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Kvitova, accuse choc in Repubblica Ceca: “Si è accoltellata”. Immediata la smentita

Verso le 10 di giovedì 15 novembre, ad un mese dal triste anniversario dell’agguanto a Petra Kvitova, la polizia ceca ha convocato una conferenza stampa per annunciare che dovrà sospendere le ricerche dell’aggressore della ex numero 2 del mondo. La mattina del 20 dicembre 2016 Kvitova si trovava nel suo appartamento a Prostejov, cittadina dove ha sede il centro tennistico nazionale della Repubblica Ceca, quando ha aperto la porta ad un uomo che si è finto un controllore del gas e contro cui ha dovuto difendersi a mani nude, pochi minuti più tardi, quando questo le stava puntando un coltello alla gola e l’ha ferita gravemente alla mano sinistra.

L’intervento, svolto quel pomeriggio stesso, ha permesso alla ceca di poter sperare di tornare a giocare, sogno realizzatosi poco meno di 4 mesi più tardi con i primi allenamenti ed un emozionante rientro in campo dopo 5 mesi, al Roland Garros. Nel frattempo, in Repubblica Ceca non si aveva alcuna novità sulle indagini nonostante le dozzine di segnalazioni e disponibilità di aiuti da parte dei cittadini. La polizia, nei mesi in cui la giocatrice faceva riabilitazione, ha chiesto aiuto a chiunque sapesse anche la minima informazione, garantendo un compenso economico a chi sarebbe stato in grado di catturarlo: il circolo tennis di Prostejov aveva garantito 100 mila corone ceche, divenute poi 500 mila grazie all’aggiunta di una persona che ha preferito rimanere anonima.

La situazione è talmente confusa che alcuni media hanno ipotizzando, come riporta il sito internet olomuc.idnes.cz, che fosse stata la stessa Kvitova a ferirsi con un coltello e a simulare tutto. Il criminologo Jan Lysicky ha subito voluto smentire questa assurda ipotesi: “È categoricamente impossibile che sia stata la stessa Kvitova a infliggersi quelle coltellate, abbiamo prove scientifiche per dimostrarlo e la testimonianza della stessa donna”. In tutto questo clima, tra mille voci e supposizioni, l’aggressore ha trovato terreno fertile per dileguarsi e non farsi più trovare.

Petra stessa aveva dettagliatamente fornito l’identikit dell’uomo, bianco sui 35 anni, alto 1.80, occhi marroni e capelli castani anch’essi corti. La pena, se fosse stato catturato, sarebbe stata dai 5 ai 12 anni di carcere, scenario che probabilmente non vedrà mai realizzatosi. Si è pensato ai moventi: un ladro “generico” (quel giorno furono rubati la miseria di 180 euro) che si è visto scoperto e ha provato a scagliarsi contro la testimone, un’aggressione premeditata verso la tennista da parte di qualcuno che la conosceva bene (o che comunque sapeva che alla data ora del dato giorno lei sarebbe stata in quella casa di Prostejov), o anche una sporca e oscura vicenda legata alle scommesse, o ancora la possibilità che sia tutto legato alle minacce di morte che la tennista ricevette dopo aver vinto il secondo titolo a Wimbledon, quando le fu incolpato di aver lasciato la Repubblica Ceca per andare a vivere a Monte Carlo.

Oggi, purtroppo, la decisione di posticipare le indagini, presumibilmente per dare priorità ad altre situazioni. I capi di accusa rimangono validi, ma da adesso in avanti pensare di poter catturare l’aggressore sarà una speranza sempre più flebile: “Abbiamo messo nella squadra di ricerche un team speciale che però, dopo quasi un anno, non è riuscito a trovare una pista valida e nonostante in più occasioni avessimo già spostato il limite per sospendere le indagini, ora dobbiamo per forza farlo”.

Redazione

La redazione di Ok Tennis è formata da rappresentanti di tutte le minoranze tennistiche esistenti al mondo. Inoltre, è conforme alla Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen emanata il 26 agosto 1789.

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