J. Sousa b. F. Tiafoe 6-4 6-4
Se andate nella piazza principale di Guimaraes, dopo la classica visita al castello e al parco dei duchi di Braganza, troverete una scitta che è inutile spiegare: “Aqui nasceu o Portugal”. E quindi chi, se non un ragazzone di 29 anni nato a qualche centinaio di metri dalla scritta poteva rompere il sortilegio del torneo più importante di queste parti? Joao Sousa era già stato il primo tennista portoghese a vincere un torneo dell’ATP, ma era dovuto andare dall’altra parte del mondo, addirittura a Kuala Lampur per spezzare un sortilegio. Era il 2013 e l’uomo di Guimaraes dovette attendere altri due anni prima di concedere il bis. Quella volta fu vicino casa, a Valencia, sempre sul cemento. Sulla terra nel frattempo faceva finali a Bastad, a Ginevra, a Umago a Kitzbuhel ma niente, sul più bello si interrompeva. Nel torneo di casa, questo dell’Estoril a due passi da Lisbona e ancora meno da Cascais, le cose andavano malissimo. Dopo i quarti di finale del 2012 Sousa nel 2013 marca visita e come a volerlo punire nei quattro anni successivi non vince una partita. Perde contro Mayer e Almagro negli anni pari, e tutto sommato ci starebbe anche, contro Machado e Fratangelo in quelli dispari, e questo invece è inspiegabile. Nel 2018 la svolta. La vittoria contro Medveded, e poi tre successi al terzo: un 7-5 contro l’omonimo Pedro, il 6-0 a Edmund, il tiebreak contro Tsitsipas. Forse si era preparato ad un’altra lotta, perché dall’altra Tiafoe sembrava fare i famigerati “buchi per terra”. Qualche titubanza all’esordio ma poi due set a zero a chiunque, persino a Carreno Busta, al quale ha concesso appena cinque game.
Insomma le premesse erano così così, perché ci stava pure che fosse un po’ stanco il buon Joao. Invece quel bravo figliolo di Tiafoe non se la sentiva di fare il guastafeste. Cedeva il servizio quasi subito, lottava giusto per recuperare il break che restituiva subito e nel decimo game i due inscenavano il primo psicodramma. Lo statunitense andava 0-40 ma dopo una discesa a rete di Sousa smetteva praticamente di rispondere, come se a servire fosse Sampras. La palla non tornava più dall’altra parte e tra un pubblico in delirio Sousa andava avanti di un set.
Forse frastornato dal calore dei lusitani, come avrebbe detto Pizzul, Tiafoe perdeva il bandolo della matassa e prima di rendersi conto di cosa stesse succedendo si trovava sotto per 0-4. A questo punto era complicato riacchiappare la partita e Tiafoe non ci provava neanche tanto. Teneva finalmente un servizio e ma non disturbava quando si trovava a rispondere. Sousa saliva 5-1, regalava il settimo game e andava a servire per il match. Sostanzialmente il porotghese si brekkava praticamente da solo, evidentemente attanagliato dalla tensione. Fatto sta che non metteva praticamente una prima e in pochi minuti si trovava sul 5-4. A questo punto negli spalti si tremava, ma Sousa stavolta metteva solo prime e sostanzialmente Tiafoe faceva un po’ come nel decimo game del set precedente: mandava dall’altra parte palle qualsiasi sulle quali si avventava Sousa. L’ultima, un dritto incrociato dopo una risposta di pura opposizione di Tiafoe, chiudeva il match, con Sousa in lacrime sdraiato sulla terra rossa.
Partita, come forse si capisce, non particolarmente entusiasmante, giocata male da Tiafoe e sul filo dei nervi da Sousa. Naturalmente questo non può certo sminuirne l’importanza. Chissà, magari “Aqui nasce o tennis do Portugal”.
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