[2] S. Halep b. [9] J. Ostapenko 6-2 6-4
Quattro mesi dopo la giornata da incubo a Parigi, Simona Halep si è presa una straordinaria, gustosissima rivincita. Questo torneo di Pechino, ultimo Premier Mandatory della stagione WTA, è un continuo processo di riabilitazione per la rumena, che vedrà finalmente premiata la costanza strepitosa dei suoi ultimi anni di carriera salendo, da lunedì, al numero 1 del mondo WTA. Jelena Ostapenko, che proprio in quella finale del Roland Garros seppe recuperare da 4-6 0-3 e diverse chance dello 0-4 per diventare la prima lettone nella storia ad imporsi in una prova dello Slam, stavolta ha dovuto arrendersi alla rumena per 6-2 6-4.
È cambiato tanto dal match contro Alison Riske. Una settimana fa, non anni. 40 errori gratuiti in tre set, un pizzico di fortuna (e bravura) a rientrare dal primo parziale dove era indietro 1-3 e un terzo ottenuto dopo tanta sofferenza. Poi dalla partita contro Maria Sharapova è diventata la miglior versione della giocatrice abile a tutto campo tra coperture difensive e capacità di girare gli scambi. Esempio migliore nel game che ha spezzato il primo set, quando Ostapenko serviva indietro 2-4 e stava dando tutto quello che aveva per rimanere in scia. Sulla terza chance di 3-4, nonostante servisse una seconda palla di servizio, ha cominciato un lungo braccio di ferro dove ha cercato di aprirsi il campo a destra e a sinistra. Halep, pur dovendosi ogni tanto allungare, riusciva nell’intento di rigiocare la palla al di là della rete. Dopo i 20 colpi, Ostapenko ha forse fatto un errore tattico: rigiocare il dritto nello stesso punto dove aveva posizionato il precedente. Halep si è riposizionata molto velocemente ed ha spezzato lo scambio con un dritto in lungolinea vincente.
Non aveva torto, Anabel Medina Garrigues, quando nel cambio campo successivo e con la lettone indietro 2-5, le diceva di non smarrirsi perché il punteggio era piuttosto bugiardo. Fin lì aveva pesato soprattutto la fase iniziale, dove Ostapenko aveva subito dovuto fare i conti con un break di ritardo, ma già dall’1-2 era definitivamente entrata in partita. Ci si è messa anche un po’ di sfortuna pochi minuti dopo, quando ha avuto l’unica palla break della sua partita e stava dominando lo scambio ma il nastro, su un rovescio che poteva diventare vincente, ha deviato la palla in corridoio. Due momenti chiave, piuttosto diversi, hanno scavato un solco pesante e forse ingeneroso, ma il tennis è anche questo: frase banale, diabolica, ma quantomai reale.
Nel secondo set Ostapenko ha cercato di raccogliere un po’ tutte le energie, mentali soprattutto, che aveva e nei primi due turni di battuta si è pure comportata bene servendo meglio che in tutti gli altri 4. Sul 2-2, però, dal 30-15 non è riuscita a vincere altri punti e Halep ha messo la freccia. Tanti errori gratuiti, ma questo è abbastanza scontato visti i rischi che prende. A fare la differenza, più che in altre partite, è stata la difficoltà a gestire la seconda di servizio. Lo diciamo spesso: Jelena, se riuscirà a migliorare il rendimento con quel colpo (che non vuol dire servire a 180 all’ora sulle righe, ma avere più controllo e non affidarsi ad una lacrima) diventerà una delle migliori giocatrici in assoluto nei prossimi anni, lei che sembra già avere un atteggiamento, oltreché un gioco, di chi vuole arrivare. Non si vince uno Slam per caso, neppure se si parla di un Major senza le big: se si è numero 47 del mondo, ed appena all’ottavo Slam della carriera, ci sono comunque giocatrici ben più esperte e preparate a tutto quello che comportano le fasi finali.
C’è stata una fiammata d’orgoglio di Ostapenko, che è riuscita a servire più prime e ad aggredire subito la risposta dell’avversaria senza darle respiro, ma sul 3-4 Halep ha trovato un ace provvidenziale sul 40-30 per evitare ulteriori rischi. Nel game successivo, nonostante il rientro della numero 9 del seeding da 0-30 a 30-30, ha conquistato la chance di 5-4 e sulla palla break non ha dovuto neppure giocare, con un doppio fallo di tensione dell’avversaria. Nel game cruciale, infine, la chiusura a zero con tanto di dritto in allungo vincente sul match point. Comincia così il suo regno, il primo di una tennista rumena da quando è stato istituito il ranking WTA. Domani, cercherà anche la soddisfazione personale del secondo Premier Mandatory della stagione dopo Madrid, lì dove è nata la sua rincorsa dopo 4 mesi spesi a recuperare dall’infortunio al ginocchio patito nel finale del 2016.
C. Garcia b. [12] P. Kvitova 6-3 7-5
Caroline Garcia ce l’ha fatta: da lunedì prossimo sarà la prima tennista francese ad entrare in top-10 da Marion Bartoli, nell’estate del 2013. 4 anni e pochi mesi più tardi, c’è voluta una rincorsa incredibile, partita a fari spenta a Tokyo, dove era giunta ai quarti ed è stata sconfitta dall’allora numero 1 Garbine Muguruza. Da lì in avanti, però, solo vittorie: 10 consecutive tra Wuhan e Pechino, 2 finali consecutive e un possibile bis dopo il titolo di Wuhan che avrebbe del clamoroso. 1650 i punti ottenuti negli ultimi 20 giorni, contro i soli 10 di Johanna Konta, distante adesso soltanto 165 punti, un nulla.
Dopo le oltre tre ore e minuti per battere Elina Svitolina, è arrivato il successo ben più agevole contro Petra Kvitova. Un 6-3 7-5 che mostra, conferma, una volta di più il periodo d’oro che la francese sta attraversando, una grande costanza di risultati iniziata dalla fine di maggio e che nelle ultime settimane ha raggiunto la sua esplosione definitiva. Adesso, Singapore è un obiettivo reale. Già con un successo domani sarebbe la nuova numero 8 della Race, scavalcando la britannica di 185 lunghezze.
Partita impeccabile, con un solido vantaggio di 4-0 nel primo parziale gestito anche nel tentativo di rientro della ceca, arrestatosi sul 3-5 30-30. Un ace, il terzo del suo match, sul set point e primo set in ghiacco. Nel secondo c’è stato un tentativo di reazione della ceca, con un iniziale break di vantaggio, ma Garcia in questo momento è troppo ispirata, una giocatrice molto diversa da quella che eravamo abituati a vedere fino a qualche settimana fa. Con paziena ha trovato la parità e messo sempre sotto pressione una Kvitova con difficoltà continue al servizio (in doppia cifra coi doppi falli) e che sul 5-5 ha ceduto nuovamente la battuta proprio con un doppio errore sulla palla break. Al servizio per la finale più importante in carriera, Garcia non ha minimamente tremato e domani darà tutto per concludere nella maniera migliore le sue 3 settimane più incredibili della carriera.
Risultati:
C. Garcia b. [12] P. Kvitova 6-3 7-5
[2] S. Halep b. [9] J. Ostapenko 6-2 6-4
C'è anche Flavio Cobolli al Fan Village delle Nitto ATP Finals di Torino. Ventiduenne romano…
Finisce malissimo l'avventura alle WTA Finals di doppio per sara Errani e Jasmine Paolini, che…
Finale rocambolesco per il girone verde, che aveva visto ieri pomeriggio il forfait di Jessica…
Jannik Sinner da una parte, Carlos Alcaraz dall’altra. Questo il verdetto del sorteggio dei gironi…
Elena Rybakina è riuscita nell'unico vero compito rimastole: lasciare Riyad con buone sensazioni in vista…
Non riesce Jasmine Paolini a superare il gruppo viola alle WTA Finals, travolta contro Zheng…