[5] V. Williams b. [8] C. Garcia 6-7(3) 6-2 6-3
La “nonna” del gruppo ha colpito ancora. Venus Williams (e lo ripeteremo per l’ennesima volta) a 37 anni suonati si è imposta partita fiume delle sue WTA Finals, le prime dal 2009, e dopo il 7-5 6-7 7-5 ai danni di Jelena Ostapenko è arrivato il 6-7(3) 6-2 6-3 ai danni di Caroline Garcia. Domani giocherà la terza finale della sua stagione, la prima al di fuori di uno Slam, per ritornare “Maestra” della WTA per la prima volta dal 2008. Le ha messe in riga (quasi) tutte, al di fuori soltanto di Karolina Pliskova che nella prima giornata le aveva rifilato un sonoro 6-2 6-2. Da lì in avanti, un po’ soffrendo, un po’ sgomitando, un po’ facendosi largo con la sua classe, la statunitense è tornata in finale e domani, vincendo, avrà la chance di tornare in top-3 per la prima volta da Wimbledon 2010.
Si è fermata proprio sul più bello, Caroline Garcia, che prima ha vinto un set d’apertura soltanto al tie-break, nonostante si fossa espressa con maggiore propositività lungo tutto il parziale e ha mancato alcune ghiotte chance tra cui il 15-40 sul 4-3 (bravissima Venus) e poi un passante comodissimo sullo 0-30 due game più tardi, che ha permesso alla lunga alla statunitense di trovare il pareggio sul 5-5. La partita in quella fase si stava facendo molto tesa, stavano aumentando gli errori, e l’inizio del tie-break confermava le sensazioni: 3 doppi falli nei primi 4 punti, una Williams che stentata tantissimo al servizio (ma è stato un leit motiv di quasi tutto l’incontro) e Garcia che sentiva quanto quel parziale potesse aiutarla. Il problema, semmai, è che pur vincendo quel tie-break la sua strada non era affatto in discesa. Ci ha messo del suo, mancando due palle break ad inizio del secondo set che le avrebbero forse garantito un po’ più di tranquillità, poi sullo 0-1 ha ceduto il servizio che ha completamente rimesso in partita Venus.
Abbastanza brutto, nel complesso, il secondo set della francese. Neppure la sua avversaria riusciva, ad esempio, a trovare continuità ed efficacia alla battuta, ma con intelligenza teneva a bada la rivale. Sul 5-2, poi, le strappava per la seconda volta il servizio e si aggiudicava il set. Il terzo set è stato, alla fine, il parziale migliore che ha giocato fin qui in tutto il torneo. Il servizio era salito, game dopo game, fino a diventare quasi inscalfibile. Era migliorata la mobilità, la sicurezza nei colpi, la qualità del dritto (quando fin lì aveva fatto vedere le cose migliori col rovescio, perlopiù incrociato) e in risposta cominciava a prendere sempre più vantaggio. 0-30 sul 2-1, 0-15 sul 3-2, addirittura 0-40 sul 4-3 grazie a tre splendide aperture di dritto incrociato verso l’angolo stretto. Preso il break nell’ottavo game, è poi scivolata indietro 0-40 ma si è salvata anche con un pizzico di fortuna, sulla prima e sulla terza palla break (soprattutto), e al primo match point ha chiuso la partita. Lei incredula, Garcia molto provata dall’emozione. Domani ci sarà però bisogno di tutto quello che ancora ha per superare Wozniacki.
[6] C. Wozniacki b. [3] Ka. Pliskova 7-6(9) 6-3
Pronta risposta di Caroline Wozniacki ai passi indietro registrati ieri contro Caroline Garcia. La danese ha vinto una partita spettacolare, soprattutto nel primo set, contro Karolina Pliskova, ad un certo punto impazzita di fronte ai tantissimi attacchi rigiocati dalla sua avversaria. 7-6(9) 6-3 il punteggio finale maturato in due ore di gioco che sono valsi l’ottava finale nel 2017 per la numero 6 del ranking, certa di scavalcare Elina Svitolina e rientrare in top-5, in attesa di scoprire cosa accadrà nell’altra semifinale tra Venus Williams e Caroline Garcia.
Gran parte della partita si è decisa nel primo set, dove la ceca ha avuto le maggiori occasioni ma non ha saputo sfruttare due break di vantaggio (prima avanti 4-2 e poi 5-3) e due set point sul 5-4, oltre a due situazioni di 15-40 nei primi game. Wozniacki ha giocato un set rischioso, perché oltre a trovarsi sempre in svantaggio è riuscita a portare la sfida al tie-break ma dal 6-1 in suo favore ha subito 6 punti consecutivi della numero 3 del mondo, ma ha avuto ragione lei, vincendo il gioco decisivo al ventesimo punto (11-9) e portandosi nella situazione ideale per chiudere la partita in due set: un parziale durato un’ora e ventidue, su cemento indoor, non solo è la riprova definitiva (ce n’era ancora bisogno?) che questa superficie è colla pura, ma è la chiave necessaria a stancare oltre il dovuto la ceca. Pliskova è finita più volte alle corde già nelle fasi decisive del primo set e come statura fisica andare a sfidare Wozniacki su quel territorio è un crimine punibile con un secondo parziale sulle gambe.
Ha destato qualche preoccupazione all’inizio vedere il suo polso destro fasciato per la prima volta da inizio settimana, eppure il braccio sembrava rispondere bene. Per tutto il primo set è stata sottoposta a scambi prolungati, continue accelerazioni che tornavano tutte indietro e doveva colpire, colpire, colpire nella speranza che arrivasse una soluzione utile per mettere fine a quello che più si andava avanti e più sembrava per lei un’agonia. Verso la fine del primo set, chiamando Rennae Stubbs in campo, la ceca si è pure sfogata dalla frustrazione. “Non essere così negativa” le diceva, “lei è ovunque, ovunque!” ripeteva Karolina, visibilmente frustrata da questo continuo muro a tinte scandinave che si era eretto. “Ti sorprende questo?”, Stubbs provava a scuoterla e per certi versi il capolavoro era quasi riuscito, perché in quella rimonta da 1-6 poi ci sono stati 3 set point di cui uno (sull’8-7) giocato col servizio a disposizione, ma ormai oltre alla fatica di oltre un’ora di lento stillicidio c’era anche poca lucidità, oltre a una Wozniacki che appariva al contrario freschissima.
Nel secondo set l’illusorio break di vantaggio ha fatto seguito a 3 game consecutivi di Wozniacki, che dal vantaggio di 3-1, nonostante un secondo turno di battuta ceduto, poteva cominciare a fare gara di testa. Stubbs vedeva la sua allieva con meno energia, le consigliava di approcciare più spesso la rete, Karolina replicava, sconfortata: “Sto giocando veramente bene, eppure mi sembra di non creare gioco, non fare vincenti”. Ne aveva già messi a segno 30, ma questa frase ha spiegato forse meglio di tante altre parole cosa vuol dire affrontare Caroline. Quella chiacchierata al cambio campo sembrava molto simile ad un time out disperato chiesto durante un incontro di box: la ceca era alla fine delle energie e due dritti successivi della danese sono stati i ganci che più di tutti l’hanno messa definitivamente al tappeto.
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