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Australian Open: Kerber porta a scuola Keys

[21] A. Kerber b. [17] M. Keys 6-1 6-2

Passato il grande spavento, Angelique Kerber è tornata la macchina da tennis perfetta di questo inizio di 2018. Una partita magistrale contro Madison Keys, fatta di profondità, attacchi e contrattacchi, quasi priva di errori. La tedesca e il suo tennis danno un fastidio tremendo al tentativo di pressing della statunitense, che veniva spesso portata all’errore perché consapevole di che tipologia di giocatrice avesse davanti.

Keys, che mette tanta potenza nel suo gioco, ha avuto lo stesso problema di Camila Giorgi a Sydney, proprio contro la tedesca: o andava a tutta, mirando alle righe, o quella palla tornava sempre. Impostare una partita di questo livello è un azzardo anche per una come lei, e allora che fare? Il più delle volte servirebbe una testa, un’attenzione e una precisione che vanno oltre il consentito. Di fatti, i confronti diretti contro le 4 migliori ribaditrici del circuito sono piuttosto pesanti: 3 vittorie e 19 sconfitte, 1-7 contro Kerber, 1-5 contro Simona Halep e Agnieszka Radwanska, 0-2 contro Caroline Wozniacki.

Oggi avrebbe dovuto forse snaturarsi, forse avere più pazienza, ma probabilmente nessuna delle sue armi avrebbe portato al successo. Kerber è stata perfetta, una macchina infallibile con il primo vero errore gratuito sul 5-1 0-30. Keys attaccava e Kerber rigiocava nei pressi della riga se decideva di scambiare ancora un po’, altrimenti prendeva comunque il gioco in mano e portava a casa il punto entro due colpi, con un vincente o facendo muovere talmente tanto l’avversaria che doveva giocare colpi senza i giusti appoggi, prendendosi molti rischi.

4-0 veloce, dove erano già chiare tutte le carte delle due giocatrici e il filo conduttore della partita. Keys cercava anche di accorciare gli scambi andando a rete, ma contro la miglior giocatrice in circolazione nel giocare passanti era una chiamata al suicidio (sportivo). Letale, da questo punto di vista, il game sul 4-1: 2 passanti, uno di dritto e uno di rovescio, entrambi chirurgici, su due attacchi comunque non male della statunitense. Poi, Kerber, per non lasciare nulla al caso si è pure esibita in qualche lob di grande fattura.

Non c’era nulla da fare: contro una giocatrice che fa del tennis una scienza perfetta, che sa attaccare e difendersi con attenzione, che sa tessere ragnatele e trovare costantemente profondità muovendo le avversarie, che varia il gioco molto più di quello che può sembrare, la sua partita è sembrata ricalcare tutte le precedenti situazioni in cui si sono affrontate, una lenta direzione verso la stretta di mano finale. L’unica volta in cui la batté fu sull’erba, nella finale di Eastbourne 2014 e chi era lì ancora ne parla come una Keys fenomenale contro una Kerber che comunque fece almeno una quarantina di vincenti per un numero complessivo che sfiorò la tripla cifra. Se questo è lo sforzo che deve costantemente mettere in campo, allora diventa veramente dura.

C’è stato un momento, un piccolo spiraglio di possibilità che la Kerber ha concesso: dal 3-0 al 3-2 nel secondo set. Madison però, avvertendo forse il bisogno estremo di tenere il turno successivo, ha giocato male i primi punti e questo ha aperto le porte ad un nuovo break, confermato con uno smash giocato dalla scritta “Melbourne” da una tedesca tornata in palla. Logica conclusione, a quel punto, il nuovo break che ha concluso il match in 50 minuti. Kerber è di nuovo in semifinale di uno Slam e da lunedì sarà sicura di ritrovare la top-10. Il tennis, invece, è probabilmente certo di aver ritrovato una delle migliori interpreti degli ultimi anni.

Diego Barbiani

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Diego Barbiani

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