C. Garcia b. A. Barty 6-7(3) 7-6(4) 6-2
Era dal 2013 che la Francia aspettava un nuovo momento di gloria nel tennis femminile. Quell’anno, a luglio, Marion Bartoli si imponeva nell’edizione di Wimbledon tra le più rocambolesche di sempre, battendo in finale una Sabine Lisicki tesissima che ad un certo punto è stata presa dal nervosismo e ha lasciato spazio alle lacrime. Il copione della finale di Wuhan è sembrato ripetersi, almeno nell’andamento emotivo e nel coinvolgimento che c’è stato tra Caroline Garcia e Ashleigh Barty.
L’australiana aveva portato a casa un gran primo set, scalfendo nelle fasi finali ogni certezza che la francese si era costruita fino al 5-4 e servizio. Per due volte Garcia ha servito per il set, per due volte è stata ripresa. Lo slice di rovescio era un’arma letale, soprattutto se giocato senza dare troppo angolo. In un momento così importante, le difficoltà della transalpina tra errori e poche prime ha contribuito ad un tie-break quasi dominato dalla neo numero 23 del mondo. Più solida, più pronta, più precisa. L’onda lunga della fine del set ha contaminato anche i primi game della frazione successiva. Garcia era come un animale ferito, che cercava di rifarsi andando però fuori giri non riuscendo a placare una furia agonistica derivata dalla consapevolezza che quel parziale doveva essere suo perché stava interpretando fin lì lo stesso tennis aggressivo e preciso che le aveva consentito lungo tutta la settimana di mettere in riga ogni avversaria compresa una grande regolarista come Angelique Kerber, l’unica tra l’altro a strapparle un set.
Prima il dialogo con il padre-coach, poi i primi segnali di tensione dell’australiana. Il break recuperato apriva un momento molto instabile dell’incontro. Barty fin lì stava pennellando tennis, ma dal 3-3 in poi il suo braccio si è fatto più insicuro e rigido, le prime sono venute a mancare, il rovescio era spesso coperto e senza precisione, non riusciva più a girare come voleva di dritto. Ha avuto 3 volte un break di vantaggio, ma al servizio era diventata estremamente vulnerabile vincendo pochissimi punti. Garcia, pur a corrente alternata, rientrava sempre e nel tie-break, faticando, riusciva a completare l’opera. A quel punto bastava raccogliere i frutti di quanto seminato e una Barty quasi al tappeto ha subito altri due ganci sull’1-1 e sul 2-4 che hanno messo la parola fine alla partita.
È il trofeo più importante della carriera comunque giovane di Garcia, che sale tantissimo nella Race e si porta ad un solo punto di distanza dal duo Kristina Mladenovic-Svetlana Kuznetsova, in nona e decima posizione. La rincorsa a Singapore è ancora molto complicata perché avrebbe bisogno di un successo a Pechino (o almeno una finale escludendo un exploit di Konta e poi fare tanti punti nelle settimane successive) e dopo una settimana così bisogna capire come reagirà la mente. Intanto, però, è tornato il sorriso dopo una stagione che non aveva ancora avuto grandi acuti ma da fine maggio aveva completamente svoltato rispetto ai primi 5 opachi mesi del 2017.
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