimi mesi. Un sorrisone “grande così” dopo l’ultima, coraggiosissima, seconda della sua partita dove come contro Irina Camelia Begu aveva cominciato in difficoltà ma ha passo passo innalzato enormemente il rendimento alla battuta, diventando a tratti ingiocabile al servizio.

Mladenovic era partita molto bene, ma due numeri della russa quando era in risposta sul 3-2 per la francese hanno rimesso tutto in equilibrio. Bellissimo, tra l’altro, il tracciante incrociato di dritto che le ha dato il punto del 3-3. Da lì la sua prova in battuta è stata pressoché impeccabile, con una resa del servizio di altissimo livello e percentuali ben superiori al 70%. Un ace sul set point per il 6-3, una seconda di servizio sul match point che era valsa quanto un ace, in mezzo tanta aggressività e tanta decisione nei propri colpi.

Domani affronterà Kiki Bertens, che su terra rossa è forse una delle prime 10 per rendimento nel circuito WTA. Sarà il quarto test impegnativo della sua settimana, ma intanto ci sono già tantissimi motivi per la ex numero 1 del mondo per tornare a sorridere. Anche quello di aver tolto il primo sassolino dalla scarpa.

K. Bertens b. [2] C. Wozniacki 6-2 6-2

Tonfo di Caroline Wozniacki. La danese non ha avuto armi per opporsi a Kiki Bertens, che da tre anni a questa parte è una delle migliori giocatrici come rendimento sulla terra rossa. Nel 6-2 6-2 che ha dato modo all’olandese di conquistare i quarti di finale c’è tutta la differenza di adattamento a questa superficie da parte delle due protagoniste odierne: una che va a sprazzi, un gioco può sentirsi meglio, un giorno può sentirsi peggio, e in generale c’è sempre un odio-amore che ha privilegiato molto di più il primo sentimento; per la seconda invece c’è una capacità di trasformare un rendimento un po’ mediocre su altre superfici i un tennis di grande efficacia. Spostamenti precisi, colpi molto profondi, la sensazione generale di un livello che oggi la numero 2 del mondo non avrebbe mai potuto raggiungere.

Già solo nel primo set i vincenti erano quasi 20 per Bertnes, appena 2 per Wozniacki. Il top-spin di Kiki faceva tanto male a Caroline, un po’ il copione delle sfide perse sul cemento contro Daria Kasatkina tra San Pietroburgo e Indian Wells, dove è uscita dal campo con tanto nervoso per aver vissuto due ore di tennis dove non aveva mai il controllo della situazione. Che è forse il sentimento peggiore per una come lei che vive tennisticamente per rigiocare sempre una palla in più, per allungare gli scambi e non perdere campo, per indovinare l’attimo esatto in cui cambiare ritmo, cambiare l’inerzia dei punti a suo favore.

Una sconfitta molto pesante ma prevedibile proprio per la diversa attitudine alla terra rossa. Adesso bisognerà vedere se Wozniacki vorrà tornare a Roma per la prima volta dopo 3 anni: i suoi problemi di allergia al polline l’avevano portata a dare forfait negli ultimi anni quando non aveva obblighi da top-10. Adesso però che ha lo status da top-10 le cose potrebbero cambiare, anche se non è ancora certo che deciderà effettivamente di partecipare. Dovrà farlo, se vorrà una concreta chance di essere numero 1 prima del Roland Garros, ma la stagione da quel punto di vista è ancora molto lunga.

[1] S. Halep b. [Q] Kr. Pliskova 6-1 6-4

Il dato forse più importante di queste prime uscite di Simona Halep nel torneo di Madrid è il numero di game persi: 9. Una media di 3 a partita. Non stiamo magari parlando di avversarie proibitive, o per lei molto impegnative, ma dopo la prova un po’ opaca di Stoccarda questo è il miglior modo per approcciare un torneo importante e dove lei sembra trovarsi veramente bene.

Quella di oggi è la quindicesima vittoria consecutiva, per la gioia probabilmente di Ion Tiriac, padron del torneo di Madrid che è sempre ben contento di avere in gara più connazionali possibili. Non ci sarà l’exploit del 2016, quando quattro tenniste rumene raggiunsero i quarti di finale (Halep, Irina Camelia Begu, Sorana Cirstea, Patricia Maria Tig) ma il biglietto da visita di Simona Halep è forse il più importante.

Altra partita dominata nel primo set, e gestita ottimamente nel secondo con anche la firma d’autore su un game rimontato da 0-40 (sull’1-1). Il break decisivo sul 4-4 è stato, forse, il normale sviluppo degli eventi per una Pliskova che ha provato a fare qualcosa in più, ma contro una Halep così bisogna avere una giornata super. Adesso, ai quarti, Simona avrà l’altra Pliskova, Karolina, che ha lasciato anche lei 5 game alla sua avversaria, Sloane Stephens, travolta 6-2 6-3.

Risultati

[1] S. Halep b. [Q] Kr. Pliskova 6-1 6-4
[6] Ka. Pliskova b. [9] S. Stephens 6-2 6-3
[14] D. Kasatkina b. [3] G. Muguruza 6-2 4-6 6-3
[10] P. Kvitova b. A. Kontaveit 6-7(3) 6-3 6-3
[7] C. Garcia b. [11] J. Goerges 6-2 6-4
C. Suarez Navarro b. [Q] B. Pera 2-6 6-2 6-4
M. Sharapova b. K. Mladenovic 6-3 6-4
K. Bertens b. [2] C. Wozniacki 6-2 6-2

Diego Barbiani

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Diego Barbiani

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